Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Salve padre Angelo
Vorrei porle un quesito riguardo una traduzione, la bibbia Cei traduce dal greco Matteo 1,24,25 così: “Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
Le bibbie protestanti traducono con: “E non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù”. “Ma egli non la conobbe, finché ella ebbe partorito il suo figlio primogenito, al quale pose nome Gesù”.
Traducendo dalla versione greca, la traduzione che ne esce sembra confermare la traduzione delle altre bibbie.
Mi può spiegare come la Chiesa cattolica è arrivata ad adottare questa tradizione quando tutte le altre sembrano dire il contrario?
Grazie 


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. come saprai, i Vangeli sono stati scritti in greco. Successivamente sono stati tradotti in latino.
Ebbene, a proposito della nostra questione il testo greco – che è quello che conta più di tutti perché è l’originale – dice: Kai ouk eghìnosen autèn.
Tradotto in italiano: e non la conosceva, ….
In latino: et non cognoscebat.
eghìnosen deriva da ghignosko, che significa conoscere.

2. Sicché in maniera lampante ci si può accorgere che chi si è staccato dall’originale sono proprio le traduzioni protestanti.

3. È vero che conoscere secondo la Sacra Scrittura significa anche avere intimità coniugale.
Tuttavia il verbo usato è conoscere.
Anche all’inizio della storia sacra viene usato questo verbo per significare intimità coniugale. Si legge infatti: “Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino” (Gn 4,1).

4. In una precedente risposta pubblicata sul nostro sito avevo scritto queste testuali parole: “Vi è poi il passo di Mt 1,25 che suona letteralmente così: “Ed egli (Giuseppe) non la conosceva, finché non diede alla luce un figlio”.
Verrebbe da concludere che dopo la nascita di Gesù Giuseppe abbia consumato il matrimonio con Maria, la quale avrebbe quindi avuto altra prole.
Ma già i padri della Chiesa ricordavano che nella bibbia si usano spesso simili espressioni. Ad esempio in Gen 28,15 Dio dice a Giacobbe: “Non ti abbandonerò, finché non avrò compiuto tutto quello che t’ho detto”.
Va da sé che Dio proteggerà Giacobbe anche dopo il compimento della promessa.
Così pure in 2 Sam 6,23: “Mikal, figlia di Saul, non ebbe figli finché non morì”. Sarebbe ridicolo credere che, da morta, Mikal abbia avuto dei figli.
Così in Sal 110,1: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. Ma il re cui è diretto questo oracolo divino, siederà alla destra di Dio anche dopo la vittoria sui nemici.
Anche in Mt 28,20: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. Ma anche dopo fine del mondo Cristo sarà con i suoi; anzi, in misura maggiore di prima, poiché il regno si realizzerà in pienezza.
Analogamente, il ‘finché’ di Mt 1,25 non comporta che Giuseppe abbia avuto rapporti carnali con Maria dopo la nascita di Gesù. L’intento dell’evangelista è quello di dimostrare che Gesù è figlio di Davide (Mt1,1), nonostante non avesse un padre umano (Mt 1,18-25).

5. È da tenere presente anche l’argomento della Tradizione, che però i protestanti rifiutano, senza pensare che la accolgono quando accettano proprio dalla Tradizione della Chiesa e dal suo magistero il canone dei libri ispirati. Sono pertanto in perfetta contraddizione.

6. Anche che cosa dica Ta tradizione in merito al nostro discorso avevo già dato una risposta che qui trascrivo in parte: Ignazio di Antiochia († c. 110) dice che Gesù Cristo è “nato veramente da una vergine”. “Il nostro Dio Gesù Cristo fu portato in seno da Maria secondo l’economia di Dio… E rimase occulta al principe di questo secolo la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre clamorosi misteri, che furono compiuti nel silenzio di Dio”.
Giustino († c. 165), che difende la divinità di Cristo di fronte ai giudei e ai pagani, afferma il carattere unico del concepimento di Gesù: “Nessuno mai, all’infuori del nostro Cristo, è stato generato da vergine”. Per lui Maria è la Vergine (Dialogo con Trifone, 43,7).
Origene († 254) ritiene “ben fondata” la difesa della “dignità di Maria, che consiste nell’essersi conservata in verginità fino alla fine, affinché quel corpo destinato a servire alla parola … non conoscesse alcun rapporto sessuale con un uomo, dal momento che era sceso su di lei lo Spirito Santo” (In Mt comm. X, 17).
Epifanio († 403) dice che la perpetua verginità di Maria è convinzione universale di fede: “Quando mai e in quale epoca uno ha osato pronunciare il nome di Maria senza subito aggiungervi, se interrogato, la Vergine?”(Adversus haereses, 1,3).
Egli afferma che il parto di Maria è avvenuto senza dolori e chiama per ben 16 volte Maria “Vergine perpetua”.
Sant’Ambrogio (†397) parla di “uterus clausus, per cui Maria è la porta buona che era chiusa e non si apriva. Cristo vi è passato attraverso, ma non l’aprì” (De institutione virginis 8, 57).

7. Le due traduzioni protestante che mi hai citato pertanto non sono corrette La prima perché parla rapporti coniugali mentre il testo greco parla di conoscere; la seconda perché aggiunge “unigenito” al figlio.
Per cui non c’è da chiedersi come mai la chiesa cattolica abbia adottato una traduzione diversa perché è sempre rimasta fedele al testo. Piuttosto bisognerebbe chiedere ai protestanti perché hanno voluto tradurre in quel modo distaccandosi dal testo.
Verrebbe da dire: a motivo dell’astio che hanno per la venerazione della Vergine Maria, dimenticandosi di quanto dice il testo sacro: “Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” Lc 1,41-43).
Proprio in virtù dello Spirito Santo Elisabetta ha lodato Maria.
Chi è colmo di Spirito Santo fa la stessa cosa che ha fatto Elisabetta.
Chi ne è privo, fa il contrario, anzi prova inimicizia nei suoi confronti (cfr.Gn 3,15).

Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo