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Quesito
Salve Padre,
Sono un ragazzo di 21 anni cattolico, e ogni volta che intavolo questa discussione/domanda ho difficoltà anche io a trovare la soluzione definitiva al dilemma, anche confrontandomi con altre persone non riesco mai a venirne a capo.
La domanda è la seguente:
Dov’è la mia cristianità e il mio amore per il prossimo (includendo anche la libertà di scelta individuale) nel momento in cui impongo i miei ideali religiosi? Cioè, anche di fronte a certi eventi storici – chiamiamoli così, anche se per ovvissime ragioni non condivido – rivoluzionari come la legalizzazione dell’aborto: io mi domando e mi chiedo tra me e me se “commetto peccato” nel pensare che forse forse è stato un bene che si sia concessa piena libertà individuale della donna (sotto determinate condizioni) di poter compiere questo atto abominevole, ma ecco il punto chiave che mi porta alla domanda, è proprio lo sblocco nell’aver concesso “libertà”…
Mi domando sostanzialmente: “Ma non è che privando le persone di questa scelta personale (in qualsiasi altro ambito etico potrebbe estendersi questo ragionamento, anche eutanasia per dire) in realtà io mi comporto da perfetto non-cristiano, visto che il cristiano amando il prossimo, indipendentemente dalle sue scelte, dai peccati commessi, dalla sua storia, deve dare anche libertà personale?”
Un altro esempio per farle capire il problema: per quanto sia vero che bisogna sempre combattere per la Verità, ma se alla domanda di un ipotetico referendum mi venisse proposto “vuole concedere la possibilità di praticare eutanasia a qualsiasi persona che lo richieda, sotto determinate condizioni mediche estreme?” io mi trovo in dubbio se scegliere per il Sì o per il No:
– Per il Sì, perché se così non fosse vivrei con il dubbio di aver compiuto la scelta da tiranno, da impositore di una morale su una persona la cui morale non rispecchia la mia;
– Per il No, perché se così non fosse “potrei sentirmi” (lo metto tra apici perché anche qui si potrebbe aprire un’altra discussione) di aver dato l’opportunità a varie persone di compiere peccato, di togliersi la vita, di essere stato parte di una votazione che ha concesso il via libera nel praticare “suicidio assistito”.
Spero che la domanda, formulata in vari modi, sia chiara nella sua piena essenza hahaha.
Grazie Padre!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. in nessun modo noi possiamo imporre ad altri ciò che appartiene alla nostra fede.
Sicché, ad esempio, non si può imporre ad un islamico di andare a Messa, di confessarsi, di obbedire al magistero della Chiesa, di credere nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, ecc…, ecc….
2. Ma il non uccidere, non rubare, non commettere adulterio non sono principi o comandamenti religiosi.
Sono principi che emergono dal diritto naturale e che sono scritti nella coscienza di ogni uomo.
3. Venendo agli esempi concreti che hai fatto: nessuna donna, nessuna persona ha il diritto di uccidere un bambino, innocente e indifeso.
Nessuna donna e nessun uomo è padrone della vita di un altro, per quanto piccolo.
Per questo non c’è un diritto ad abortire.
4. Che lo Stato conceda ai cittadini il diritto di abortire è solo una questione legale, e cioè che lo Stato non intende perseguire chi abortisce.
Tuttavia, anche se lo Stato lo permette, l’aborto continua ad essere un crimine.
E questo non in forza di un principio religioso, ma di un principio etico, e cioè di diritto naturale.
5. Lo stesso discorso vale per l’eutanasia.
Nessuno è padrone della propria esistenza perché non se l’è data e perché non se la conserva da se stesso istante per istante.
Non siamo padroni della nostra esistenza. Noi siamo solo ministri.
Se ne fossimo padroni, ce la terremo sempre anche quando una malattia ce la vuole portare via.
6. Non si scomoda la fede di nessuno se si afferma che l’esistenza è un dono ricevuto istante per istante.
Questo è un dato fin troppo evidente.
7. Dal momento, dunque, che non siamo proprietari né della vita nostra né della vita degli altri ne segue che nei confronti della vita siamo soltanto dei ministri, dei servitori.
Evidentemente: servitori a favore della vita, non della morte.
8. Si è invece tiranni quando ci si comporta come proprietari assoluti della propria esistenza e dell’esistenza altrui.
9. Tu poni il quesito in questi termini: “vuole concedere la possibilità di praticare eutanasia a qualsiasi persona che lo richieda, sotto determinate condizioni mediche estreme?”.
Ebbene, io ti domando: perché sotto determinate condizioni mediche estreme e non in qualsiasi momento?
Perché in altri momenti non dovrebbe essere concesso? Non sarebbe una tirannia anche questa?
Allora dovrai giungere per forza alla conclusione che nei confronti della vita noi non ne siamo arbitri, ma servitori.
10. Come hai visto, tutto questo senza scomodare la fede.
E del tutto fuori posto farne una battaglia di religione.
Non si tratta di questioni religiose, ma di questioni etiche.
Ti benedico, ti ricordo nella preghiera e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo