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Quesito

Caro padre,
leggendo un libro per la scuola e guardando film e serie televisive, mi sono accorto di come nella nostra società, ormai, sia considerato Amore con la A maiuscola anche il sentimento che si crea in un rapporto omosessuale. A parte il fatto che ogni uomo dovrebbe amare ogni suo prossimo come se stesso, questo amore di coppia tra persone  dello  stesso sesso, che non è solo passione ma magari il desiderio di volere creare una famiglia, l’essere disposti a tutto per l’altro, sembra quasi genuino: è vero amore (ubi caritas Deus ibi est), è l’amor mundi di S. Agostino, è un’illusione del peccato,… Che cosa ne pensa la Chiesa? 
E sempre su questo argomento: che cosa dice la Chiesa del sacerdozio degli omosessuali?
Anche se non so se la mia citazione di Agostino sia giusta e attinente, la ringrazio del suo costante impegno per diffondere l’insegnamento della Chiesa.
Michele


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. quando si parla di omosessualità bisogna sempre distinguere tra inclinazione e pratica sessuale o genitale.
L’inclinazione è un disordine di natura, ma non è una colpa.
La pratica invece secondo la sacra Scrittura e la dottrina cattolica costituisce una colpa grave, anzi una colpa che grida verso il cielo.

2. Quest’ultima espressione può suonare offensiva per alcuni che si battono perché l’unione omosessuale possa essere considerata una famiglia.
Ma non è chi non veda come la pratica omosessuale sia una palese perversione della santità dell’atto coniugale che Dio ha voluto come una chiamata a procreare insieme con Lui una nuova vita.
Alla donazione totale e vicendevole dei coniugi, a quell’immolazione vicendevole per la quale si mettono a servizio di una nuova vita Dio assicura la sua presenza e il suo sostegno: al concepimento attuato dai coniugi, Dio accompagna l’infusione dell’anima spirituale e immortale.

3. Ho parlato di palese perversione del disegno divino.
Il punto è qui: alcuni dicono no, questo è un discorso omofobo. Gli omosessuali hanno il diritto di usare la loro genitalità come vogliono, alla pari delle coppie eterosessuali!
Se non che va osservato che la struttura degli organi genitali è fatta proprio per la procreazione, che l’atto ha una sua intrinseca durata intimamente legata alla capacità di compiere il gesto procreativo, e che dopo aver espletato la sua intrinseca finalità, questo gesto viene meno da se stesso.
Non si può perdurare nell’unione sessuale quanto si vuole: ad un certo momento, lo si voglia o meno, la natura dice basta.
Non sono necessari chissà quali ragionamenti per capire questo. Ma oggi talvolta si è così accecati che non si vedono che le cose più ovvie.

4. Tu osservi: ma una coppia omosessuale non può vivere l’amore vero nella sua purezza?
Potrei dire: se vivessero nella castità, sì, potrebbero esprimersi una vera donazione e dedizione vicendevole.
Ma nel momento in cui coinvolgono la genitalità, subentra un uso possessivo, libidinoso e pervertito del corpo altrui.
Non c’è nessun mettersi in gioco come avviene nel gesto compiuto da una coppia di coniugi.
Non c’è niente di quel perdurare per tutta la vita nell’immolazione di sé come avviene nella generazione, nella crescita e nella formazione dei figli.
Nell’ambito coniugale quel gesto consacra e stabilisce gli sposi nell’immolazione permanente.
Li consacra nel perdersi non solo per l’altro, ma nel perdersi per gli altri, e cioè per i figli e per i figli dei figli.
E così tutta la loro vita, fino al termine naturale dei suoi giorni, viene coinvolta in questo donarsi e in questo perdersi nella maniera più pura, come avviene anche nell’amore e nella dedizione dei nonni per i nipoti.
Nella coppia omosessuale quale immolazione c’è?  Quale perdersi per tutta la vita, quale attenzione, quale perdersi che varca le generazioni e congiunge nonni e nipoti, nonni e pronipoti?
Senza scomodare Dio, anche queste sono cose constatabili da tutti!

5. Senza dire che la legge civile non può limitarsi a recepire i gusti delle persone. Essa assolve di fatto ad un ruolo di guida del comportamento.
La società non può stare neutrale di fronte alle rivendicazioni di alcuni omosessuali.
Per uno Stato non è la stessa cosa avere coppie omosessuali e coppie eterosessuali.
Le coppie eterosessuali garantiscono la sopravvivenza della società, sono un bene immenso per la società sotto tutti gli aspetti.
Le coppie omosessuali invece non garantiscono niente, e, diciamolo chiaramente, sono fonte di frustrazione.
Per quanto si voglia far passare questa diversità come una normalità, di fatto le coppie omosessuali hanno davanti a sé un vicolo cieco e sono senza futuro.

6. Ti dico un’altra cosa: molti parlano dell’omosessualità solo alla luce delle rivendicazioni di alcuni omosessuali e delle loro dimostrazioni carnevalesche.
Io sono prete, e cioè sacerdote e pertanto anche confessore. Talvolta mi capita di venire a contatto con persone omosessuali. Se si sapesse il vissuto di sofferenza che si portano dietro queste persone! Un amore che non fruttifica, un uso della genitalità e del corpo altrui che non da soddisfazione, che fa sentire vuoti e profanati…
Mi è capitato di sentire coppie omosessuali (soprattutto donne) che sono così disgustate di quell’esercizio della genitalità che vorrebbero impegnarsi a vivere insieme, ma castamente. Con effusioni affettive, ma non genitali. E tuttavia,  per loro stessa ammissione, dicono che le cadute sono frequenti e sempre disgustose.

7. Mi chiedi infine che cosa dice la Chiesa del sacerdozio degli omosessuali.
Penso che tu conosca l’attuale normativa. Chi pratica l’omosessualità e chi condivide la cultura gay viene escluso dal percorso vocazionale.
Per chi invece ne abbia solo l’inclinazione, la Chiesa rimane guardinga. Vuole che i futuri sacerdoti siano saldamente casti. Diversamente ne verrebbero  fuori disastri, come purtroppo succede. Con quale spirito i ragazzi si avvicineranno al sacerdote e si confideranno con lui se su questo punto non lo trovano limpido, casto?

8. C’è da osservare più in profondità un’altra cosa: gli omosessuali che diventano sacerdoti non rinunciano a niente e talvolta per qualcuno questo diventa l’unico sbocco per realizzare la propria vita.
Gli eterosessuali invece rinunciano alla moglie, rinunciano alla famiglia.
Questa rinuncia iniziale, che sta alla base della loro vocazione, li mette in uno stato di immolazione simile a quello delle coppie nel giorno del loro nozze.
Questa immolazione la ribadiscono e la scelgono come stile di vita come dedizione alle anime. Sanno che non è possibile guadagnare anime a Cristo se non per la via della croce e dell’immolazione quotidiana e permanente in tutti i sensi.
Queste riflessioni sono incomprensibili ai seminaristi e ai sacerdoti omosessuali, e non di rado apertamente le disprezzano… con i risultati che si vedono e per i quali non si finisce di vergognarsi.

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo