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Quesito
Caro Padre Angelo,
la mia vita non ha più senso. Penso di essere la persona meno meritevole di questa vita terrena. Sposata, cado tra le braccia di un’altra persona che mi riempie di attenzioni anch’essa sposata ma mi dice che prova i miei stessi sentimenti.
Abbiamo una relazione in cui non riusciamo a stare lontani. Fantastico sul l’eventualità di avere un figlio anche perché non stiamo minimamente attenti ma ci amiamo completamente. Più volte espongo l’argomento dicendo che potrei rimanere incinta e lui mi dice forse rassicurandomi che se succedesse si prendono le responsabilità del caso.
Così dopo cinque mesi eccomi sono incinta dapprima felice, poi nel panico dico che non posso tenerlo che ho paura della gravidanza del parto di morire, vado in chiesa e prego che Dio lo conceda a una famiglia che lo ami perché io non riesco a sentirlo, mi tiro pugni, piango, mi dispero e poi a volte sprazzi di luce.
Dico che lo devo tenere che è mio, io l’ho voluto, e’ mia responsabilità. Così un giorno dico che devo fare la cosa giusta, un altro giorno dico che non ci riesco se tengo questo bambino muoio, e se non lo tengo muoio lo stesso.
Mio marito viene a sapere tutto e dice che prova a starmi vicino.
Il padre naturale di questo bambino alla fine non lo vuole, non me lo dice chiaro, ma meglio che io abortisca e non si fa più vedere.
Io nei pianti in cui dicevo che non ce la facevo, avevo bisogno di qualcuno che con forza lo dicesse: tu lo tieni e ti assumi le responsabilità e cela fai!!!!!!!
Invece tutti, io per prima, a nascondere la testa sotto la sabbia mai guardata una sua ecografia solo a chiedergli scusa che non ce la facevo e così piangendo l’ho fatto e da allora non vivo più, non vivo più perché invece io questo bambino lo amo, non riesco a guardarmi intorno perché veder gli altri bambini mi distrugge.
Ho pensato varie volte di farla finita. Inutile piangere adesso lui non c’è più e l’ho voluto io e mi sento indegna, inutile, una nullità e mi sento impazzire.
Dio perdonami ma prendi questa tua figlia se puoi e toglile la vita preziosa che gli hai concesso perché non ne è degna.
Può Dio perdonare chi uccide? Il male ha vinto su di me, io devo andare all’inferno, non ha più senso dire che se tornassi indietro terrei Giacomo – così l’ho chiamato – ma indietro non posso tornare e non riesco più a vivere così. Devo morire.
Chiedo scusa a tutti. Mi dispiace di aver sprecato questa vita meravigliosa per le mie paure infantili, ma è giusto che paghi con la mia stessa vita. Non ha più senso per me andare avanti.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. non posso minimizzare quanto hai fatto.
Non ci sono parole che possano consolare.
2. Capisco bene quello che ti passa per la mente: chiedere al Signore che ti tolga da questa vita perché non te ne senti degna.
Ma come espieresti insieme col Signore il tuo peccato?
Morire sarebbe solo un’evasione.
3. Io ricordo una delle prime donne che avevo assolto dall’aborto. Diceva: chiedo al Signore di purificarmi di qua e di là.
Il Signore l’ha purificata di qua.
Nella malattia che l’ha condotta alla morte aveva una grande rassegnazione. Sembrava un altro Davide che diceva: “Il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51,5).
4. Adesso vai avanti con umiltà.
Ringrazia Dio di averti dato un marito che ti vuole veramente bene.
A differenza dell’altro, che non ti è stato in nessun modo vicina, tuo marito è il segno visibile e tangibile dell’amore del Signore per te, che ti ha perdonata.
Servilo con un amore e un rispetto ancora più grande.
Questo è il vero amore!
5. A questo punto voglio ricordarti le parole di Giovanni Paolo II alle donne che avevano abortito:
“Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto.
La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica.
Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto.
Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza.
Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità.
Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione.
Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino.
Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita.
Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l’accoglienza e l’attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell’uomo” (Evangelium vitae, 99).
6. Ebbene anch’io dico a te: se ancora non l’hai fatto, apriti con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia ti aspetta per offrirti il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione!
E poi: affida Giacomo allo stesso Padre e alla sua misericordia.
Se potesse parlare, Giacomo ti darebbe tutto il suo perdono come Cristo in Croce e ti direbbe che dal Cielo ti ama, che ti segue e che ti vuole un giorno – purificata e ricca di meriti – insieme con Lui e per sempre. Rimani per sempre la sua madre.
Ti assicuro la mia preghiera, imploro il perdono e la pace per te, ti ricorderò nella S. Messa che tra breve celebrerò e ti benedico.
Padre Angelo