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Quesito
Caro Padre Angelo,
le vorrei chiedere la posizione della Chiesa sulla metafonia, pratica strana nel registrare le voci dei morti, o una cosa del genere, le chiedo di illuminarmi a riguardo….
Che Gesù la Benedica
Emanuele
Risposta del sacerdote
Caro Emanuele,
1. Dio ha chiesto in maniera perentoria, già nell’Antico Testamento, di non cercare comunicazioni con i morti attraverso la divinazione o altre pratiche: “Chi interroga i morti è in abominio a Dio” (Dt 18,12)..
Oggi si evocano i defunti anche tramite magnetofoni e videoregistratori, computer, scrittura automatica, telefono. Sicché lo spiritismo può essere praticato individualmente senza bisogno di essere in gruppo (Cfr. g. amorth, Esorcisti e Psichiatri, p. 82).
Ma la valutazione è la stessa, e cioè negativa.
2. Il S. Ufficio ha condannato queste pratiche con un decreto del 24.4.1917: “Non è permesso partecipare, con medium o senza medium, servendosi o no dell’ipnotismo, a sedute o manifestazioni spiritiche, anche se hanno l’apparenza onesta e pia; sia che si interroghino le anime o gli spiriti, sia che si ascoltino le risposte, sia che ci si accontenti di fare da osservatori”.
3. Si può applicare alla registrazione di voci quanto Padre G. Amorth scrive a proposito della scrittura automatica: “Il più delle volte è il frutto della creatività del subconscio. Per cui uno crede di ricevere messaggi da un defunto, di parlare con la Madonna o con nostro Signore. Invece parla con se stesso. Gli psicologi sanno bene come uno può crearsi nuove personalità” (Esorcisti e Psichiatri, p. 86).
4. Questo vale anche quando il soggetto esclude qualsiasi contatto col demonio.
Su queste pratiche rimane vincolante la risposta del S. Ufficio (30.3.1898) al seguente quesito: “Tizio dopo aver escluso ogni conversazione con lo spirito maligno (ossia dopo aver dichiarato di non voler parlare con il demonio) ha l’abitudine di evocare le anime dei defunti. Ecco come procede: mentre è solo, senza altro preliminare, indirizza una preghiera al capo della Milizia Celeste, per ottenere da lui il potere di comunicare con lo spirito di una persona determinata. Attende un pò, poi, mentre tiene la mano pronta a scrivere, sente che essa subisce un impulso che gli dà la sicurezza della presenza dello spirito. Egli espone le cose che desidera sapere e la sua mano scrive le risposte. Queste risposte sono tutte conforme alla fede cattolica e alla dottrina della Chiesa, riguardo alla vita futura. Per lo più si intrattengono sullo stato in cui si trova l’anima di un certo defunto, sulla necessità che ha di ricevere certi suffragi, ecc. È lecito questo modo di fare?”. Risposta: “No. Ciò che è esposto non è permesso” (Citato in g. amorth, Esorcisti e Psichiatri, p. 87).
5. Non dobbiamo dimenticare che violando la legge di Dio ed evocando gli spiriti facilmente ci si sottomette all’influsso del maligno, del demonio.
E non dobbiamo dimenticare neanche che S. Paolo ha detto che Satana sa travestirsi in angelo di luce (2 Cor 11,14).
6. G. Amorth scrive: “Debbo avvertire che la partecipazione a sedute spiritiche può causare mali psichici, ma è anche una delle cause di disturbi malefici e della stessa possessione diabolica. Più volte ho avuto casi di genitori che mi hanno accompagnato figli, anche giovanissimi, che dopo una o più sedute spiritiche fatte per gioco, non riuscivano più a studiare, a riposare, a mangiare, avevano incubi e cose simili. Poteva trattarsi di turbe psichiche, ma poteva trattarsi anche di mali malefici, che poi si evidenziavano con l’esorcismo” (Esorcisti e Psichiatri, pp. 87-88).
7. Gesù Cristo ci ha fatto sapere che la comunione con i morti dobbiamo cercarla solo in Lui: "Padre, voglio che quanti mi hai dato, siano con me, dove sono io…" (Gv 17,24).
I nostri morti, quelli che sono in paradiso, non hanno altro da dirci che quello che ci dice Gesù, perché a Lui sono perfettamente conformati.
Allora non c’è migliore comunione e comunicazione con i defunti che quella che si attua partecipando alla S. Messa e nella S. Comunione.
A Messa essi ci dicono quello che ci vuole dire il Signore.
Nell’offertorio possiamo unire le loro fatiche e le loro opere buone compiute nella vita terrena a quelle di Cristo e offrirle in comunione con loro per la vita e la redenzione del mondo.
Durante la consacrazione offriamo il sacrificio di Gesù, la sua passione e la sua morte, per la loro purificazione, se ne avessero bisogno.
E se fossero già in paradiso, offrendo per loro il sacrificio di Gesù, ci disponiamo a ricevere il loro soccorso e a fruire della loro intercessione
Ugualmente nella Santa Comunione, possiamo donare loro quanto Gesù Cristo ci vuole comunicare per i loro attuali bisogni. E, di nuovo, se non ne avessero bisogno, rendiamo efficace la loro intercessione in nostro favore (CCC 958).
Dunque, comunicando in Cristo con i nostri morti c’è tutto da guadagnare per noi e per loro.
Diversamente ci esponiamo a inganni e, aprendo le porte al demonio, a tutto quello che di malefico può fare nella nostra vita.
Ti ringrazio per il quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo