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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi chiamo William e mi chiedevo quali possono essere le mortificazioni per un cristiano.
La ringrazio anticipatamente.
Risposta del sacerdote
Caro William,
1. tre sono le strade percorribili per la mortificazione: la preghiera, il digiuno e l’elemosina.
Intanto desidero ricordare la preziosità della mortificazione. Secondo san Tommaso è la molla della devozione, del fervore.
E non è difficile comprenderne il motivo: quando si fa qualche cosa per il Signore, subito il Signore ripaga. E ripaga come sa ripagare Lui!
2. Adesso vengo alle tre strade:
Anzitutto la preghiera.
Di per sé la preghiera non dovrebbe essere intesa come penitenza, perché non c’è niente di più piacevole. È come se si dicesse che per penitenza dobbiamo respirare.
Tuttavia diventa mortificazione per due motivi. Il primo perché si impiega un determinato tempo a stare in unione col Signore piuttosto che in altri passatempi, pur leciti.
In secondo luogo perché possiamo pregare in espiazione dei peccati nostri o dei peccati altrui. A questo scopo alcune persone recitano i Salmi penitenziali, altre il santi Rosario, altre la Via crucis…
Terzo: perché pregando è come se ci lasciassimo mettere dei freni in ordine al peccato. Questo pensiero viene dalla sacra Scrittura, da Isaia 48,9 Infrenabo te laude mea, ne intereas che è stato tradotto anche così: con la mia lode (o per mezzo della preghiera) ti metterò un freno perché tu non perisca…
3. Sul digiuno il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “assicura i tempi di ascesi e di penitenza, che ci preparano alle feste liturgiche e a farci acquisire il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore”(CCC 2043).
È giusto ricordare che il primo digiuno, quello più gradito a Dio è quello dal peccato, non solo mortale, ma anche veniale.
Sul digiuno Gesù ha detto: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno” (Mc 2,19-20).
Il digiuno allora ha anche quest’altro significato: di affrettare i tempi della venuta del Signore.
Per questo i giusti nell’Antico Testamento digiunavano, come comprendiamo bene anche dal comportamento di Anna al momento della presentazione di Gesù al tempio: “C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.” (Lc 2,36-37).
Ed è per questo che il catechismo della Chiesa Cattolica dice che ci si prepara alle feste col digiuno perché il Signore venga nella nostra vita e venga anche nella vita del nostro prossimo.
4. Sull’elemosina mi limito a ricordare che essendo un atto di carità cancella tanti peccati: “come l’acqua spegne il fuoco, così l’elemosina espia i peccati” (Sir 3,29).
Nell’Antico Testamento l’elemosina era considerata meritoria di tante grazie: “Chi fa la carità al povero, fa un prestito al Signore” (Pr 19,17); “per chi da al povero non c’è indigenza” (Pr 28,27).
Nel Nuovo Testamento Cornelio riferisce a Pietro quanto ha sentito da un uomo in splendida veste: “Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio” (At 10,31).
5. Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica “fare l’elemosina è una delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio (Tb 4,5-11; Sir 17,17)” (CCC 2447).
Una forma particolare di elemosina è la sopportazione paziente e mite di alcune situazioni o persone moleste.
Ti auguro una Buona Pasqua, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo