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Quesito

Caro Padre Angelo
dopo aver avuto modo di leggere alcune delle domande-risposte della sezione Un Sacerdote Risponde sul vostro sito, ho deciso di scriverti per farti io stesso qualche domanda, perchè ho apprezzato molto la chiarezza delle tue risposte, ed il fatto che in esse illustri molto bene ciò che la Chiesa ci vuole insegnare, quindi domandando a te sento di fare una domanda direttamente alla Chiesa, e che la Chiesa mi risponde.

Quindi la cosa più importante che vorrei domandarti è il significato dell’Eucarestia. Premetto che ho 21 anni, ho fatto catechismo e sono cattolico, anche se ne ho di strada da fare per diventare un buon cristiano, capace di glorificare il Signore con la sua vita una volta uscito dalla Messa. Ti chiedo qual’è il significato della Santa Comunione, oltre che per un mio approfondimento personale che ovviamente fa solo bene, anche perchè se qualcuno che magari ne sa poco o nulla mi fa questa domanda su un aspetto così importante della nostra Fede, io vorrei essere in grado di rispondergli bene, e in modo convincente, mentre oggi come oggi mi rendo conto che non sarei capace di dargli una risposta approfondita e articolata come è doveroso che un cristiano sappia fare, ma risponderei in modo troppo superficiale. Ti prego per questo di rispondermi come risponderesti ad uno che non sa nulla dell’Eucaristia, non un bambino, ma un adulto che non ne conosce il significato.

Sempre riguardo all’Eucarestia se posso vorrei porti questa considerazione da ignorante: se io mi confesso e, la Chiesa insegna, dopo la Confessione mi vengo a trovare in uno stato di Grazia, a quel punto che cosa mi dà in più l’accostarmi alla Comunione se sono già in stato di Grazia, può essere migliorato o "potenziato" il mio stato di grazia se faccio la Comunione? In soldoni: a che mi serve fare la Comunione se sono già in Grazia di Dio? 
Come risponde la Chiesa? A cosa concretamente ci serve l’Eucaristia? 
Scusa per il modo barbaro con cui ti ho posto la domanda me è solo per essere più diretto possibile, perchè desidero saper rispondere chiaramente anche a questo, sia a me stesso che agli altri.

 

Ti abbraccio e prego il Signore per voi Amici Domenicani. 
Leonardo


Risposta del sacerdote

Caro Leonardo,
rispondo volentieri alla tua domanda cercando di non  dare nulla per scontato.

1. Dobbiamo partire all’obiettivo che Dio ha dato all’uomo: la santità.
La santità si raggiunge conformandosi ai sentimenti di Cristo.
Ora questo non può avvenire per uno sforzo titanico da parte dell’uomo perché l’obiettivo (la conformazione ai sentimenti di Cristo) è soprannaturale.
Proprio per questo Gesù ha detto: “nessuno viene a me se il Padre non lo attira” (Gv 6,44).

2. San Tommaso d’Aquino ha detto in maniera molto netta qual è il significato dell’Eucaristia quando ha affermato: “l’effetto proprio dell’eucaristia è la trasformazione dell’uomo in Dio” ” (s. tommaso, IV Sent., 12, 12, 1, ad 1).
Facendo la S. Comunione noi veniamo trasformati in Dio, in Cristo.

3. Forse tu mi dirai: ho fatto tante volte la S. Comunione, ma non mi sono visto trasformato…
Ebbene qui dobbiamo mettere il dito sulla piaga. E non solo per te, ma anche per molti altri.
Purtroppo oggi si fa la S. Comunione e non si sta in Comunione col Signore. Si tratta di un gesto e nulla più.
Certo non possiamo pensare che questa trasformazione avvenga in maniera magica, in un istante.
Se tu metti una pentola d’acqua sul fuoco e la lasci lì solo un istante, rimane come prima.
Se invece la lasci lì per un certo tempo, va in ebollizione. Se la lasci più a lungo, evapora tutta.
Così succede analogamente per chi vive bene la propria Comunione.

4. I maestri di vita spirituale dicono che bisognerebbe stare in Comunione col Signore almeno per tutto il tempo in cui rimangono in noi le Sacre Specie, e cioè una decina di minuti.
Ma Sant’Alfonso dei Liguori non si accontentava di questo.
Senti che cosa scriveva: “Il direttore spirituale raccomandi che dopo la Comunione ci si trattenga a fare il ringraziamento. Sono pochissimi i direttori spirituali che raccomandano il ringraziamento assiduamente, che inculcano cioè di fare il ringraziamento per uno spazio considerevole di tempo. Il motivo è che sono pochissimi i sacerdoti che fanno il ringraziamento e quindi si vergognano di raccomandare agli altri ciò che essi non fanno. Il ringraziamento, ordinariamente, dovrebbe durare un’ora. Si faccia almeno per mezz’ora in cui l’anima si eserciti nell’amore e nel domandare” (Praxis Confessarii, IX,5,155).

5. Sulla necessità di questo momento così prezioso e trasformante hanno insistito anche il Magistero della Chiesa.
L’Istruzione “Inestimabile donum” (3.4.1980) dice: “Si raccomandi ai fedeli di non tralasciare, dopo la Comunione, un giusto e doveroso ringraziamento, sia nella celebrazione stessa, con un tempo di silenzio, con un inno o con un altro canto di lode, sia dopo la celebrazione, rimanendo possibilmente in orazione per un congruo spazio di tempo” (n. 17).
Pio XII nell’enciclica Mediator Dei, sempre al riguardo, dice: “Si allontanano dal retto sentiero coloro i quali fermandosi alle parole più che al pensiero, affermano e insegnano che finita la Messa non si deve prolungare il ringraziamento… Anzi, questi atti propri dei singoli sono assolutamente necessari per godere più abbondantemente di tutti i soprannaturali tesori di cui è ricca l’Eucaristia e per trasmetterli agli altri secondo le proprie necessità… Perché dunque non loderemo coloro che si indugiano in intima familiarità col divino Redentore, non solo per trattenersi dolcemente con lui, ma specialmente per domandargli aiuto, perché tolgano dalla loro anima tutto ciò che può diminuire l’efficacia del Sacramento e facciano da parte loro tutto ciò che può favorire la presentissima azione di Gesù? Li esortiamo anzi a farlo. Noi dunque, così intimamente stretti a Cristo cerchiamo quasi di immergerci nella sua santissima anima e ci uniamo a lui per partecipare agli atti di adorazione con cui egli offre alla Trinità l’omaggio più grato e accetto” (nn. 120-123).

6. Se farai questo anche tu, vedrai le trasformazioni.
Pier Giorgio Frassati non tralasciava mai questo momento così prezioso.
E, se finita la Messa doveva salutare gli amici e organizzare qualcosa con loro, ricuperava dopo.

Ti ringrazio di cuore per la preghiera che fai per gli amici domenicani.
Ti assicuro un ricordo al Signore perché anche tu sperimentare nella tua vita la potenza trasformatrice dell’Eucaristia.
Ti benedico.
Padre Angelo