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Quesito
Buongiorno Padre,
volevo sottoporle un argomento che raramente viene trattato nonostante la situazione (a mio parere) lo imporrebbe.
Vedo dappertutto anche nei luoghi sacri tanta disinibizione nei costumi.
Ho posto il problema ad alcuni sacerdoti; sorrisetti impotenti e vaghe considerazioni sul "cuore che viene prima di tutto" sono state le risposte.
Quanto tempo è passato dalla "crociata della purezza" di Pio XII, dalle raccomandazioni dei santi e dei Papi sulla morale cristiana? Possibile che io sia l’unico a vivere questo disagio?
Vedo dove questa Chiesa sta andando, l’incapacità e il non volere trasmettere una morale che non sia quella del mondo, che invece viene rincorso, anche nei costumi.
Anche perché questa disinibizione nei costumi, il rapporto malato e distorto con il corpo e la sessualità è all’origine di tanti mali spirituali di oggi.
La mia impressione è che la Chiesa, che non ha più la forza e neanche la volontà di "combattere" certi atteggiamenti contrari alla morale cattolica, non sappia più infondere, nei fedeli e non, una visione dell’uomo che non sia il solito umanesimo melenso intriso di buoni e vacui sentimenti, pacche sulle spalle e volemose bene.
Un cattolico dovrebbe distinguersi dal mondo, in ogni ambito, anche quello pratico e quotidiano.
Grazie per l’attenzione, Padre.
Antonio
Risposta del sacerdote
Caro Antonio,
1. l’impressione che hai tu, e cioè che la Chiesa abbia rinunciato alla sua volontà di convertire la gente a Cristo, è l’impressione di parecchi.
Intendiamoci: do per scontato che è nostro dovere tenere le porte della misericordia aperte ad ogni uomo e ad ogni situazione.
Do per scontato anche che dobbiamo avere la consapevolezza che la Chiesa assomiglia ad un ospedale da campo perché è chiamata a curare tutti.
Ma curare tutti significa cercare di guarirli, e non già lasciarli così come sono.
2. Gesù ha iniziato la sua predicazione dicendo: “Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15).
E l’ha conclusa dicendo: “e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati” (Lc 24,47).
3. Ora l’impegno costante di ciascuno di noi e della Chiesa deve essere conforme a quello che ci giunge attraverso San Paolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,1-2).
4. La Parola di Dio chiede dunque una continua trasformazione e un atteggiamento di permanente conversione a Cristo.
Nello stesso tempo scongiura di non conformarsi al mondo.
5. Questo concetto è ripreso diverse volte da San Paolo quando chiede di spogliarsi dell’uomo vecchio per rivestire il nuovo: “Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.
Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile” (Ef 4,17-19).
6. E ancora: “Dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4,2-24).
7. Giovanni Paolo II in un discorso fatto a Torino in occasione del centenario della morte di San Giovanni Bosco disse ai vescovi del Piemonte: “Possiamo dire che oggi l’Europa, in diversi paesi, anche con la collaborazione molto valida di tanti studiosi di teologia, soprattutto morale, si difenda molto efficacemente dalla necessità della conversione.
Una volta il compito della teologia, soprattutto morale, era come seguire, come accompagnare il processo della conversione.
Adesso si cerca come liberare la persona umana, nel nome della sua dignità, dalla necessità della conversione” (Osservatore Romano, 3.9.1988).
8. Certo, se la Chiesa cerca di liberare la persona dall’impegno della conversione non ha più niente da dire.
E cessa di essere la coscienza del mondo chiamata amormorare contro il male e incitare al bene.
San Tommaso ricorda che “il ruolo della coscienza è di protestare contro il male e di inclinare al bene” (De Veritate, 16,2).
9. Giovanni Paolo II in Veritatis splendor dice: “L’evangelizzazione — e pertanto la «nuova evangelizzazione» — comporta anche l’annuncio e la proposta morale.
Gesù stesso, proprio predicando il Regno di Dio e il suo amore salvifico, ha rivolto l’appello alla fede e alla conversione (cf Mc 1,15).
E Pietro, con gli altri Apostoli, annunciando la risurrezione di Gesù di Nazaret dai morti, propone una vita nuova da vivere, una «via» da seguire per essere discepoli del Risorto (cf At 2,37- 41; 3,17-20)” (VS 107)
10. Insieme alla predicazione e alla proclamazione della dottrina, che certamente è indispensabile, Giovanni Paolo II dice che è sempre necessaria un’altra cosa.
Eccola: “Come e ancor più che per le verità di fede, la nuova evangelizzazione … manifesta la sua autenticità, e … sprigiona tutta la sua forza missionaria, quando si compie attraverso il dono non solo della parola annunciata, ma anche di quella vissuta.
In particolare è la vita di santità, che risplende in tanti membri del Popolo di Dio, umili e spesso nascosti agli occhi degli uomini, a costituire la via più semplice e affascinante sulla quale è dato di percepire immediatamente la bellezza della verità, la forza liberante dell’amore di Dio, il valore della fedeltà incondizionata a tutte le esigenze della legge del Signore, anche nelle circostanze più difficili.
Per questo la Chiesa, nella sua sapiente pedagogia morale, ha sempre invitato i credenti a cercare e a trovare nei santi e nelle sante, e in primo luogo nella Vergine Madre di Dio «piena di grazia» e «tutta santa», il modello, la forza e la gioia per vivere una vita secondo i comandamenti di Dio e le Beatitudini del Vangelo” (VS 107).
11. Anche noi – anche qualora i pastori non parlassero di conversione – con la nostra condotta umile e spesso nascosta siamo chiamati a predicare la bellezza della verità evangelica e l’urgenza della conversione.
Ti ringrazio per averci richiamato ad essere quello che dobbiamo essere: sale della terra e luce del mondo.
Mentre lo auguro anche a te, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo