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Quesito
Caro Padre Angelo,
vorrei chiedere qualcosa sulla confessione devozionale. Che cos’è, quando si può ricorrere a essa, chi deve farla, soprattutto come si fa e cosa si dice nell’accusa…
Grazie.
Cordiali saluti.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. viene chiamata confessione di devozione quella che non è strettamente obbligatoria.
È obbligatoria quella in cui si confessano peccati mortali.
Per questi non c’è altra via ordinaria di remissione al di fuori della confessione sacramentale.
2. Ma è un bene immenso confessare anche i peccati veniali.
Infatti in ogni confessione viene infuso un aumento di grazia, viene data la grazia sacramentale che aiuta a pentirci ulteriormente, ad evitare nuovi cadute, e tiene maggiormente uniti al Signore.
3. Può ricorrere a questa confessione chiunque.
Anzi la Chiesa esorta a confessarsi spesso. E non lo chiede solo a chi si trovasee in peccato grave, ma anche per chi ha solo peccati veniali.
4. il Beato Pier Giorgio Frassati si confessava due o tre volte la settimana. E ha concluso la propria esistenza senza mai perdere la grazia del Battesimo.
San Riccardo Pampuri, il santo medico morto a 33 anni e che negli ultimi anni della sua vita entrò nell’ordine ospedialiero dei fatebenefratelli, si confessava tutti i giorni.
5. Mi chiedi chi debba farla.
La Chiesa la chiede ai sacerdoti, ai consacrati e ai seminaristi.
Questi sono tenuti a confessarsi frequentemente e cioè almeno due volte al mese.
In passato la confessione frequente era quella che si faceva ogni settimana.
6. Sono tenuti alla confessione di devozione anche alcuni laici che si sono impegnati con qualche Regola particolare (ad esempio i terziari di Ordini religiosi).
Ma molti laici lo fanno di propria iniziativa, sebbene non venga loro richiesto da alcun ordinamento specifico, e ti posso dire che fanno molto progresso nella vita spirituale.
7. Mi piace riportarti su questo argomento quanto insegna San Francesco di Sales, dottore della Chiesa: “Confessatevi umilmente e devotamente ogni otto giorni e, se è possibile, ogni qualvolta vi comunicherete, anche se non doveste sentire nella coscienza alcun rimorso di peccato mortale; perché attraverso la confessione non riceverete solamente l’assoluzione dei peccati veniali che confesserete, ma anche una grande forza per evitali in avvenire, una grande luce per ben distinguerli e una grazia abbondante per riparare a tutto il danno che essi vi avevano arrecato. Praticherete le virtù dell’umiltà, l’obbedienza, della semplicità e della carità; e in questo solo atto della confessione eserciterete più virtù che ogni altro” (Filotea, parte II, cap. 19).
8. Nell’accusa si dicono i peccati veniali.
Ecco ancora che cosa dice San Francesco di Sales: “Abbiate sempre un vero dolore dei peccati che confesserete, per quanto piccoli siano, e una ferma risoluzione di correggervene per l’avvenire. Molti, confessando abitudine e quasi per convenzione i peccati veniali, senza pensare per nulla a correggersene, ne restano carichi per tutta la vita e perdono per questo molti beni e vantaggi spirituali. Se dunque voi confessate d’aver mentito, per quanto senza recar danno, o d’aver detto qualche parola scorretta, o d’aver troppo giocato, pentitevene e fate fermo proposito di correggervi; è infatti una specie d’imbroglio il confessarsi di qualsiasi peccato, mortale o veniale, senza voler emendarsene, perché la confessione è stata istituita proprio a questo fine” (Ib.).
9. Talvolta, assieme ai peccati veniali, uno può anche accusare i peccati mortali già confessati per espiarli maggiormente.
Ma in questo non deve porre alcun dubbio sul fatto che gli siano stati perdonati. Diversamente si alimenterebbero solo dannosi e tormentosi scrupoli. In questo caso è compito del confessore impedirgli con fermezza di tornare sul passato.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo