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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono un ragazzo di 28 anni. Da tempo ormai seguo il Signore, ma in questo cammino non sempre facile, mi capita spesso di avere molte crisi interiori, ormai con il mio Padre spirituale siamo arrivati al dunque.
Nel mio cuore ci sono ancora grandi ferite dell’infanzia, affettive, a volte ho tanta rabbia che mi sale, e questo fa male dentro, è come un dolore enorme.
In questi anni ho sempre recitato il rosario, la Madonna l’ho sempre sentita accanto a me in modo speciale.
Ora ho scoperto il rosario biblico, il quale mi ha riempito di gioia, sento come un nutrimento molto più grande per la mia anima.
Le chiedo una domanda, secondo lei con la recita continua del rosario biblico, potrò arrivare ad una guarigione completa?
Mi potrebbe consigliare altre preghiere, bibliche oppure consigli sulla preghiera del cuore, per fare sì che io guarisca sempre di più e incontri sempre di più il volto del Padre.
Padre Angelo la ringrazio per la sua disponibilità e ascolto. Le assicuro un Ave Maria detta con il cuore nel mio rosario.
Un saluto
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. se la preghiera del Rosario è ben fatta porta certamente ad una guarigione interiore.
I domenicani in passato introducevano la recita pubblica del Rosario con una preghiera che dice così: “O Dio, il tuo Figlio unigenito ci ha meritato la vita eterna con l’incarnazione, la morte e la risurrezione; a noi che contempliamo questi misteri nel Rosario di Maria, concedi di imitare ciò che propongono per ottenere quanto promettono.
Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e …”.
Ebbene, uno degli aspetti più belli e anche più difficili del Rosario è proprio questo: “imitare ciò che i misteri propongono”.
Quando i nostri cuori si sintonizzano sui sentimenti di Gesù allora ci si mette di fatto sulla strada della guarigione interiore.
2. Tu reciti il Rosario cosiddetto biblico.
Certamente anche questo tipo di Rosario, se ben recitato, è capace di plasmare gli affetti e di guarirli.
Se ti trovi bene con il Rosario biblico continua così.
Io preferisco recitare il Rosario tradizionale, quello mariano, perché ne conosco i misteri a memoria e posso dirlo dovunque senza aver bisogno di un sussidio.
3. Tuttavia non solo il Rosario, ma ogni tipo di preghiera dovrebbe portare a plasmare i nostri affetti e guarirli.
La preghiera infatti viene rivolta a Dio non per fargli conoscere le nostre necessità (le conosce già dall’eternità), ma per disporre i nostri cuori a ricevere le grazie che Egli ha già decretato di darci.
Questo è il pensiero di San Tommaso: “Noi preghiamo non allo scopo di mutare le disposizioni divine: ma per impetrare quanto Dio ha disposto di compiere mediante la preghiera dei santi; e cioè, come dice S. Gregorio, affinché gli uomini ‘col pregare meritino di ricevere quanto Dio onnipotente aveva loro disposto di donare fin dall’eternità’” (Somma Teologica, II-II, 83, 2).
4. Meritare nel nostro caso significa disporre il cuore a ricevere i lumi e la forza che rendono capaci (degni) di accogliere quanto Cristo ha promesso di donare.
È questo il significato di quei versetti che molto spesso precedono alcune preghiere, come ad esempio: Prega per noi, Santa Madre di Dio (San Giuseppe, Sant’Antonio) “perché diventiamo degni delle promesse di Cristo”, vale a dire “perché ci disponiamo a ricevere le grazie promesse dal Signore (ut digni efficiamur promissionibus Cristi).
5. Mi chiedi altre preghiere che ti possano aiutare.
Ti presento due versetti biblici tratti dai Salmi che costituivano una preghiera quasi continua da parte di Santa Caterina da Siena.
Il primo è questo: “O Dio, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto” (Sal 70,2).
Prova a dirlo col cuore e vedrai che il Signore corre presto in tuo aiuto.
Puoi girare questo versetto dicendo anche: “Gesù, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto”.
Per la tua personale devozione puoi parafrasarlo anche così: “Maria, vieni a salvarmi; Signora (oppure: Madre, Mamma), vieni presto in mio aiuto”.
6. L’altro versetto, ugualmente bello, è questo: “Conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte” (Sal 13,4).
Con queste parole chiediamo la grazia di poter stare sempre alla presenza del Signore e di non declinare verso alcun peccato né in pensieri, né in parole, né in opere.
Davide ha composto questo salmo quando Saul cercava di togliergli la vita.
Noi possiamo applicarlo in riferimento al peccato o al demonio che insidiano costantemente la nostra vita spirituale.
Con tale invocazione chiediamo a Dio di conservare la luce ai nostri occhi, e cioè di stare alla sua presenza, perché “quando l’uomo è sollecito a resistere al peccato non cade nella morte” (San Tommaso, Commento al Salmo 13,4).
Ti auguro di vivere l’esperienza di Santa Caterina e di sentirti interiormente guarito per opera di quella medesima grazia che rende sempre interiormente sani.
Ti ringrazio di cuore per l’Ave Maria che hai recitato.
A mia volta ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo.