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Quesito
Gentile Padre Angelo Bellon,
Vorrei fare una domanda: nel caso di gravidanza extrauterina che mette in pericolo la vita della madre avendo la certezza che il bambino non potrà assolutamente sopravvivere è lecito ricorrere all’aborto?
La Chiesa in questo specifico caso lo autorizza? Conosco un caso di una persona che si è trovata in questa situazione e non voleva abortire perchè cattolica fervente ma il cappellano dell’ospedale, chiamato in causa, l’ha rassicurata dicendo che in questo caso l’aborto era permesso dalla Chiesa.
Secondo i medici l’ovulo, o forse per meglio dire l’embrione, aveva danneggiato una delle tube al punto che si è stati costretti ad asportarla, e si presentava un principio di peritonite che per fortuna sembra ora essere sotto controllo.
In questo caso l’aborto è lecito per tutelare la salute della mamma?
Il feto abortito e soppresso poi come può essere considerato? E’ già un essere umano? Se lo è l’aborto non rimane comunque un omicidio secondo la Chiesa anche se la situazione era oggettivamente grave?
Quanto ha detto il Cappellano è corretto dal punto di vista morale?
Vorrei delle spiegazioni esaurienti perchè sono alquanto confuso.
Grazie
Pasquale
Risposta del sacerdote
Caro Pasquale,
1. l’aborto diretto, cioè voluto intenzionalmente e procurato, non è mai lecito.
L’embrione fin dal primo istante del concepimento è persona umana e ha diritto di essere rispettato come tutte le altre persone.
Quando si usa la parola embrione è la stessa cosa che dire bambino.
2. Nel caso che tu hai descritto l’azione però non è stata abortiva, anche se ne è seguito un aborto.
Di fatto l’azione aveva di mira l’asportazione di un’ovaia e questo intervento era urgente e doveroso.
Questa ovaia sarebbe stata asportata anche se non vi fosse stato lì il bambino.
3. Pertanto l’intervento attuato si configura come quello di un aborto indiretto, e cioè concomitante ad un’azione di suo buona e doverosa.
Pio XII ha detto: “Di proposito abbiamo sempre usato l’espressione “attentato diretto” alla vita di una persona innocente, “uccisione diretta”, perché se, per esempio, la conservazione della vita della futura madre, indipendentemente dall’essere incinta, richiedesse con urgenza un’operazione chirurgica o un’altra terapia che avrebbe, come conseguenza secondaria, in nessun modo voluta o perseguita, ma inevitabile, la morte del feto, un tale atto non potrebbe più essere qualificato come un attentato diretto ad una vita innocente. In queste condizioni, l’operazione può essere lecita, come sarebbero leciti interventi medici similari, purché si tratti di un bene di elevato valore, quale la vita, e che non sia possibile rimandare l’operazione a dopo la nascita del bambino, né far ricorso ad altro rimedio efficace” (26.XI.1951).
4. Di conseguenza il cappellano non si è sbagliato, anche se il tuo modo di esprimerti non è preciso perché hai chiesto se “in questo caso l’aborto sia permesso dalla Chiesa”.
L’espressione fa capire che si tratti di un aborto diretto che in qualche caso sia permesso, mentre l’aborto diretto non è lecito in nessun caso e la Chiesa non può permettere alcuna uccisione diretta di una persona umana.
5. Il caso che mi hai descritto invece si configura come un aborto indiretto, un aborto subìto, non voluto, e concomitante ad un’azione lecita, doverosa e urgente.
6. Comprendo il dispiacere della mamma. Si tratta della perdita di un bambino, al quale lei certamente era già affezionata con tutto il cuore.
Ma sotto il profilo morale non ha alcuna responsabilità né i medici hanno agito malamente. Hanno attuato quello che aveva previsto e insegnato Pio XII.
7. Infine, per la precisione, l’aborto diretto non è mai lecito neanche per tutelare la salute della mamma. Perché la vita del bambino è di pari valore che quello della madre.
Ma, come ti ho detto, l’interveto attuato dai medici non è stato un intervento di aborto terapeutico, e cioè l’uccisione del bambino per salvare la madre.
Si è trattato invece di un intervento fatto sulla madre, che ha avuto la conseguenza dell’aborto.
Ma perché sia del tutto chiaro ripeto ancora una volta che non si è trattato di un aborto diretto o procurato, ma indiretto.
Nella speranza di aver chiarito l’abbondante casistica che mi hai proposito, ti saluto, ti benedico e ti ricordo al Signore.
Padre Angelo