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Quesito
Caro Padre,
mi sono trovato di fronte ad un articolo in cui vengono riportati due testi a proposito della contraccezione.
Il primo testo è dei Vescovi Italiani: "questa evangelica benignità si manifesti specialmente nei confronti di quei coniugi le cui mancanze non derivano da un rifiuto egoistico della fecondità, bensì piuttosto dalla difficoltà a volte molto seria in cui si trovano, di conciliare le esigenze della paternità responsabile con quelle di un amore reciproco, che è amore pienamente umano, vale a dire nello stesso tempo sensibile e spirituale (Humanae vitae, n.9). In tal caso, infatti, il loro comportamento, pur non essendo conforme alla norma cristiana, non è certo valutabile nella sua gravità come quando provenisse unicamente da motivi viziati dall’egoismo e dall’edonismo".
Il secondo è dei Vescovi francesi: "La contraccezione non può mai essere un bene. È sempre un disordine; ma questo disordine non sempre è colpevole. Capita infatti che degli sposi si considerino di fronte a veri conflitti di doveri. (…).
A questo riguardo, richiamiamo semplicemente l’insegnamento costante della morale: quando si è nell’alternativa di doveri per cui, qualunque sia la decisione presa, non si può evitare un male, la saggezza tradizionale prevede di ricercare davanti a Dio quale dovere sia, nel caso maggiore. Gli sposi si determineranno in base a una riflessione comune, condotta con tutta la cura che richiede la grandezza della loro vocazione coniugale”.
La saluto con affetto.
Che Gesù e Maria la custodiscano.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. i due testi che mi hai presentato vanno intesi bene.
I vescovi italiani parlano di evangelica benignità rivolgendosi ai sacerdoti.
Questa benignità non consiste nel dire che in qualche caso ciò che è male possa essere un bene, ma che i sacerdoti in confessionale tengano presente le motivazioni per cui alcuni coniugi fanno contraccezione.
Tener presente significa che devono tenere nella dovuta considerazione la situazione personale dei coniugi e dare l’assoluzione pur prevedendo che per vari motivi la loro condotta non cambierà di molto.
2. Con tale insegnamento i Vescovi italiani invitavano i coniugi a fare quanto diceva Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae:
“Non intendiamo affatto nascondere le difficoltà talvolta gravi inerenti alla vita dei coniugi cristiani: per essi, come per ognuno, ‘è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita’ (Mt 7,14; Eb 12,11). Ma la speranza di questa vita deve illuminare il loro cammino, mentre coraggiosamente si sforzano di vivere con saggezza, giustizia e pietà nel tempo presente, sapendo che la figura di questo mondo passa (1 Cor 7,31).
Affrontino quindi gli sposi i necessari sforzi, sorretti dalla fede e dalla speranza che non delude; perché l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori con lo Spirito Santo, che ci è stato dato (Rm 5,5); implorino con perseverante preghiera l’aiuto divino, attingano soprattutto nell’Eucaristia alla sorgente della grazia e della carità.
E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
3. Tuttavia l’autore dell’articolo di cui mi hai riportato quel passo non ha riportato il proseguo dei vescovi italiani: “Sarebbe tuttavia un serio errore educativo, se con il loro atteggiamento di comprensione, i sacerdoti finissero per favorire nei coniugi una condotta mediocre o facili accomodamenti: in questo, come in ogni altro settore della vita morale, nessun cristiano può sottrarsi all’impegno di un perseverante e responsabile sforzo per adempiere mediante l’aiuto della grazia la volontà di Dio” (II).
4. Per quanto riguarda il documento dei Vescovi francesi devo dire due cose.
La prima: i vescovi affermano che “la contraccezione non può mai essere un bene. È sempre un disordine; ma questo disordine non sempre è colpevole”.
Questo è vero.
Per compiere un peccato grave è necessario che insieme alla materia grave (e qui c’è materia grave, come riconoscono i vescovi francesi) vi sia anche la piena avvertenza della mente e il deliberato consenso dlela volontà.
Se due coniugi pensano erroneamente e in buona fede che la contraccezione coniugale sia lecita commettono un’azione che oggettivamente (e cioè dal punto di vista della materia) è grave, ma soggettivamente è meno grave.
5. La seconda cosa che desidero dire è la seguente: sì, nel conflitto di valori i coniugi cercheranno davanti a Dio le strade da percorrere.
Scrivendo: “davanti a Dio” i vescovi francesi hanno sottinteso che non possono procedere a loro arbitrio perché devono procedere secondo la volontà di Dio.
E in questo vale quanto ha affermato in maniera autorevole il Concilio Vaticano II: “I coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella legge interpreta alla luce del vangelo” (Gaudium et spes 50).
E “quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).
6. Come vedi, i vescovi francesi non hanno detto di procedere a proprio arbitrio.
Inoltre per comprendere il modo in cui si sono espressi è necessario circostanziare il documento: e cioè bisogna ricordare la virulenza con cui i mezzi di comunicazione sociale avevano attaccato l’insegnamento di Paolo VI e il clima pesante che si era creato in quell’estate del 1968.
I vescovi francesi, come del resto anche altri episcopati, hanno cercato nel loro linguaggio di attutire l’asprezza e di non opporsi in maniera frontale.
Ma il linguaggio usato, se ben compreso, è corretto.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo