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Quesito
Caro Prete Angelo Bellon OP.
Mi Chiamo Ivan. Sono laureto in filosofia e ho M.A. in scienza politica da Università di Manchester.
Vorrei chiederla un paio di domande.
1. L’analogia dell’essere di Dio e dell’Uomo di Tommaso d’Aquino è ancora importante per la chiesa cattolica. Qual è l’opinione attuale su questo argomento. Quell’Essere di Dio è superiore all’essere dell’Uomo in quanto quest’ultimo è stato creato da Dio e il problema principale è allora la questione dell’Essere in generale.
2. La questione dell’origine del Rinascimento e il ruolo dei dogmi religiosi. Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. Gli affreschi dei pittori del primo Rinascimento Masaccio e Masolino da Panicale sono realizzati in maniera rinascimentale, ma c’è l’icona della Vergine Maria al centro in stile più antico di Bysanthium. In quella chiesa mi è stato detto che c’era la bolla del Papa che proclamava che come il Cristo Dio era un uomo è possibile immaginarlo come una persona in maniera realistica. Cosa ne pensi di quei dogmi che spingono i pittori a una maniera più realistica? È la giusta direzione di pensare all’origine di un tale stile di pittura? Conoscete quella bolla di papa?
Grazie mille per la sue risposte.
Risposta del sacerdote
Caro Ivan,
1. l’analogia è essenziale per la teologia.
Intanto a beneficio dei nostri visitatori ricordo che cosa s’intende per analogia.
Ebbene, l’analogia indica una certa somiglianza tra alcune realtà. Vale a dire che c’è qualcosa di identico fra di esse, ma non nella medesima tonalità.
Si può dire ad esempio che un corpo è sano e anche che una bevanda è sana. Ma mentre la sanità riguarda propriamente il corpo nella buona sinergia di tutte le sue membra, la sanità di una bevanda consiste nel fatto che fa bene alla salute dell’uomo.
2. Si comprende meglio il concetto di analogia se lo si confronta con quello di univoco e di equivoco.
A questo proposito torna utile riportare un testo di San Tommaso: “Si deve sapere che è un termine si può predicare di molte cose in tre modi: univocamente, equivocamente e analogicamente.
Si predica univocamente quando vi è identità di nome e di concetto, come quando si predica animale sia dell’uomo sia dell’asino. L’uno e l’altro infatti sono animali, cioè sostanze animate sensibili.
Si predica equivocamente quando il nome è lo stesso ma la realtà è diversa. Ad esempio il termine cane si può applicare ad un animale, ad una costellazione del cielo oppure a uno strumento del fucile.
Si dice infine che un termine si predica analogicamente se si predica di molte cose dove i concetti e le definizioni sono diversi ma si riferiscono a una stessa realtà. Ad esempio il concetto di esistenza si può applicare a Dio, il quale è l’esistenza per essenza, e si può applicare all’uomo, il quale è esistente per partecipazione. Dio ha l’esistenza come nella sua propria sorgente, l’uomo invece ha un’esistenza transitoria che gli viene irrorata istante per istante.
3. Una realtà alla quale si applica bene il concetto di analogia è quella della grazia.
Per grazia si intende la vita divina.
Si distingue allora tra grazia increata, che è Dio stesso e la sua vita divina, e grazia creata, che è una partecipazione della vita divina. La grazia creata è quella che viene donata gli angeli e agli uomini.
Mediante la grazia l’uomo viene elevato all’ordine soprannaturale e lo fa diventare figlio di Dio per adozione.
4. Un’altra realtà che si comprende solo con l’analogia è il sacramento.
Sacramento significa segno sacro.
Ebbene, vi possono essere delle realtà che sono segni sacri perché rimandano a Dio. In questo modo tutta la creazione può essere detta sacramento perché rivela il suo autore e le sue perfezioni.
Ma vi sono realtà che oltre ad essere segno sacro, producono anche qualcosa di sacro. Questo è il caso dei sacramenti, i quali sono segni sacri che causano e producono la grazia.
Ma vi è anche il Santissimo Sacramento, il sacramento per eccellenza o per antonomasia ed è il sacramento dell’eucarestia. Questo sacramento non produce solo la grazia, una partecipazione della vita divina, ma contiene Dio stesso.
5. I protestanti negano che si possa applicare il concetto di analogia in teologia.
Così negano che l’uomo possa essere in grazia e affermano invece che è sempre profondamente e radicalmente corrotto e peccatore.
Dicono anche che l’uomo quando fa il bene commette sempre peccato mortale e che si salva solo perché viene a sapere che in Cristo Dio ha mutato il suo disegno sull’uomo. In virtù della s passione redentrice di Cristo lo salva.
Per cui concludono: pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente.
6. Con questo negano che i sacramenti possano causare la grazia.
Così ugualmente negano che i sacramenti possano infondere la vita divina nel cuore dell’uomo e che da radicalmente corrotto lo trasformi e lo faccia diventare santo.
7. Ugualmente negando l’analogia, dicono che Dio è il totalmente altro e che pertanto non possiamo dire nulla di lui.
Ora è vero che Dio è infinitamente superiore all’uomo e che le nostre parole e i nostri concetti non possono comprenderlo adeguatamente. Però possiamo dire di lui molte cose, e cioè che esiste, che è sommamente buono, che è onnipotente, che è onnisciente, che è misericordioso, eccetera eccetera, sebbene il concetto pieno di queste realtà ci sfugga.
8. Tra l’affermare che “Dio è il totalmente altro” e giungere alla conclusione di alcuni teologi protestanti che “Dio è morto come punto di riferimento per l’uomo” il passo è stato breve.
9. Se Dio è il totalmente altro come si fa a mettere in pratica il comando del Signore che ci ha detto di essere misericordiosi e perfetti come è misericordioso e perfetto il Padre celeste?
Come si fa ad imitarlo se è del tutto inconoscibile?
Invano lo Spirito Santo avrebbe detto attraverso San Paolo: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi” (Ef 5,1).
10. Senza analogia come si potrebbe parlare in maniera vera di figliolanza divina?
Il Verbo è il Figlio Unigenito. È Figlio di Dio per natura. È Dio.
Noi, se accogliamo l’annuncio della salvezza, possiamo diventare figli di Dio per adozione.
11. Circa la seconda domanda, indipendentemente dalla bolla papale che non conosco, dal momento che Cristo, pur essendo una persona divina, ha assunto la natura umana, può essere rappresentato giustamente in forma umana.
Incarnandosi, ha voluto rendere visibile attraverso la natura umana il Dio invisibile.
Tuttavia, rappresentato in forma umana, non è una persona umana.
La sua persona è divina. Il suo io è divino.
Ciò che era (e cioè Dio) è rimasto, e ciò che non era (partecipe di una natura umana) l’ha assunto.
È quanto ha sempre affermato la dottrina della Chiesa con la nota espressione: Quod erat permansit et quod non erat assumpsit.
Ti auguro ogni bene per il tuo futuro ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo