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Quesito

Caro Padre Angelo,
è la prima volta che Le scrivo dopo aver letto altre testimonianze, e mi sento un poco imbarazzato a scrivere a una persona che non conosco ma la questione mi affligge da settimane. Sono un ragazzo di 16 anni. Per tutta la vita Dio non esisteva nel mio cuore: conducevo una vita di peccato, di disperazione e di solitudine. Poi, è come se qualcosa mi avesse folgorato.  Guardavo le persone giungere le mani in preghiera e mi chiedevo: "Perché pregano? Per chi pregano?". Quell’immagine è rimasta impressa nella mia mente per diversi giorni finché non mi sono chiesto: "Cosa succederà quando morirò?". Rimasi pietrificato e la mia analisi di coscienza fu dolorosa. Da quel giorno, prego ogni giorno il rosario, vado quotidianamente alla Messa domenicale e leggo avidamente le Scritture, cercandone di capire i più profondi significati, ho dedicato il talento che Dio mi ha dato (Mt 25, 14-30) della scrittura per diffondere il messaggio della Misericordia e dell’Amore cristiano di N.S. Gesù Cristo e la mia amatissima Santa Vergine (si tratta di un’opera a cui sto tuttora lavorando), con delle piccole spinte, i 10 segreti di Medjugorje sulla fine dei tempi, sto convincendo un mio familiare a ritornare a Dio,  mi informo sempre degli ultimi messaggi di Medjugorje… Ma basta parlare di me (in effetti la sola idea di vantarmi mi disgusta, sono stato sempre molto riservato). L’unico terribile ostacolo che si contrappone fra me e la nostra Madre Celeste è il vizio della masturbazione.  So che ha già affrontato questo tipo di vizio con molte altre persone e mi dispiacerebbe farLe perdere troppo tempo, ma La scongiuro di dedicarmi qualche istante. All’inizio il mio corpo è rilassato, davanti a un libro scolastico, intento a studiare.  Poi, come un morbo, entra dentro la mia testa. Tremo, prego i tre famosi Ave Maria pregando la Vergine di scacciare il demone di lussuria. Un piccolo momento di quiete e subito dopo l’immagine oscena di mio padre (i cui comportamenti perversi e lussuriosi mi hanno da sempre turbato, come girare in casa nudo o in mutande) danza davanti al libro di testo. Sfoglio nervosamente le pagine,  inizio a tremare, urlo a me stesso di non farlo perché farei piangere la Santa Vergine. Sento che sto per cedere, colpisco la scrivania con la matita fino a mordermi le mani pur di non masturbarmi. Grido dentro di me che non ce la faccio, poi che è sbagliato,  e poi che non vincerò Satana. E poi l’atto di frustrazione e rabbia.  Quando alla fine mi rendo conto di ciò che ho appena fatto, immaginandomi Satana ridere sguaiatamente e Maria piangere lacrime di sangue, l’effetto è devastante.  Rimprovero a me stesso: "Perché l’hai fatto? Gesù ha patito così tanto dolore per noi e tu fai queste cose così stupide? Bella riconoscenza!". Allora, maneggiando e osservando il rosario,  pensando sempre alla mia cara Regina della Pace, scoppio in lacrime. Ogni volta che compio un atto impuro, domenica prima della S. Messa mi confesso dal mio parroco per poi ringraziare Dio della sua misericordia e Maria per la sua dolcezza. E tutto ricomincia daccapo. Le domande che mi affliggono ogni volta che cado sono: "Allora, se compiendo un atto impuro si precipita direttamente all’Inferno, tutto quello che ho fatto sarà stato inutile?". Tutti i rosari che recito ogni notte? E le piccole opere di carità (do sempre nelle cassettine nella mia chiesa il denaro che uso di solito per le macchinette a scuola per mangiare; o come quella volta in cui ho pregato tramite il rosario per quelle studentesse nigeriane e, saputo la possibilità di riscatto e perciò di vita, riconoscente, ho dato tutto il denaro delle macchinette, la cui somma era più alta del solito visto che mangio poco, nelle cassettine come avevo promesso). E tutti i miei atti di gentilezza e di disponibilità?  Tutto inutile?  Alle elementari e alle medie mi hanno sempre rifiutato e preso in giro,  nessuna mi voleva senza rendersi conto che quello che volevo dare non era passione o sesso ma amore e affetto, tutti mi hanno giudicato senza pensare che sono una persona gentile e buona. Mi hanno sempre detto di no. Allora la domanda di fondo è: nonostante tutti i rosari, le mie piccole buone azioni, le lacrime e le lotte, il mio servizio della scrittura per la cristianità,  anche Dio mi rifiuterà per colpa di questo vizio, dicendomi anche Lui di no? Vorrei tanto essere libero e ringraziare di persona Maria per tutto l’affetto che mi ha dato. Ma se Dio mi rifiuterà nonostante tutto? Che ne sarà di me? Mi dispiace per la lunga email, spero di non averLe rubato troppo la giornata.  Se fosse così, mi scuso in anticipo.
Grazie per la disponibilità.
La pace sia con Lei.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. anzitutto mi compiaccio per il grande dono della fede che hai ricevuto: il dono di una fede viva, che non si limita a sapere che Dio c’è (questo lo sanno anche i demoni), ma di una fede che ti tiene unito al Signore, che ti nutre della sua parola e della sua presenza, che ti permette di incontrarlo nei sacramenti e nella preghiera.
Inoltre voglio dirti che non sei solo: quando vivi in grazia, porti la presenza del Signore dentro il tuo cuore. Questa presenza ti riempie, tanto più che il Signore quando viene non viene mai da solo, ma è sempre accompagnato da tutti gli abitanti del Paradiso, in primis dalla sua Madre Santissima.

