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Quesito
Caro Padre Angelo,
Le scrissi tempo fa per porle un quesito inerente ai comandamenti…La sua risposta fu molto chiara ed esauriente, quindi mi permetto di rivolgermi nuovamente a Lei per sottoporle un altro interrogativo che mi è sovvenuto in questi giorni… Leggendo alcune delle sue risposte nella rubrica, mi sono imbattuto nella massima – mi pare coniata da S. Agostino – "Dio sa ricavare il Bene perfino dal Male"… Ora, riflettendo su questa frase così incisiva, sono arrivato a pensare come molti dei comportamenti che noi poniamo in essere, nella vita di tutti i giorni, possano apparire – o meglio sono – giusti o sbagliati a seconda dell’intenzione con cui vengono posti in essere: una cosa è quindi il comportamento in se, l’atto, che può essere anche neutro, cioè né giusto né sbagliato, se considerato in sé e per sé…Ma che può divenire opera di bene o, al contrario, occasione di peccato, se compiuto con intenzione rispettivamente buona o negativa…. Mi domandavo quindi: posta questa distinzione fondamentale, la massima che ho ricordato in apertura, ci permette di continuare a compiere determinate azioni, se il fine che le sorregge si trasforma da negativo a positivo, facendo salvo – quasi ratificando vorrei dire – ciò che – magari anche solo materialmente – è già stato compiuto, seppure con un iniziale intento non conforme alla Misericordia Divina? Provo a proporre un esempio magari non molto "spirituale" ma forse in grado di chiarire meglio la mia domanda: supponiamo che una persona decida di costruire un edificio con l’intento di utilizzarlo come centro per sfruttare il lavoro minorile…. Quando l’ edificio è quasi terminato, costui si ravvede, si pente sinceramente e decide di destinare l’edificio – ideato con un’ intento negativo – per accogliere i senza tetto… Ora: è vero, l’edifico è sorto con un’ intenzione peccaminosa, ma in seguito l’intento è divenuto positivo, addirittura caritatevole… Avrebbe quindi senso distruggere l’edificio quasi terminato – frutto di un iniziale peccato – e costruirne uno nuovo – frutto dell’intento misericordioso? Io credo di no, sarebbe anzi dannoso… Converrebbe portare a termine quello già iniziato, risparmiando tempo e spese… E trovo questa risposta proprio nella massima di S. Agostino: in questo caso, Dio non è forse stato in grado di ricavare il Bene da ciò che inizialmente era male? Addirittura, mi pare di poter trarre come conseguenza che pure ciò che materialmente è frutto di un’ intenzione negativa possa essere mantenuto intatto ed asservito all’intenzione positiva…Proprio perché un conto è l’intenzione, un conto è il risultato del nostro agire. Dio non permette che nulla vada perduto o distrutto, se può concorrere, grazie alla nostra conversione, al bene nostro e quindi anche al Proprio…. Come scrisse Lei al termine del suo intervento sulla questione, forse sta qui l’ottimismo dei Cristiani, che grazie al perdono divino non sono costretti ogni volta ad affliggersi e a ricominciare tutto da capo,tornando indietro, ma sono esortati a proseguire, sorretti dalla Conversione, guardando sempre avanti… E mi vengono in mente anche le parole di Gesù: "Io faccio nuove tutte le cose"… Lette nell’ottica della Misericordia divina, tutto acquista una nuova Luce, una nuova utilità, una nuova propensione al Bene.
Spero di essere stato successivamente chiaro, La ringrazio per la cortese disponibilità e La ricordo nelle mie preghiere.
Michele
Risposta del sacerdote
Caro Michele,
1. quello che hai scritto è nella logica di sant’Agostino, ma è anche nella logica cristiana secondo quanto ha detto San Paolo: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28).
Sant’Agostino alle parole “tutto concorre al bene” glossa così: “anche i peccati”.
2. Tuttavia se questo vale per il bene comune della Chiesa, non sempre vale per il singolo.
Faccio un esempio.
Il protestantesimo con i suoi errori ha costretto la Chiesa a purificarsi e a ribattere gli errori con una straordinaria profondità e incisività di dottrina, come si evince dai decreti del Concilio di Trento.
Questo Concilio è una pietra miliare nella storia della Chiesa.
Per sempre e fino alla fine del mondo, non ci si potrà non confrontare con questa dottrina, che una volta fissata e garantita con l’assistenza dello Spirito Santo rimane vera per sempre (quod semel verum, sempre verum: ciò che è fissato o riconosciuto per vero una volta, lo è per sempre).
3. Tuttavia non sempre il male compiuto giova al perfezionamento o al ravvedimento di coloro che l’hanno compiuto.
In alcuni casi, e Dio voglia che sia davvero pochi, giova (!) alla perdizione eterna di chi l’ha compiuto.
4. Io ho scritto: “e Dio voglia che sia davvero pochi”.
Ma chi ne sa più di me e più di tutti, e cioè Nostro Signore, ha detto: “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno»” (Lc 13,23-24).
Molti non sono pochi!
E Santa Teresa d’Avila: “Questa visione (dell’inferno) mi procurò anche una grandissima pena al pensiero delle molte anime che si dannano (specialmente quelle dei luterani che per il battesimo erano già membri della Chiesa)” (Vita, cap, 32,1).
5. Dunque, il male prima o poi viene sempre piegato a servire un bene più grande, ma questo bene potrebbe non coincidere con il bene del soggetto.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore ti benedico.
Padre Angelo