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Quesito
Caro padre Angelo,
la ringrazio per i suoi consigli riguardo alla confessione generale, mi sono sottoposta al parere del mio confessore e lui si è trovato d’accordo, così ho gettato tutto il mio passato nella Sua misericordia. Quella di preparazione a questo incontro è stata tutta una settimana intensissima, in cui Lui mi ha fatto fare esperienza della Sua paternità. Mi sento profondamente risanata e in pace.
Volevo dirle che in questi anni sto attingendo molte grazie dalla confessione frequente, sono grata al Signore per questo dono del Suo amore, è segno che Lui non ci chiede di censurare nulla della nostra umanità, neppure il nostro peccato, ci incontra proprio nel punto di maggiore umiliazione della nostra condizione umana. Spesso sento dire che tanta gente ha paura di confessarsi e si fa vincere dalla vergogna, mi si stringe il cuore, perché anch’io ci sono passata e so quanto si può star male per questo! Vorrei dire a queste persone: non abbiate paura! Gesù ha dato la Sua vita per ciascuno di noi e non vede l’ora di riabbracciarci. Vuole che Gli presentiamo tutti i nostri mali per guarirci. Lui poi non si fa vincere in generosità!
Sta parlando una che ha attraversato la disperazione, sa cos’è la vergogna. Andavo dal sacerdote e dicevo con lealtà: per favore mi aiuti lei, c’è un peccato che non riesco a dire perché mi vergogno tanto… allora venivo trattata con dolcezza e aiutata a confessare tutto. Un sacerdote mi ha detto che vergognarsi del male è segno che si considera il male come male, che la propria coscienza non si è riusciti a ingannarla sino in fondo.
Non è che ora di colpo non mi vergogno più o non soffra più per i miei peccati, anzi più Lui mi fa conoscere il Suo amore più provo dolore e desiderio di non offenderLo più. Esistono un’infinità di trattati per confessarsi bene e sono utili, anch’io ne faccio uso, ma alla fine penso che l’essenziale sia capire che si tratta di un incontro con Lui, il vero problema è cercare ogni giorno di vivere un rapporto di familiarità, di amicizia con Gesù, nella concretezza dell’appartenenza alla Chiesa (io sono educata in questo nell’appartenenza a un movimento ecclesiale). Anche leggere la vita dei santi mi aiuta molto a crescere nella conoscenza di Gesù e nell’amore a Lui (Santa Faustina, Santa Teresina, San Francesco…). Se Gesù è una presenza viva nella propria vita, il più caro degli amici, davanti a Lui altroché se hai dolore dei tuoi peccati! Altroché se desideri cambiare! Non vedi l’ora di chiederGli perdono e di buttarti tra le Sue braccia! Riconoscersi peccatori davanti a Lui è un dolore che si trasforma in gioia. In questi anni mi sono scoperta amata da Dio, accettata come sono soprattutto grazie alla Confessione frequente. Scoprirsi amati dà una forza sorprendente nell’affrontare la vita, anche nel resistere alle tentazioni. Nessuna esperienza è più liberante! Certo tutto per me si è semplificato da quando ho trovato un confessore di fiducia. L’avevo cercato tanto, ed ho pregato per trovarlo, intanto andavo dal primo che capitava ed ho avuto anche brutte esperienze, certi sacerdoti non comprendevano la mia necessità di confessarmi spesso. Ma in questi anni ho scoperto che esistono tanti sacerdoti in gamba. Ora vado da uno che conosce già la mia situazione e in molti sensi è più facile. Bastano poche parole perché mi capisca, sono sicura che non verrò fraintesa e questo impedisce gli scrupoli della coscienza, d’altro canto, con lui non posso barare e le assicuro che può essere umiliante anche confessare sempre gli stessi peccati. Lui si accorge se sto progredendo e mi da penitenze anche pedagogicamente adatte a ciò che sto vivendo. Io cerco di essere concreta nell’accusa, durante la settimana talvolta fisso in un foglio le cadute più importanti per non dimenticarle e i propositi di lotta, ogni volta cerco di precisare meglio uno o due peccati in particolare evitando di essere generica: ad esempio, invece che dire: sono pigra, dico: ho trascurato questo dovere, ho tralasciato di dire le preghiere per questo motivo… e anche essere precisi costa fatica, ma credo che sia il modo migliore per consentire alla Sua misericordia di rinnovarmi. Non bisogna poi dimenticarsi che l’opera più grande la fa Lui e aver fiducia. Lui opera veramente i miracoli più inaspettati, anche il piangere gli stessi peccati è già l’inizio dell’amore, Gesù si serve anche delle nostre lacrime, del nostro essere lì a cercarLo con cuore sincero, suscita in noi l’umiltà, ci libera dalla nostra pretesa di autosufficienza, e dalla presunzione di pensare che in fondo ce la possiamo cavare anche senza di Lui. Vivere secondo la dignità in cui siamo stati creati non è appena sentirsi a posto perché non si ruba o non si è mai ucciso nessuno. Anche il non essere caduti in certi peccati è grazia.“Senza di Me non potete far niente”, quant’è vero questo! Sperimento in me ogni giorno le conseguenze del peccato originale, il mio amor proprio è sempre pronto a risorgere anche al fondo delle migliori intenzioni. Alla Sua luce il senso del peccato si fa più acuto ma pieno di pace: “tutto posso in Colui che mi da forza”. Quando riconosco di essere niente, di dipendere da Lui in tutto, finalmente mi arrendo a Lui e Lui può operare in me. Ogni volta che mi confesso Gesù mi fa accedere a una più grande conoscenza di me e di Lui.
Scusi se mi sono dilungata, ma avevo bisogno di raccontarle ciò che il Signore mi stà donando.
Non sempre ovviamente sono in questa situazione di gioia e di chiarezza, tante volte attraverso anche l’aridità: cerco di restare fedele alla preghiera, ai Sacramenti, alla vita della comunità, a tutto ciò che mi garantisce di vivere il rapporto con Lui. Nella prova si vede a cosa si tiene, e credo che la fede per diventare matura deve attraversare la prova.
Le chiedo: cosa mi può aiutare in questa condizione a perseverare, a rimanere fedele, senza cedere al formalismo nella preghiera, all’abitudine nell’accostarsi ai Sacramenti, come riconoscere l’opera di Dio e tenere duro sicura che tornerà a splendere il sole? Mi può dare qualche suggerimento? Tante volte mi accosto ai Sacramenti senza provare nessun coinvolgimento sensibile, vivo in una sorta di apatia spirituale (non so se ci cado per mia colpa e comunque non riesco a uscirne) che ottenebra la percezione delle cose e rende ogni decisione più difficile, soprattutto nel rapporto con Lui. In questo stato è più difficile per me vedere la luce e goderne, accorgermi di tutto ciò che Lui fa per me. Non solo, a volte cado persino in uno stato di freddezza, quasi di disgusto verso tutto ciò che riguarda Lui, verso tutto ciò che cerca di farmi scendere nella profondità della mia umanità, in uno stato che mi rende difficile anche la preparazione, il raccoglimento per accostarmi ai Sacramenti e mi pare quasi di essere sacrilega. Il rischio più grande in questo stato è di sciupare le Sue grazie o di allontanarmi da Lui, di cedere alle tentazioni che mi bombardano. Il mio confessore mi incoraggia a non mollare i Sacramenti, a confessarmi ugualmente senza preoccuparmi del mio stato emotivo, dei miei sentimenti, non è da lì che si misura l’amore e questo per me è confortante. Quando vado ai Sacramenti riconosco di aver bisogno di Lui, e mi metto veramente nelle Sue mani, vado a Lui così come sono, umiliata dalla mia miseria, incapace di fare qualunque passo se non un atto di abbandono in Lui e la preghiera di completare Lui ciò che dovesse mancare nelle mie disposizioni. A volte quando devo confessarmi quasi non riesco neppure a giudicare se son pentita, so solo che voglio stare con Lui, e il pentimento lo provo dopo essermi confessata, sgorga dal perdono ricevuto, dopo aver riscoperto il Suo amore. Qualche volta, ma non sempre, dopo la Confessione mi trovo risanata anche da questo stato interiore, o comunque rinfrancata nella speranza. A volte tutti i segni della Sua presenza mi rimangono nascosti, brancolo nel buio e certe tentazioni mi suggeriscono di lasciar perdere, che è tutto vano, che sono ipocrita verso Dio, che devo smettere di fingere un amore per Lui che non ho… sprofondo in una tale confusione che per me diventa difficile a volte distinguere la tentazione dal mio consenso, ed è solo nel dialogo col mio confessore che recupero la chiarezza e la pace. A volte lui mi ha parlato di “opzione fondamentale”, può spiegarmi meglio questo concetto?
Le chiedo ancora scusa per averle fatto perdere tempo per leggere la mia lunghissima lettera. Preghi per me!
Laura
Risposta del sacerdote
Cara Laura,
non aggiungo commenti alla tua mail, già abbastanza lunga, ma bella.
Vengo subito a rispondere alle domande:
1. Le aridità che sperimenti anche nella celebrazione dei sacramenti possono provenire da vari fattori:
– mancanza di preparazione
– stanchezza, affaticamento
– rilassatezza nella vita cristiana, soprattutto nella vita morale
– tentazioni del maligno
– permissioni di Dio, il quale sembra nascosto, ma non lo è, e permette lo stato di aridità perché lo cerchiamo con nuovo fervore. Questo nuovo fervore lo si accende attraverso mortificazioni o sacrifici fatti per il Signore. San Tommaso d’Aquino dice che la mortificazione è la molla della devozione.
San Bernardo dice che in quest’ultimo caso lo Sposo non se ne è andato, ma si è solo nascosto perché ravviviamo da parte nostra tanti atti di amore.
– Il Signore talvolta permette queste aridità per purificarci o anche perché cooperiamo con lui nella redenzione del mondo. Santa Teresina leggeva in quest’ottica le proprie aridità e non se ne lamentava. Si era offerta tutta al Signore.
2. Per opzione fondamentale s’intende il riesprimere la volontà ferma di seguire il Signore e di essere piuttosto disposti a morire che andare contro la sua volontà.
Ti ringrazio per la tua bella testimonianza, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo