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Quesito

Caro padre,
La ringrazio. E le chiedo ancora una cosa, sperando perdoni tanta insistenza…magari ne ha già parlato. Volevo però capire la differenza fra volere e permettere, dal punto di vista di Dio. Perché insomma a volte, direi molte volte, il dolore è permesso? Cosa vuole il Signore raggiungere attraverso di esso?
E quando si prega di essere liberati dal male e non si è ascoltati, e solo una nostra impressione?
Grazie. Sono disposta ad aspettare altri 4/5 mesi… Grazia ancora.


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. poiché Dio è amore, la sua volontà e tutti i suoi comandi sono ordinati a comunicare qualche cosa di buono all’uomo.
Allora non vi è niente di più saggio che conformare la nostra volontà a quella di Dio per appropriarci di tutti i beni che Egli ha destinato di accordarci.
Merita che ci soffermiamo un istante a contemplare i contenuti della volontà di Dio.

2. San Tommaso dice che quando nella preghiera del Padre nostro domandiamo “Sia fatta la tua volontà”, “noi ci mettiamo press’a poco nell’atteggiamento di un malato che per guarire chiede al medico qualcosa.
E non chiede specificando che cosa vuole, ma si rimette alla sua volontà.
Diversamente se facesse solo di sua testa, sarebbe uno stolto.
Così anche noi dobbiamo chiedere a Dio nient’altro al di fuori del compimento della sua volontà, e cioè che la sua volontà si compia in noi.
Solo allora infatti il cuore dell’uomo è retto: quando concorda con la volontà divina.
Così ha fatto Cristo: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 6,38). Cristo infatti, in quanto è Dio, ha la medesima volontà del Padre. Ma, in quanto uomo, ha una volontà distinta da quella del Padre. E secondo questa volontà dice di non fare la volontà propria ma quella del Padre. E perciò ci insegna a pregare e a chiedere: “Sia fatta la tua volontà” (San Tommaso, Commento al Pater).

3. Allora quali sono i contenuti della volontà di Dio?
Questa domanda è importante per poter raddrizzare e conformare la nostra vita secondo la sua volontà.
Secondo san Tommaso sono i seguenti:
La prima cosa che Dio vuole da noi, è che noi possediamo la vita eterna(Commento al Pater).
Gesù dice: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3).
Nel Vangelo di san Giovanni “conoscere” sta per amare e possedere.
Pertanto la vita eterna consiste nel conoscere, nell’amare e nel possedere Dio nel proprio cuore.
Possedere una cosa significa usarne e poterne fruire come si vuole,
Dunque la prima volontà di Dio nei nostri confronti è che Lo possediamo in noi mediante la grazia, che possiamo godere e usare della sua presenza e della sua compagnia come vogliamo.
Che cosa c’è di più grande?.

4. Per san Tommaso “la seconda cosa che Dio vuole da noi, è che osserviamo i suoi comandamenti.
Chi infatti desidera una cosa non solo vuole ciò che desidera ma anche i mezzi per conseguirla.
Anche il medico, che vuole la guarigione del malato, vuole nello stesso tempo la dieta, le medicine e quant’altro è necessario per la sua salute.
Ebbene, come Dio vuole che noi conseguiamo la vita eterna, così vuole anche che facciamo quanto è necessario per conseguirla, e la conseguiamo osservando i suoi comandamenti. Dice il Signore: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19,17)” (Commento al Pater).

5. “La terza cosa che Dio vuole per noi è che siamo restituiti allo stato e alla dignità in cui fu creato il primo uomo: stato e dignità così grandi, che il suo spirito e la sua anima non provavano nessuna ribellione da parte della carne e della sensualità.
Finché la sua anima rimase soggetta a Dio, anche il corpo rimase così soggetto allo spirito da non sperimentare alcuna corruzione, né di morte, né di malattia, né di altre passioni.
Da quando invece lo spirito e l’anima, che era intermediaria tra Dio e la carne, col peccato si è ribellata a Dio, anche il corpo si è ribellato all’anima e da allora cominciò a sperimentare la morte e la malattia e una continua ribellione della sensualità allo spirito. Descrivendo questa condizione S. Paolo dice: “Nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente” (Rm 7,23) e “la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne” (Gal 5,17). Vi è dunque una continua lotta tra la carne e lo spirito, e l’uomo con il peccato va sempre più peggiorando.
È pertanto volontà di Dio che l’uomo venga restituito allo stato primitivo, in modo che nella carne non ci sia nulla che contrasti lo spirito: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Ts 4,3)” (Commento al Pater).

6. A questi obiettivi tendono anche le permissioni di Dio.
Si parla di permissioni a proposito del male.
Dio non vuole il male e non può volerlo, perché è contrario alla sua natura. Tutto ciò che deriva da lui è buono e perfetto.
Tuttavia lo permette.
Perché lo permette?
Certo per accordarci un bene più grande perché l’onnipotenza divina si manifesta anche in questo: nel condannare il male a servire il bene.
Finché siamo quaggiù questo bene non sempre ci è chiaro, perché sul momento vediamo solo la tribolazione.
Ma Dio proporziona tutto sulla lunghezza d’onda dell’eternità.
Allora noi vedremo.
E se di qua talvolta quasi ci scandalizziamo per una permissione così grande del male, quando saremo di là, diremo quello che gli abitanti del cielo stanno già dicendo: “Sì, Signore Dio onnipotente, veri e giusti sono i tuoi giudizi!” (Ap 16,7).

7. In questo senso si comprende la preghiera di Giuditta: “Ricordatevi quanto Dio ha fatto con Abramo (“il quale passando per tante prove divenne amico di Dio”), quali prove ha fatto passare a Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava le greggi di Làbano, suo zio materno. Certo, come ha passato al crogiuolo costoro con il solo scopo di saggiare il loro cuore, così ora non vuol fare vendetta di noi, ma è a scopo di correzione che il Signore castiga quelli che gli stanno vicino» (Gdt 8, 26-27).

8. I Profeti hanno parlato spesso delle vie misteriose per le quali Dio riconduce gli uomini a sé chiamandolo a conversione e pentimento.
Ce lo ricorda Isaia con queste  parole: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,6-9).
Sono vie insondabili come dice  il salmo 37: “La tua giustizia è come le più alte montagne, il tuo giudizio come l’abisso profondo” (Sal 37,7).
Il Signore trae a sé anche attraverso la strada del dolore come ricorda Tobia: “Vi castiga per le vostre ingiustizie, ma userà misericordia a tutti voi. Vi raduna da tutte le genti, fra le quali siete stati dispersi. Convertitevi a lui con tutto il cuore e con tutta l’anima, per fare la giustizia davanti a Lui, allora Egli si convertirà a voi e non vi nasconderà il suo volto. (…).
Io gli do lode nel paese del mio esilio e manifesto la sua forza e grandezza a un popolo di peccatori.
Convertitevi, o peccatori, e operate la giustizia davanti a lui; chi sa che non torni ad amarvi e vi usi misericordia?” (Tb 13,5-6.8).

9. Per l’ultima domanda ti rimando ad una risposta pubblicata sul nostro sito:
?Volevo chiederle perché le preghiere, a volte, non vengono esaudite
www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2757

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo