Questo articolo è disponibile anche in: Italiano Tedesco

Clicca qui per aiutarci a leggere gli articoli

Quesito

Caro padre Angelo,
in seguito all’improvvisa scomparsa di un mio parente, battezzato ma non molto praticante, mi sono preoccupato per la sua salvezza e mi sono posto alcune domande che vorrei girare a lei.
So che è possibile per un cristiano pregare per la conversione di un’altra persona, come Santa Monica pregò moltissimo per suo figlio Sant’Agostino. So anche però che quando un’anima finisce all’inferno non possiamo fare più nulla per aiutarla. Questa persona scomparsa, a me molto cara, non ha sempre vissuto una vita cristiana esemplare ma spero che negli ultimi giorni o anche negli ultimi istanti della sua vita, nel segreto del suo cuore, possa essersi pentita fino a meritare la salvezza, e vorrei aver pregato di più affinché ciò accadesse.
Mi chiedo allora, possiamo pregare per la conversione di una persona già morta? Pregare cioè non per chiedere a Dio di modificare il passato e il destino di un’anima, il cui giudizio è già avvenuto, ma nella speranza che Dio abbia già esaudito nel passato le preghiere che solo ora Gli rivolgiamo? Come la Chiesa insegna che Maria è stata preservata dal peccato originale in vista dei meriti di Cristo, è possibile che con le dovute proporzioni Dio ci conceda delle grazie in vista delle nostre preghiere future?
Colgo l’occasione per ringraziarla moltissimo di avermi accolto circa due anni fa nella Milizia Angelica di San Tommaso d’Aquino, e per tutto il bel lavoro che lei e immagino i suoi collaboratori svolgete su questo sito.
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,
1. è un bene per noi non sapere quale sia stato l’esito nell’aldilà dei nostri cari defunti.
Questo infatti ci stimola a ricordarli nella preghiera e nei vari suffragi.

2. Tu domandi: ma se una persona fosse finita all’inferno a che cosa gioverebbe la nostra preghiera?
Se è finita all’inferno, certo non le giova nulla.
Dice san Tommaso: “La passione di Cristo produce il suo effetto in coloro cui viene applicata mediante la fede e la carità, e mediante i sacramenti della fede.
Perciò i dannati dell’inferno, non avendo un simile contatto con la passione di Cristo, non possono conseguirne gli effetti” (Somma teologica, III, 49, 3, ad 1).

3. Questa preghiera però non è inutile perché infallibilmente giova ad altri e giova anche a chi la fa.
San Tommaso sottolinea che Gesù insegnando a pregare con il Pater, ha voluto che dicessimo Padre nostro e non semplicemente Padre mio, perché tutto quello che chiediamo per noi stessi, nello stesso tempo lo chiedeissimo anche per tutti.
Pertanto le nostre preghiere di suffragio, qualora non fossero di beneficio per la persona che ci interessa perché ormai si trova all’inferno, giovano ugualmente a tutte le altre anime del purgatorio, oltre evidentemente a colui che prega.

4. Ulteriormente chiedi: Dio avrebbe potuto tenere presente le preghiere che noi avremmo fatto per una persona  per accordarle la grazia del perdono in extremis e attraverso le vie che lui solo conosce?
Certamente sì.
Come la Beata Vergine Maria è stata preservata dal peccato originale in virtù dei meriti della passione di suo Figlio e come per la redenzione di Cristo fu comunicata la grazia anche ai giusti dell’Antico Testamento, così analogamente in virtù e in previsione delle nostre preghiere e dei nostri sacrifici Dio può aver accordato la grazia del pentimento a taluni che sono morti apparentemente lontani da Lui.

5. Pertanto mentre non possiamo pregare per la conversione di una persona che è già morta e che ha già ricevuto definitivamente la sua retribuzione, tuttavia non possiamo sapere se una persona si sia dannata.
Anzi, è temerario affermarlo.
Possiamo invece aiutare le persone che sono vissute lontano da Dio e sono morte senza sacramenti con i suffragi.
Nella previsione di questi suffragi Dio può aver accordato a queste persone nel recondito del loro cuore la grazia del pentimento.
In virtù di tale pentimento esse si sono disposte ricevere l’ultima purificazione prima di entrare in Paradiso.

6. Per questo la Chiesa affida tutti alla misericordia di Dio nella speranza che nessuno la rifiuti.
Sebbene Giovanni Paolo II in termini più realistici in Reconciliatio et Penitentia abbia scritto: “E’ da sperare che ben pochi vogliano ostinarsi fino alla fine in questo atteggiamento di ribellione o addirittura di sfida contro Dio, il quale, d’altra parte, nel suo amore misericordioso è più grande del nostro cuore – come ci insegna ancora san Giovanni – e può vincere tutte le nostre resistenze psicologiche e spirituali, sicché – come scrive san Tommaso d’Aquino – «non c’è da disperare della salvezza di nessuno in questa vita, considerata l’onnipotenza e la misericordia di Dio»” (RP 17).
Con quell’espressione “E’ da sperare che ben pochi vogliano ostinarsi fino alla fine” Giovanni Paolo II si mostra persuaso che alcuni lo siano stati e che di fatto si trovino all’inferno.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo