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Quesito
caro padre Angelo,
le scrivo per ascoltarla circa la mia situazione sessuale. Sono sposata e ho usato per tanti anni la pillola contraccettiva ignorando il grave peccato contro i disegni Divini per me, quindi dopo gravi sensi di colpa e la confessione ho buttato la pillola e mi sono decisa per i metodi naturali che consideravo assolutamente inefficaci, ma che al contrario ho scoperto eccezionali e precisi.
Tuttavia il guaio è che mio marito non vuole sospendere i rapporti nel periodo di fertilità (gli chiedo una sospensione di 7 giorni) e anzi in questo periodo mi chiede cose che mai prima mi chiedeva e che mi creano turbamento e nausea.
Non mi dica che ci devo parlarci perchè gliel’ho detto e fatto capire in tutti i modi che non mi vanno certe pratiche e che deve rispettare le mie posizioni.
Mi creda diventa matto in quel periodo in cui vorrei che non mi cercasse. Per me è una lotta assurda. Ho parlato con il mio prete e mi confesso spesso perchè non voglio ricevere il corpo di Cristo se anche io ho colpa di qualcosa in questo e il mio prete mi ha detto che se in me non c’è l’intenzione di compiere il male io non sono in peccato. Tuttavia mi rimane sempre il dubbio perciò chiedo il suo importante parere se posso ricevere l’eucarestia.
Le chiedo anche una preghiera affinchè mio marito raggiunga una purezza importante per la sua e forse anche mia salvezza.
G.
Risposta del sacerdote
Carissima G.,
1. sono contento che tu abbia conosciuto la bontà dei metodi naturali.
Nello stesso tempo hai scoperto che cosa nascondeva la contraccezione: un enorme inganno sotto molti profili.
Adesso ti accorgi da sola della verità che ha sempre affermato la Chiesa: gli atti contraccettivi non sono atti di autentico amore.
Non è autentico amore quello di tuo marito quando ti cerca per compiere cose che ti umiliano come persona, come donna, come sposa e come madre.
In quel momento cerca solo lo sfogo della libidine e ti tratta come un oggetto. Non gli interessa di umiliarti, di offenderti.
2. Mi auguro che tu non debba mai ammalarti.
Ma se avvenisse che per dieci giorni o un mese tuo marito non potesse essere soddisfatto, che cosa succederebbe?
3. Capisci bene come mai la Chiesa, incaricata da Cristo di essere maestra di tutta la verità che conduce al cielo e a una vita santa, abbia detto che la contraccezione è un peccato grave.
C’è infatti qualcosa di più profondo che viene coinvolto nell’atto contraccettivo, ed è la disposizione di fondo di se stessi.
Il comportamento di tuo marito lo rivela.
È tutto il capovolgimento del significato genuino della sessualità, dono che Dio ha dato agli uomini perché facciano dono di se stessi ad un altro e si consacrino in qualche modo nella logica del dono.
4. La contraccezione, alla quale tuo marito si è abituato, ha distrutto in lui la capacità di un autentico amore.
Dà l’impressione che anche quando si accosta durante i ritmi di infecondità l’obiettivo sia sempre il medesimo: la soddisfazione personale, senza la quale sarebbe impossibile vivere.
5. Ti accorgi bene, anche attraverso la contro testimonianza di tuo marito, che attraverso i metodi naturali una persona è invitata a diventare signora di se stessa e dei propri impulsi.
Giovanni Paolo II diceva che se uno non è capace di dominare se stesso, non è neanche capace di amare, perché amare significa donare ciò di cui si è proprietari.
6. Venendo adesso al dunque: come vedi, Dio ti consegna di nuovo tuo marito, ti fa vedere le sue miserie, di cui neanche è consapevole, perché tu lo salvi.
7. Non so se hai riportato con precisione l’indicazione del tuo parroco, perché la buona intenzione non è sufficiente a rendere buona un’azione che di per se stessa è cattiva, offensiva di Dio e della propria dignità.
Forse il parroco ti avrà detto di soccombere talvolta di fronte all’irruenza del marito per salvare il salvabile.
Ma la tua azione, che in qualche modo richiede sempre una certa partecipazione attiva ad un’azione cattiva (a meno che tu non ti comporti in quel momento come una donna che subisce violenza carnale) rimane per te come qualcosa di brutto, di inquinante e di inquinato.
Ed è questo il motivo per cui le parole del parroco non ti hanno soddisfatto fino in fondo.
8. Pertanto, qualora succedesse che tu debba soccombere, ti consiglio di andare a confessarti prima di fare la S. Comunione.
Troverai il tuo parroco comprensivo, come ha già manifestato di esserlo, e da parte tua compi un atto di umiltà e penitenza. Perché la confessione è anche questo. E ti troverai più consolata e purificata.
9. Questi bisogno lo senti.
È il Signore che te lo fa sentire ed è il segno più bello della serietà del tuo attuale cammino cristiano.
Le scorciatoie (fai ugualmente la S. Comunione) non ti purificano e ti lasciano insoddisfatta.
Assicuro volentieri la mia preghiera e la mia benedizione per te e per tuo marito.
Padre Angelo