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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho da chiederle chiarimenti in merito alla questione dell’anima.
L’altro giorno ho avuto un’ "interessante" diatriba con un mio compagno di scuola (ateo di fatto perché vive in una famiglia sostanzialmente "atea", ma per fortuna una persona che utilizza veramente la ragione) sull’aborto. Per la verità, sono riuscito a convincerlo (almeno parzialmente) della presenza "scientifica" di una vita sin dall’attimo del concepimento. Tuttavia, quando ho ampliato il discorso dalla scienza alla fede, egli mi ha posto dinnanzi al solito pensiero materialistico sulla questione dell’anima (che o la nega, o la assimila al corpo, oppure sostiene che finirà con il corpo) ed io, pur rimanendo convintissimo dell’esistenza della prima, della sua origine divina e della sua immortalità, non ho saputo proporre risposte adeguate, dal punto di vista della fede.
Mi potrebbe elencare quali sono i punti principali della dottrina cattolica dell’anima (a partire da cosa si intende, in senso pratico, per essa)?
In particolare, mi chiarirebbe il rapporto tra anima, corpo ed intelletto (visto lo scontro tra le neuroscienze e la fede), se vuole, anche da un punto di vista scientifico?
Grazie.
Enrico
Risposta del sacerdote
Caro Enrico,
1. non solo il tuo amico doveva ammettere che fin dall’istante del concepimento ci troviamo di fronte ad un essere vivo, ma anche che si tratta di un essere vivo che appartiene alla specie umana.
Il dna è quello umano.
Ciò che comincia a germogliare nel grembo di una donna non è un’erbetta o un animale, ma un essere umano.
Questo è così vero che tu puoi dire: quello ero io al momento dell’inizio della mia esistenza.
Nel dna c’erano già tutti i tratti essenziali di quello che saresti diventato sotto il profilo biologico.
2. Mi dici che quando sei passato dalla scienza alla fede e avete parlato dell’anima…
Quando si parla dell’anima non si passa alla fede, ma si rimane ancora nell’ambito della ragione.
Questo tuo amico non può assimilare l’anima al corpo perché c’è una differenza tra un corpo umano vivo e un corpo umano morto. Il primo è animato, e cioè è mosso da un’anima (principio vitale), il secondo invece è disanimato, senz’anima, è un cadavere.
Quando Aristotele scrive il De anima non era mosso dalla fede. Era infatti un pensatore pagano, vissuto nel quarto secolo avanti Cristo. Egli stesso constatava la differenza tra un essere vivo e un essere morto e diceva che nell’esser vivo c’è il principio vitale, l’anima, che invece non è più presente nel cadavere.
3. Noi conosciamo la natura dell’anima umana dal suo dinamismo.
Se quest’anima assolvesse solo a finalità vegetative, diremmo che ci si trova si fronte ad un vegetale.
Ma la persona umana, pur esplicando funzioni vegetative, non si esaurisce in esse, non è un vegetale.
Esplica infatti anche funzioni sensitive e per questo diciamo che è anche un’anima sensitiva, come quella degli animali.
4. Ma l’anima umana va al di là dei puri sensi come avviene per gli animali, perché esplica attività spirituali, come sono quelle del pensare, del progettare, del trascendere il tempo, della stessa capacità di esprimere e progettare valori spirituali come la pace, la concordia, la solidarietà, il concetto di bene comune, di diritto, di dovere, di giustizia, di sussidiarietà, ecc…
La stessa capacità di formulare i pensieri attraverso suoni variamente combinati e comunicati ad altri manifesta chiaramente la trascendenza dell’uomo sulla materia.
5. Sì, l’uomo è un essere materiale. Ma non esaurisce tutta la sua vita nella materia perché è capace di trascenderla e di fatto la trascende.
L’uomo è vincolato alla materia e ai suoi meccanismi.
E tuttavia, a differenza degli animali, in parte ne è svincolato a motivo della libertà, che è il segno più alto della trascendenza e della spiritualità dell’uomo.
6. Certo un bambino nel grembo della madre non è ancora capace di pensare, come del resto non è ancora capace di tante altre attività anche materiali. Un bambino di un anno non può fare l’orafo o il giornalista.
Ma è un essere umano?
Indubbiamente sì.
Allora bisogna distinguere tra ciò che si è in atto primo e ciò che si è in atto secondo.
La persona umana è un essere intelligente. Lo è sempre, anche quando non pensa, anche quando è in coma o ha perso i sensi.
In questo caso è un essere intelligente sempre, ma in atto primo.
È invece un essere intelligente in atto secondo chi attualmente pensa.
Un bambino dentro il grembo della madre o appena nato è un essere intelligente in atto primo.
7. Pertanto è chiaro (senza toccare la fede) che la persona umana è un essere composto di corpo e di anima razionale, che è quanto dire spirituale e immortale.
Ed è anche chiaro che le facoltà spirituali, come quelle del pensiero, non coincidono con la materia, ma sono facoltà che ineriscono direttamente nell’anima spirituale.
8. In conclusione: l’uomo è un essere composto di materia e di spirito.
Nella sua parte materiale è dotato di sensi esterni (i cinque sensi) e di sensi interni (quelli presenti nel cervello). Si tratta di sensi che sono comuni anche agli animali.
Ma l’uomo sovrabbonda su di essi per altre facoltà come l’intelletto (capacità di pensare ed elaborare concetti) e la volontà, la cui massima caratteristica è la volontà.
Queste due facoltà (intelletto e volontà) ineriscono direttamente nell’anima spirituale, e rimangono in essa anche dopo la scioglimento dell’unione dell’anima e del corpo che avviene con la morte.
Tutto questo ragionamento, come vedi, si fa senza scomodare la Divina Rivelazione e cioè la fede. Ogni uomo lo può capire con le forze della ragione.
Aristotele, per fare solo un esempio, lo sottoscriverebbe in pieno.
Ti ringrazio per la paziente attesa alla mia risposta.
Ti auguro ogni bene per il tuo futuro, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo