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Quesito

Salve
mi permetto di disturbarla per chiedere un chiarimento che riguarda la reincarnazione.
Nel vangelo (Matteo 16,13-20) Gesù chiede ai discepoli quale sia l’opinione della gente su di lui e gli apostoli rispondono che c’e’ confusione tra chi dice che lui sia Elia o Giovanni o un altro profeta.
Mi pare che da questa risposta si possa facilmente evincere che gli ebrei di allora credessero che, almeno i profeti, potessero ritornare sulla terra sotto un’altra forma e questo fatto viene confermato da Gesù stesso quando parla di Giovanni Battista dicendo che non lo avevano riconosciuto ed in realtà era Elia. (matteo 17,11-12)
Quindi è possibile che prima di Cristo esistesse la reincarnazione? E’ stata la venuta di Gesù a cambiare qualcosa? Perchè ora la chiesa nega questa possibilità? Avere un’altra occasione di rivivere e porre rimedio ai propri errori a me sembra davvero magnanimo, un dono così misericordioso che solo un Dio immensamente buono può dare!!
Grazie per la sua risposta e scusi la confusione!
Daniele


Risposta del sacerdote

Caro Daniele,
1. nulla nella Sacra Scrittura lascia pensare ad un ritorno nella vita presente, sia pure per purificarsi.
Non lo lascia pensare l’Antico Testamento nel quale si leggono espressioni che fanno comprendere che non vi è possibilità di redenzione in una nuova esistenza: “Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti, dove stai per andare” (Qo 9,10);
“Lotta sino alla morte per la verità, il Signore Dio combatterà per te” (Sir,28);
“Nulla ti impedisca di soddisfare un voto al tempo giusto, non aspettare fino alla morte per sdebitarti”( Sir 18,22).

2. Non lo lascia pensare il Nuovo Testamento dove Gesù fin dal suo primo grande discorso mette una netta contrapposizione tra la situazione che si vive di qua e quella che si vive di là: “Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete” (Lc 6,21-22).
E poi: “Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete” (Lc 6,24-25).
Nella parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro Abramo dice: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi” (Lc 12,25-26).

3. Gesù ripete spesso la necessità di essere pronti perché dopo la morte non vi sarà la possibilità di mutare situazione: “Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire» e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli” (Lc 16,43-46);
“Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»” (Mc 13,35-37).

4. Gesù stesso per la sua opera di evangelizzazione dice: “Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire” (Gv 9,4), dove il giorno indica la vita presente e la notte la morte.

5. Lo stesso convincimento si ritrova negli Apostoli: “Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede” (Gal 6,7-10);
“Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male” (2 Cor 5,10).
“Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita” (Ap 2,10).
E: “E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono»” (Ap 14,13).

6. I Santi Padri, che sono gli antichi autori cristiani e pertanto i più vicini anche temporalmente alla Divina Rivelazione, attestano chiaramente la stessa fede.
Ad esempio colui che viene definito Pseudo Clemente dice: “Mentre siamo ancora in questo mondo, facciamo di vero cuore penitenza dei peccati commessi nella carne, affinché siamo salvati dal Signore, mentre abbiamo il tempo di far penitenza. Dopo che infatti saremo usciti dal mondo, non potremo più né confessarci, né far penitenza” (2 Rm 8,2).
S. Cipriano: “Quando ci distaccheremo da qui, non c’è più posto per la penitenza, più nessun frutto di soddisfazione. Qui si perde o si guadagna la vita, qui si provvede alla salvezza eterna con il culto di Dio e il frutto della fede” (Ad Demetriadem, 25).
S. Ilario di Poitiers: “Morendo perdiamo l’uso della libertà. Allora, secondo il merito della volontà passata, la legge già determinata di riposo o di pena, accoglie la volontà di coloro che muoiono. In quel tempo la volontà non sarà più libera, ma necessaria, come afferma il profeta quando dice: «In quei giorni io non avrò volontà« (Qo 12,1)” (In Psalm., 51,53).
S. Gregorio Nazianzeno: “Per i morti nell’inferno, non c’è né confessione, né correzione dei costumi. Dio ha infatti stabilito per quaggiù la vita e le opere, per l’al di là invece il giudizio delle azioni compiute” (Oratio, 16,7).
S. Giovanni Crisostomo: “Prego e scongiuro e abbracciando le vostre ginocchia vi supplico, che, fin tanto che dura questa fugace esistenza, ci pentiamo, ci convertiamo e diveniamo migliori, per non doverci poi inutilmente lamentare come quel ricco (Lc 16,24) quando saremo morti; allora il pianto non ci gioverà a nulla” (In I Cor Hom., 42,3).

7. La possibilità di tornare nella vita presente è stata sostenuta da Origene, il quale dava a questa nuova possibilità il nome di apocatastasi, che significa letteralmente "ritorno allo stato originario", "reintegrazione”.
Questo pensiero derivava dalla filosofia di Platone, autore pagano del quarto secolo avanti Cristo, secondo il quale le anime si sarebbero reincarnate finché non fossero giunte alla perfetta purificazione.
Ma questa tesi non è mai entrata nella cultura giudaica né in quella cristiana, secondo le quali il corpo è costitutivo della persona umana e non un luogo di purificazione.
L’apocatastasi, chiamata con il nome di metempsicosi o reincarnazione, è caratteristica della filosofia buddista e delle filosofie orientali.
Sant’Agostino cataloga questo pensiero di Origene tra le eresie e dice: “Quale cristiano cattolico, dotto o indotto, non inorridisce con veemenza a ciò che Origene dice sulla purificazione del mali?” (De haeresibus, 43).

8. Venendo adesso alle citazioni bibliche che hai riportato va detto che quella di Mt 16,14 non asserisce la realtà della reincarnazione, ma riporta la mentalità popolare oppure che lo spirito di alcuni profeti fosse entrato in Gesù.
Il caso di Elia ugualmente non c’entra perché si pensava che questo profeta non fosse morto e che sarebbe tornato per la venuta del Messia.
Gesù dirà che Elia è venuto con Giovanni Battista, ma evidentemente usando una metafora: “Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui” (Mt 9,13)

9. Sull’unicità della vita presente la Sacra Scrittura è ben chiara: “E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio” (Eb 9,27).
È strano che nessun sostenitore della reincarnazione si prenda briga di confutare questa affermazione.
Pertanto in nessun modo ci si può appellare alla Sacra Scrittura per sostenere questa teoria.

10. Le cose diventano tragiche quando di fronte alla malattia di un bambino i sostenitori della reincarnazione sono costretti a dire che il bambino sta espiando colpe commesse nella vita precedente. Questo è inaccettabile.
Aveva ragione Sant’Agostino a dire su queste o simili espressioni: “Chi non inorridisce con veemenza?”.

11. Scrivi: “Avere un’altra occasione di rivivere e porre rimedio ai propri errori a me sembra davvero magnanimo, un dono così misericordioso che solo un Dio immensamente buono può dare!!”.
Sei proprio certo che sia un atto di misericordia? Si potrebbe compiere tranquillamente ogni delinquenza, ogni sopruso, tanto vi sarebbe sempre un esame di riparazione. E perché solo un esame?
Perché non potrebbero essere infiniti?
Nostro Signore invece ci ha ricordato la grandezza e la preziosità della vita presente, che richiede ascesi e vigilanza: “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete». Allora comincerete a dire: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Ma egli vi dichiarerà: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!». Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori” (Lc 13,23-28).

12. Desidero ricordare ancora che la prospettiva della reincarnazione esclude che vi sia l’inferno. Infatti ci si reincarnerebbe fino a quando non si è del tutto purificati. E questo è palesemente contrario alla sacra Scrittura.

Ti ricordo al Signore  ti benedico.
Padre Angelo