2. Mi hai descritto gli attacchi che subisci, a partire dal comportamento immodesto di tuo padre, e i combattimenti che affronti, al termine dei quali ti trovi sconfitto e allora ti metti a recitare il Rosario.
Il mio consiglio è quello di metterti a recitare il Rosario subito, appena cominciano le tentazioni.
Cercherai di recitare il Rosario come si deve: e cioè ripresentandoti la scena menzionata nell’enunciazione del mistero.
E questo sarà già molto importante. Perché appena inizi a ripresentarti la scena è come se introducessi la presenza di Gesù viva e vera e della Madonna nella tua vita. Questo è l’inizio della vittoria.

3. Poi ringrazierai il Signore e la Madonna per quanto hanno fatto per te e per tutto il genere umano nell’evento che hai menzionato. Sentirai che il tuo cuore si allarga e comincia a riempirsi di realtà sante.
Infine supplicherai Dio Padre perché per i meriti infiniti di Gesù, prodotti nell’evento menzionato, ti ottengano le grazie che gli domandi.
Nel combattimento domanderai la grazia della purezza. Con la Madonna accanto a te, le chiederai un po’ della sua purezza. E lei te la darà subito.
Solo un poco della sua purezza è già sufficiente ad allontanare, a respingere e a vincere tutte le tentazioni, per quanto grande sia la loro virulenza.
Ricordati che con la presenza e con l’intercessione della Madonna tutti i demoni fuggono impauriti. E tu ti troverai lì, vittorioso, con l’animo ricolmo di gioia per aver conservato la presenza del Signore, per non averlo cacciato via per una miserabile e momentanea soddisfazione.

4. Mi chiedi poi se col peccato grave, che è autoesclusione dalla comunione con Dio che permane anche di là se nel frattempo non ci si pente e non si torna a Lui, uno perda anche i meriti acquisiti con le opere buone.
La risposta è affermativa.
Tuttavia la grazia santificante non muore perché è una realtà di ordine soprannaturale.
E anche se sul momento non inerisce alla nostra anima a motivo della sua incompatibilità col peccato grave, tuttavia continua ad avere una relazione con colui che ne era il proprietario e al momento del pentimento ritorna con i meriti acquisiti precedentemente in proporzione al grado di pentimento.
Questa è la dottrina di San Tommaso il quale insegna che “il peccato (lo stato di peccato) non è la stessa cosa che la privazione della grazia, ma un certo ostacolo in forza del quale si resta privi della grazia” (s. tommaso, De malo, 12, 12, 3). Ma, rimosso l’ostacolo, la luce della grazia ritorna.

5. Mi preme però sottolineare le gravi conseguenze del peccato mortale.
Il peccato grave fa perdere, oltre alla grazia santificante, la presenza personale di Dio dentro di noi, e con essa fa perdere la virtù teologale della carità, che unisce a Dio. Inoltre fa perdere i doni dello Spirito Santo che costituiscono un tesoro veramente divino, infinitamente superiore a tutte le ricchezze materiali di questo mondo.
Col peccato grave o mortale, rimangono la fede e la speranza, ma sono come morte, per dirla con San Giacomo (2,26), incapaci dunque di unirci realmente a Dio.
Inoltre con peccato grave si perdono tutti i meriti della vita passata, come ricorda Dio attraverso il profeta Ezechiele: “Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà” (Ez 18, 24).

6. Infine col peccato l’anima rimane macchiata, con un conseguente deterioramento e una menomazione delle sue forze.
È la macchia dell’anima di cui parla la Sacra Scrittura (Sir 47,22) e della quale San Tommaso dice: “In senso proprio si parla di macchia per le cose materiali, quando un corpo nitido, per esempio, l’oro, l’argento, o una veste, perde la sua lucentezza a contatto con altri corpi. Perciò nelle cose spirituali se ne deve parlare in analogia a questa macchia… Ora quando l’anima pecca aderisce a qualche cosa che è contraria alla luce della ragione e della legge divina. Ebbene, questa perdita di luminosità metaforicamente è chiamata macchia dell’anima” (Somma teologica, I-II, 86, 1).
“La macchia del peccato resta nell’anima anche dopo l’atto peccaminoso… Essa scompare solo col ritorno della luce di Dio e della ragione, mediante la grazia” (Ib., I-II, 86, 2).

7. A questa macchia si deve aggiungere una certa dipendenza dal peccato, che è come una schiavitù, secondo le parole del Signore: “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34).
Con la schiavitù del peccato c’è anche l’aumento delle cattive inclinazioni e un certo assoggettamento all’influsso del demonio.
Ed è per questo che chi cade nel peccato sente di non sperimentare più la benedizione del Signore come prima.

8. Ti esorto pertanto a non gettare via il tesoro meraviglioso che possiedi quando sei in grazia.
Devi essere disposto a tutto pur di non perderlo.

Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo