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Quesito

Buongiorno,

la contatto perché ho un quesito da porle e al quale non so se sarà in grado di dare una risposta…ma ho voluto ugualmente provare a scriverle: un po' di tempo fa, seguendo la trasmissione televisiva (titolo della trasmissione, n.d.r.), avevo seguito un affascinante servizio sugli esorcismi e la possessione diabolica in generale. Nel servizio, fra le altre cose, hanno fatto un’intervista ad una ragazza che aveva avuto gravi problemi di possessione diabolica sin da quando era molto giovane (la testimonianza di cui parlo era seria, non credo proprio si trattasse di una ciarlatana perché il caso in questione è anche abbastanza famoso e noto sulla rete e a esorcisti qualificati ho visto). Questa ragazza, raccontando all’intervistatore del programma tv la sua terribile esperienza, nella quale si trovò anche diverse volte a parlare lingue a lei del tutto sconosciute, spesso morte e antiche, come per esempio l’aramaico, ecc., disse tra le altre cose che si trovò a parlare una lingua sconosciuta e stranissima, la "lingua dell’Inferno”, della quale vari esorcisti ammetterebbero l’esistenza.

Ora, questo argomento mi ha colpito e incuriosito, perché pensavo che i demoni, così come gli angeli, in quanto puri spiriti e di natura diversa basilarmente dagli esseri umani, non fossero naturalmente soggetti allo sviluppo di forme di linguaggio, bensì solo di quella forma di comunicazione che adottano i puri spiriti, ossia la trasmissione del pensiero (quel modo di comunicare che è spesso presente in episodi anche della Bibbia o delle vite dei santi, tipo locuzioni interiori, ecc). Tuttavia, un passo del Nuovo Testamento ha risvegliato ulteriormente il mio interesse verso questo argomento, il quale recita così: “Se parlo le lingue degli uomini e anche quelle degli angeli, ma non ho amore, sono un metallo che rimbomba, uno strumento che suona a vuoto” – 1 Cor 1, 13.

Ho evidenziato in corsivo il passo chiave, che allude inequivocabilmente a delle “lingue parlate dagli angeli”, le quali, come quelle degli uomini, fanno sì che io eventualmente parlandole, rimbombi come un metallo o suoni come uno strumento. Ma guarda un po'! Allora se ne deduce forse che anche queste lingue angeliche implicherebbero emissione di suoni come quelle umane? Esisterebbe dunque pure, così come per le lingue umane, una specie di fonetica angelica? Perché non penso che l’autore del passo si serva di quell’espressione linguistica solo come una metafora: le lingue degli uomini infatti esistono eccome…e secondo quanto affermato lì anche quelle degli angeli! E’ evidente dunque, che anche gli angeli e conseguentemente i demoni, che sono angeli decaduti, così come noi esseri umani, parlano delle lingue ben precise e che sono distinte da quelle umane, come sottolinea bene il versetto dell’Inno all’amore contenuto nella lettera di San Paolo.

Senza frapporre ulteriori indugi, le chiedo quindi: lei per caso ne sa qualcosa? …

Restano i dubbi su questo lato del mysterium iniquitatis… sperando che possa in qualche modo illuminarmi, la saluto cordialmente e la prego di ricordarmi nelle sue preghiere al nostro Buon Dio che talvolta anche tramite fenomeni così spaventosi come le possessioni diaboliche ci manda in realtà precisi messaggi d’amore volti alla nostra comprensione e salvezza.

Grazie mille –

Emanuele


Risposta del sacerdote

Caro Emanuele,

1. non sappiamo con precisione in che cosa consistano le lingue degli angeli. Certo non si tratta di fonetica perché gli angeli sono puri spiriti e non hanno bisogno di suoni, di vibrazioni dell’aria, per comunicare tra di loro.

In un Commentario biblico ho letto: “Espressione iperbolica per indicare il dono delle lingue posseduto nel supremo grado”.

 

2. San Tommaso ricorda che il dono delle lingue era molto desiderato nella prima comunità cristiana di Corinto, tanto che san Paolo nel cap. 14 della 1 Cor deve dare alcuni criteri.

San Tommaso ipotizza che le lingue degli Angeli siano quelle di coloro che svolgono l’ufficio degli Angeli, i quali annunzino agli uomini le realtà divine, come si evincerebbe da Malachia 2,7: “Infatti le labbra del sacerdote? devono custodire la scienza ?e dalla sua bocca si ricerca insegnamento, ?perché egli è messaggero del Signore degli eserciti”.

Dice ancora che si potrebbe trattare delle comunicazioni che gli spiriti angelici fanno agli uomini (commento a 1 Cor 13,1).

 

3. Qualcuno ha pensato che si possa trattare dell’esperienza fatta da san Paolo quando nella seconda lettera ai Corinzi dice di se stesso: “Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa… fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare” (2 Cor 12,2.4) e cioè ad un’esperienza paragonabile alla visione beatifica.

 

4. Circa le lingue degli angeli se ne ha un accenno nell’apocrifo Testamento di Giobbe (cap. 45-50) dove si legge che le sue figlie, insieme con il cambio del cuore, ebbero la capacità di esprimere ciascuna un dialetto angelico (Cfr. A. Ibanez, SJ, in “Lenguas, qué ensena San Pablo, p. 44).

 

5. Con tutte queste interpretazioni si potrebbe parlare per analogia di linguaggio dei demoni.

Tuttavia la Sacra Scrittura non ne parla.

Pertanto sarebbe meglio lasciar perdere tale espressione. Ma, se proprio la si volesse usare, si potrebbe intendere

  1. il peggio di quanto si possa dire circa le realtà infernali

  2. le ispirazioni al male con cui i demoni tentano gli uomini

  3. il peggio di quanto si vive all’inferno

  4. l’odio che i demoni e i dannati hanno fra di loro.

 

Ti ringrazio per aver attirato l’attenzione su un aspetto certamente marginale ma al quale in genere non si sa dare risposta.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.

Padre Angelo