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Quesito
Caro Padre Angelo,
Un post di facebook mi ha fatto riflettere. Lo incollo qui sotto.
“Se n’è andata in silenzio, ieri pomeriggio, in una stanza d’ospedale, dove era stata trasferita dal carcere in seguito al precipitare delle sue condizioni.
Se n’è andata al 238esimo di uno sciopero della fame con cui chiedeva un processo equo in un Paese, la Turchia, in cui l’equità e la giustizia sono concetti inesistenti. Specie se sei donna. Specie se sei un’avvocata per i diritti umani. Specie se non pieghi la schiena di fronte a un potere che vorrebbe tapparti la bocca.
È morta così, Ebru Timtik, di fame e di ingiustizia. Il suo cuore si è fermato semplicemente perché non aveva più nulla da pompare in un corpo scarnificato dall’inedia.
È morta per difendere il suo diritto ad un giusto processo, dopo essere stata condannata a 13 anni, insieme ad altri 18 avvocati come lei, detenuti con l’accusa di terrorismo, solo per aver difeso altre persone accusate dello stesso crimine.
È morta come Ibrahim e come Helin e come Mustafa del Grup Yorum, morti dopo 300 giorni di digiuno per combattere la stessa accusa.
È morta combattendo con il proprio corpo, fino alle estreme conseguenze, una battaglia che nella Turchia di Erdogan non è più possibile combattere con una parola, un voto, una manifestazione di piazza.
È morta come fanno gli eroi, sacrificando la propria vita per i diritti di tutti.
C’è solo un modo per celebrare la memoria di questa grande donna: non restare zitti. Far arrivare la sua voce il più lontano possibile, dove lei non può più arrivare.
Ci sono idee così forti capaci di sopravvivere anche alla morte.
Addio Ebru. Viva Ebru.
L.T.”.
La domanda: è moralmente lecito lo sciopero della fame, specie se spinto alle estreme conseguenze?
È una forma di suicidio o può essere giustificato in alcune circostanze e per alcune cause?
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. a proposito dello sciopero il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Lo sciopero è moralmente legittimo quando appare come lo strumento inevitabile, o quanto meno necessario, in vista di un vantaggio proporzionato.
Diventa moralmente inaccettabile allorché è accompagnato da violenze oppure gli si assegnano obiettivi non direttamente connessi con le condizioni di lavoro o in contrasto con il bene comune” (CCC 2435).
Tra le varie forme di sciopero vi è pure quello della fame.
2. Come ogni forma di sciopero, anche quello della fame, è legittimo finché rimane a servizio del bene comune.
Se lo sciopero comporta disagi gravi, mettendole talvolta alcune persone in rischio di vita, non è accettabile.
Pertanto, ad esempio, non è ammissibile uno sciopero generale dei medici perché andrebbe contro il bene delle persone malate che hanno il diritto urgente di essere curate.
Ogni sciopero va regolamentato perché possa conseguire il suo obiettivo.
3. Il gesto estremo di Ebru Timtik ha scosso l’opinione pubblica internazionale per qualche giorno. Ma, passato qualche tempo, è calato il silenzio totale.
Con il senno di poi, se Ebru Timtik fosse ancora viva, potrebbe compiere la sua buona battaglia.
Invece adesso su di lei e su tanti altri che rimangono vittime di palesi ingiustizie e di grave violazione di diritti umani si è fatto silenzio.
4. Nel 1969 quando con i carri armati russi fu repressa la cosiddetta primavera di Praga, un giovane, Jan Palach, si diede fuoco per protesta. L’impressione momentanea nel mondo fu enorme.
In molti, a quei tempi, si chiesero se fosse lecito protestare fino a quel punto.
Paolo VI disse: “Non possiamo approvare la forma tragica assunta da tale testimonianza, ma ne possiamo custodire il valore che mette al grado supremo il sacrificio di sé e l’amore per gli altri” (26.1.1969).
In altre parole, il Papa ha salvato la buona intenzione di Jan Palach e ha messo in risalto la causa nobilissima per la quale compiva quel gesto.
Tuttavia ha rilevato che il mezzo impiegato, vale a dire il suicidio dandosi fuoco, non è eticamente corretto.
Il bene della vita è indisponibile.
Non ne siamo proprietari assoluti, ma soltanto usufruttuari.
Purtroppo il gesto di Jan Palach fu poi imitato da altri.
Sicché il Card. Beran, arcivescovo di Praga, in un messaggio al popolo disse: “Ammiro il loro eroismo, anche se non posso approvare il loro gesto disperato”.
5. Qualche tempo dopo in Irlanda, per motivi analoghi legati all’Irlanda del Nord, alcuni prigionieri fecero lo sciopero della fame, lasciandosi andare alla morte.
I vescovi irlandesi, senza sottovalutare il sacrificio compiuto da quei giovani per valori molto alti quali quelli della libertà, sottolinearono che quel gesto estremo aveva “suscitato assassini, attentati dinamitardi, violenza per le strade con perdita di numerose altre vite umane” (19.6.1981). Giudicarono dunque in accettabile quel gesto.
6. È vero che “in extremis extrema sunt tentanda” (nei casi estremi è lecito tentare fino all’estremo), ma è sottinteso sempre attraverso mezzi buoni o perlomeno indifferenti sotto il profilo morale.
Qualora anche per una sola volta si dicesse che il fine buono giustifica un mezzo cattivo, salterebbe tutto il diritto e tutta la morale.
Perché allora ognuno potrebbe fare tutto ciò che vuole in nome di quanto egli giudica come legittima causa.
7. La causa per cui hanno combattuto Ebru Timtik, Jan Palach e gli scioperanti della fame in Irlanda è oggettivamente e indiscutibilmente più che sacrosanta.
Ma il mezzo usato solleva perplessità sotto il profilo morale.
Come a suo tempo ha detto Paolo VI, rimaniamo ammirati dallo spirito di sacrificio e per il prezzo pagato per una causa così alta, ma il mezzo non può essere approvato e pertanto neanche imitato.
Ti ringrazio per il quesito che hai esposto e per la pazienza nell’attendere la risposta.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo