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Quesito
Caro Padre Angelo,
anzitutto la ringrazio per i consigli che mi ha dato in risposta al mio precedente quesito: la strada che devo compiere per giungere alla perfezione è ancora molta, ma sono intenzionato a continuarla perseverante.
È da un po’ di tempo che leggo la Bibbia nella versione CEI 2008 e vorrei porle dei quesiti visto che è la prima volta che mi accosto alla Sacra Scrittura privatamente, oltre a seguire sempre la liturgia della Parola domenicale, ed ho molte curiosità.
Mi potrebbe spiegare come si è giunti alla definizione del canone biblico e se la Chiesa adotta o consente di leggere, oltre all’edizione tipica, anche testi critici?
Le chiedo questa delucidazione perché già sapevo che i protestanti hanno eliminato dalla Scrittura i libri deuterocanonici dell’Antico Testamento, e Lutero avrebbe voluto fare anche di più eliminando addirittura alcuni libri del Nuovo Testamento; questo però non mi stupisce; infatti noi, nei confronti della Parola di Dio, abbiamo atteggiamenti così distanti dai loro che un dialogo vero penso sia difficile se non impossibile.
La ringrazio per la gentilezza e l’impegno che sempre mette a disposizione dei nostri dubbi e curiosità.
Le prometto un ricordo nella preghiera e la saluto.
Fabio
Risposta del sacerdote
Caro Fabio,
1. sulla formazione del Canone dell’Antico Testamento il grande biblista McKenzie dice che probabilmente non è corretto parlare di un canone ebraico della Bibbia prima dell’era cristiana, perché fu proprio la controversia con i cristiani a rendere necessaria la determinazione del canone.
Gli ebrei possedevano una collezione di libri sacri prima dell’era cristiana.
Nello stesso Antico Testamento si trovano allusioni alla redazione e alla conservazione di libri o di parti di libri.
Questi passi, tuttavia,
non indicano il carattere sacro dei libri in questione. Tale carattere è evidente, invece, in Dn
9,2.
Gli ebrei attuali accettano il canone come si trova nel testo ebraico masoretico contenente 24 libri:
1. La legge: Gn, Es, Lv, Nm, Dt.
2. I profeti, divisi in profeti più antichi: Gs, Gdc, 1-2 Sm, 1-2 Re e successivi: Is, Gr, Ez, i 12 profeti calcolati come un solo libro.
3. Gli scritti: 1-2
Cro, Esd-Ne, Est, Rt, Sal, Pr, Gb, Lam, Qo, Ct, Dn.
La traduzione greca fatta dagli ebrei nel secolo III-II, chiamata comunemente dei Settanta, comprende anche 1-2 Mc, Tob, Gdt,
Sir, Sap, Bar, nonché parti aggiunte a Dn e ad Est.
Questi ultimi
libri sono detti deuterocanonici. Ambedue le collezioni sono di origine ebraica e non è facile indicarne i reciproci rapporti.
Lo storico ebreo Flavio Giuseppe, scrivendo nel 93 d.C., rende testimonianza di 22 libri sacri e divinamente ispirati, che si possono facilmente identificare con il canone ebraico.
Talvolta i libri venivano detti 22 invece di 24, dato che si riunivano insieme Gdc-Ru e Ger-Lam, raggiungendo così lo stesso numero delle lettere dell’alfabeto ebraico.
Giuseppe allude anche a una tradizione rabbinica per la quale con Esdra si chiudeva il canone della Bibbia.
Un’altra tradizione rabbinica attribuisce la definizione del canone a un sinodo tenuto a Jamnia in Palestina intorno al 100 dC, ma sappiamo ben poco sull’attività di questo sinodo.
2. La formazione del Canone del Nuovo Testamento
La collezione dei libri del Nuovo Testamento come libri sacri ebbe probabilmente inizio con la conservazione degli scritti da parte degli ambienti apostolici.
Gli apostoli infatti sono stati testimoni oculari della vita e degli insegnamenti di Gesù. Su di essi lo Spirito Santo era disceso in lingue di fuoco.
Erano pertanto i legittimi successori dei profeti.
È interessante osservare che gli inizi di questa collezione si hanno fin dal secolo I.
Citazioni (generalmente implicite) dagli scritti del Nuovo Testamento si trovano già
negli scritti di Clemente Romano († 100), Ignazio di Antiochia († 107), Policarpo di
Smirne († 156), il Pastore di Erma, scritto a Roma intorno al 140-155, e la anonima
Didaché Apostolorum (Dottrina degli Apostoli), scritta fra l’80 e il 100 in Siria o in
Palestina.
Dopo il 150 il Nuovo Testamento è citato come «Scrittura», come libro sacro allo stesso livello dell’Antico Testamento.
Ma il più antico canone del Nuovo Testamento lo si deve a cristiani eretici, non a cristiani ortodossi.
Marcione (intorno al 150) rifiutò l’intero Antico Testamento e del Nuovo Testamento accettò soltanto Lc, Rm, 1-2 Cor, Gal,
Ef, Cl, 1-2 Ts, Fil, Fm. Questo fatto valse senza dubbio ad affrettare la definizione di un canone ortodosso, che appare per la prima volta nel Frammento Muratoriano, scritto intorno al 200. Questo frammento omette Eb, Gc, 1-2 Pt.
Sul canone del Nuovo Testamento non si sono mai avuti dubbi consistenti come quelli sul canone dell’AT: ciononostante rimasero dubbi personali e locali su alcuni libri, specialmente in oriente, e
fino nei secoli v e vi: i libri in questione erano Eb, Gc, 2 Pt, 2-3 Gv, Gd, Ap.
Il canone tradizionale fu poi accettato senza altre difficoltà fino al secolo
XVI.
Lutero e alcuni altri riformatori tedeschi rifiutarono Gd, Eb, Gc e Ap. È nota l’obiezione di Lutero a Gc il quale insegna che la fede senza le opere è morta.
Le altre chiese riformate, tuttavia, non misero in discussione il canone, e anche i luterani tornarono al canone tradizionale nel secolo XVII.
Il Concilio di Trento ha fissato l’attuale canone.
Ti saluto, ti ringrazio della preghiera che ricambio cordialmente e ti benedico.
Padre Angelo