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Quesito

Caro Padre Angelo Bellon,
sono un suo affezionato lettore e già diverse volte le ho scritto per dubbi teologici o pastorali.
Vorrei porle questa domanda: è vero che c’è una maggiore propensione nelle donne a credere in Dio rispetto agli uomini?
1) Le dico questo sulla base della semplice esperienza: girando diverse chiese vedo sempre più donne che uomini a comporre l’assemblea, addirittura nelle messe feriali a volte sono l’unico uomo (oltre al sacerdote ovviamente); oppure nelle famiglie, sono spesso le donne che tramandano la fede a figli e a nipoti.
2) E poi confrontandomi con la Sacra Scrittura: le donne non abbandonano Gesù sotto la croce; le donne sono le prime a incontrare il Risorto; e tra tutte le creature Colei che ha avuto, se così si può dire, un trattamento di riguardo (immacolata concezione, dormitio, assunzione, incoronazione a Regina dell’Universo) è ancora una donna: cioè, il prototipo della  creatura e del credente perfetto è proprio Maria che è appunto donna.
3) La spiegazione che provo a darmi si muove su un dato prevalentemente antropologico: la donna è per sua natura colei che accoglie e, per quanto la società moderna voglia snaturare la sua essenza, i suoi tratti caratteriali prevalenti sono la dolcezza, l’umiltà, la compassione (intesa come stare con chi soffre e anche, più in generale, come istinto materno di saper accogliere l’altro). In questa apertura all’altro, al prossimo, è più facile che nella donna ci possa essere un’apertura a Dio.
Nell’uomo, invece, che è solo apparentemente il “sesso forte”, predomina anche fisicamente l’aspetto del conquistare, cacciare, prendere, penetrare. E’ una ricerca, che quando c’è, parte da un ego disposto più a inglobare piuttosto che accogliere. Per questo, forse, è più difficile aprirsi al Mistero. Per aprirsi a Dio , come dice l’Apostolo, serve riconoscere che si è forti quando si è deboli. Capire questo apparente paradosso è forse più facile per una donna che per un uomo.
Da qui la maggiore difficoltà per gli uomini a credere in Dio.
Che ne pensa di questo mio ragionamento?
Sono ansioso di ricevere una sua risposta-delucidazione.
La ringrazio inoltre ancora per le sue precedenti risposte e in generale per il bel servizio che fa rispondendo a noi fedeli.  Le chiedo inoltre di pregare per me, per la mia famiglia. Preghiamo anche noi per lei e i suoi confratelli!
Buon proseguimento d’Estate!
Francesco


Risposta del sacerdote

aro Francesco,
1. certamente da un punto di vista statistico dobbiamo riconoscere che le donne probabilmente sono più inclini alla religione.
Maggiore è il numero delle donne che frequentano quotidianamente la Messa, maggiore è il numero delle donne che si consacrano a Dio nella vita religiosa.
Sebbene oggi, per quanto riguarda le vocazioni, almeno nel nostro mondo occidentale, dobbiamo dire che sono più numerosi i maschi che entrano in seminario che le giovani in convento. Ma questo meriterebbe un discorso a parte.

2. Posti questi dati, ci si può domandare legittimamente se la donna sia più incline alla religione.
Mi pare di poter dire di sì.
È stato osservato che l’oggetto degli interessi femminili è un essere vivo e concreto, al di fuori del soggetto, un essere che la donna possa fare felice e che la renda felice. Insomma un essere che la donna possa amare nel senso più vero della parola, al quale dedicare tutta se stessa e dal quale possa essere riamata.
La stessa struttura biologica femminile evidenzia la tendenza di accoglienza.
Mentre il maschio sente più marcatamente l’esigenza di un’attività esterna, in cui plasmare i propri progetti e sviluppare la propria personalità. Per questo è più incline ad agire, a farsi una posizione, un nome, una reputazione.

3. Un documento della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ha tratteggiato così il genio della donna: “La donna è fatta particolarmente per tutto ciò che ha relazione con la vita, per agire secondo rapporti personali…
Costruttrici della vita, le donne conoscono le condizioni che da esse esige, e che in esse si sviluppa, questa lenta germinazione delle persone secondo la natura e secondo la grazia.
Esse manifestano una grande capacità di amare ciò che deve venire, e di vivere questa speranza attraverso gli indugi, i contrattempi, le prove. Affinché gli uomini abbiano la vita, tutta la vita per mezzo della grazia, perché l’abbiano in abbondanza, e cioè nella pienezza del Vangelo, dei Sacramenti e della Chiesa, le donne sono capaci di darsi senza calcolo.
La loro donazione è spesso più intuitiva di quella degli uomini, e capace di cogliere meglio le aspirazioni e le angosce, anche inespresse dell’umanità: di sentire quali risposte è opportuno darvi. Questa intuizione sbocca spontaneamente in iniziative concrete. L’uomo è un essere di idee e la donna è un essere di azione, senza d’altra parte forzare questa antitesi.
Nella sua azione, la donna esercita più facilmente dell’uomo una continuità e una fedeltà alla vita come essa si presenta. La sua fede nella vita sostiene la sua fede nella Grazia e le dà le lunghe pazienze necessarie alle opere di educazione naturale e soprannaturale.
Santuario in cui germina ogni persona vivente, la donna ha, della persona individuale e delle sue proprie caratteristiche, un senso più acuto e un rispetto più profondo. Ella discerne meglio i caratteri.
E più facilmente che altri, è incline a far fiorire i germi di bene che ogni anima in ricerca racchiude.
Nel lavoro multiforme dell’evangelizzazione ella dimostra una capacità particolare di stringere contatti, in una delicata simpatia, per radicare progressivamente e vitalmente le convinzioni della fede, per costruire in cento modi la famiglia dei figli di Dio.
Infine, di fronte alle esigenze, così varie e talvolta così sorprendenti, della vita reale della società e della Chiesa, le donne rivelano, come dimostra l’esperienza, una grande capacità di adattazione personale, che permette loro, anche in situazioni difficili, di assicurare la sopravvivenza, e spesso il progresso, della evangelizzazione” (La funzione della donna nell’evangelizzazione, 19.11.1975, Cfr. EV, V, 1555 – 1559).

4. Giovanni Paolo II, rifacendosi alle pagine della Genesi dove viene annunciata la Redenzione “Porrò inimicizia tra te e la donna”, parla di una specie di alleanza della donna con Dio: “Porrò inimicizia tra te e la donna”.
Dice testualmente il Papa: “Noi qui rileviamo con gioia che il termine «donna», usato in forma generica dal testo della Genesi, spinge ad associare alla Vergine di Nazaret e al suo compito nell’opera della salvezza specialmente le donne, chiamate, secondo il disegno divino, ad impegnarsi nella lotta contro lo spirito del male” (25.1.1996).
Come vedi, il Papa parla addirittura di un disegno divino.

5. E prosegue: “Le donne che, come Eva, potrebbero cedere alla seduzione di satana, dalla solidarietà con Maria ricevono una forza superiore per combattere il nemico, diventando le prime alleate di Dio sulla via della salvezza”.
C’è dunque una grazia che tocca le donne in particolare.
Non mi meraviglio che sia così.
Ricevendo il dono della maternità, ricevono contemporaneamente tutto ciò che è loro necessario per adempiere a questo compito che indubbiamente le impegna verso i figli con maggiore dedizione che il padre.

6. Dice ancora Giovanni Paolo II: “Questa alleanza misteriosa di Dio con la donna si manifesta in forme molteplici anche ai nostri giorni: nell’assiduità delle donne alla preghiera personale e al culto liturgico, nel servizio della catechesi e nella testimonianza della carità, nelle numerose vocazioni femminili alla vita consacrata, nell’educazione religiosa in famiglia…”

7. Tornando ancora alle parole di Dio “Porrò inimicizia tra te e la donna” il Papa osserva che la parola donna nell’oracolo del Protovangelo, “suggerendo un’estensione universale del vocabolo «donna», entro e oltre i confini visibili della Chiesa, mostra che la vocazione unica di Maria è inseparabile dalla vocazione dell’umanità e, in particolare, da quella di ogni donna, che s’illumina alla missione di Maria, proclamata prima alleata di Dio contro satana e il male”.

8. Come vedi, il tuo pensiero è grosso modo nella linea del pensiero del Magistero della Chiesa.

Mentre ti ringrazio vivamente per preghiera che tu e la tua famiglia fate per me e per i miei confratelli, assicuro ben volentieri la mia preghiera per tutti voi.
Vi auguro buone cose e vi benedico.
Padre Angelo