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Quesito

Carissimo Padre,
Le voglio gentilmente rivolgere una domanda a proposito della confessione; premetto che sono un catechista da molti anni ed ho sempre insegnato che senza la confessione non si può fare la comunione (ovviamente parliamo dei peccati mortali), quindi bisogna essere in grazia di Dio; bene, il nostro parroco durante una riunione di catechisti ci ha letto alcuni passi del “rito della comunione fuori alla messa” ed ha affermato, prendendo spunto dal suddetto rito, che sarebbe possibile ricevere l’eucarestia anche con peccati mortali purché ci si ripromette di confessarsi in un tempo subito successivo (esempio: subito dopo la fine della messa); ovviamente ci ha anche detto che al popolo non è conveniente catechizzare in tal senso perché ci sarebbero dei facili abusi e la gente finirebbe per fare la comunione e non confessarsi più. Pertanto Le chiedo se questa visione è corretta o se non si può assolutamente fare la comunione senza essersi confessati prima. Grazie per la gentilezza e per la risposta che mi vorrà dare.
Un saluto fraterno in Cristo.
Domenico


Risposta del sacerdote

Caro Domenico,
1. per ricevere fruttuosamente la Comunione, e cioè per crescere ed essere trasformati in Cristo, è necessario che il fedele sia in grazia. Se infatti spiritualmente è morto, il nutrimento non gli serve a nulla, anzi profana il Sacramento commettendo ingiuria nei riguardi di Cristo e falsità nei confronti della Chiesa.

2. Partiamo dalla sacra Scrittura.
S. Paolo dice: “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno pertanto esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e un buon numero sono morti” (1 Cor 11,27-30).

3. Ricordiamo anche che cosa sia la S. Comunione.
Come si evince dalla parola stessa, si tratta di comunione, di fusione dei propri sentimenti e della propria volontà con quelli di Cristo.
“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” (Gv 14,21); “Se uno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14,23).
La S. Comunione perché sia vera presuppone una comunione invisibile col Signore, la comunione mediante la grazia.

4. Col peccato grave Dio viene cacciato via dalla propria vita.
Allora: dopo un’offesa così grave, andare davanti al Signore come se niente fosse successo, senza neanche chiedergli perdono, è un insulto ancora maggiore.
Per questo fare la S. Comunione in peccato mortale è un sacrilegio.
E comprendiamo come mai San Paolo abbia usato parole così forti: “sarà reo del corpo e del sangue del Signore” (1 Cor 11,27). È un peccato di lesa maestà, che viene punito con la morte. Di qui le sue altre parole: “. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e un buon numero sono morti”.
Nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia Giovanni Paolo II scrive: “San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: «Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi»” (n. 36).

5. In questa linea il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda quanto si è sempre creduto e fatto nella Chiesa: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione» (CCC 1385).
Continua Giovanni Paolo II: “Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale»” (Ecclesia de Eucharistia 36).

6. Questa dunque è la norma.
Ed è una norma immutabile perché è di diritto divino.

7. Vi sono però dei casi in cui non fare la S. Comunione o non celebrare la S. Messa possono costituire un peccato ancor più grave, perché si genera scandalo nella gente. Supponiamo il caso di un parroco che debba celebrare la Messa e sia privo della grazia di Dio.
Se non ha la possibilità di confessarsi e deve celebrare una Messa d’orario, sapendo che la grazia di Dio ci può raggiungere prima del sacramento se si è veramente pentiti e si ha il proposito di confessarsi al più presto, può celebrare la Messa e fare la S. Comunione.
Il prete non può presentarsi davanti alla gente radunata in Chiesa per la Messa domenicale e dire: scusate, non posso celebrare la Messa perché sono in peccato grave. Il male che farebbe in una moltitudine di persone sarebbe ancora più grave.
Per questo il can. 916 prevede: “Colui che è consapevole di essere in peccato grave, non celebri la Messa né comunichi al corpo e al sangue del Signore senza premettere la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l’opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi che è tenuto a porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima”.
I teologi moralisti del passato stabilivano che il quanto prima va inteso entro tre giorni.

8. Non posso escludere a priori che anche a un fedele capiti di avere una ragione grave che lo costringa a fare la S. Comunione e gli manchi sul momento la possibilità di confessarsi.
È ben raro di per sé il caso che un fedele debba far la Comunione per evitare un peccato più grave.
Comunque è ugualmente necessario premettere un atto di contrizione perfetta ed emettere il proposito di confessarsi al più presto. Questo “al più presto” dovrebbe essere quantificabile anche qui entro i tre giorni.
Dire semplicemente, come ha detto il tuo parroco, che ci si può confessare dopo la Messa fa capire che il fedele non si trova ordinariamente nell’impossibilità di confessarsi. E allora il suo caso non rientra nel disposto del can. 916.

9. In conclusione, c’è già tanta leggerezza in materia. Molti si accostano alla Comunione senza essere confessati da anni
Non è in questa maniera che si rinnova la Chiesa.
Anzi, questo è tutto il contrario del rinnovamento.

Cerchiamo di essere seri col Signore e ricevere questo Sacramento che per antonomasia viene definito il “Santissimo” con le disposizioni più sante.

Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo