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Quesito

Pace a lei.
Carissimo P. Angelo,
la seguo da diverso tempo con molta attenzione, perché la reputo un’ottima guida spirituale.
Mi chiamo M., ho 52 anni, sposato con rito cattolico nel 1997 e divorziato nel 2011 dopo separazione nel 2005: risposato civilmente dopo 17 anni di convivenza con F., la donna cattolica, praticante, anche lei divorziata, che mi ha aiutato nel difficile cammino di ritorno alla fede.
Dall’inizio del 2023 siamo seguiti da un Padre Filippino che ha ricevuto dal Vescovo l’autorizzazione al discernimento e accompagnamento di coppie divorziate e risposate secondo le linee guida della Chiesa.
Mia moglie F. ha cercato di capire se possa ottenere l’annullamento del matrimonio, perché il suo ex marito non ha voluto avere figli con lei, ma ha problemi oggettivi nel ricontattarlo, poiché non vive più in Italia e per motivi di privacy nessun ufficio anagrafico può rivelare il luogo in cui risiede, nemmeno all’avvocato della Sacra Rota.
Nel mio caso, la nullità del precedente matrimonio è dovuta, secondo quanto riferitomi dal Padre Filippino, sentito l’avvocato, a una palese non intenzione pre e post matrimoniale di vivere il sacramento del matrimonio cattolico. Infatti io e la mia ex moglie, da tempo buddisti praticanti e espressamente atei, decidemmo, per motivi puramente estetici, soprattutto per accontentare i suoi desideri e i suoi parenti, di sposarci in chiesa, oltretutto senza confessarci e, così, in maniera sacrilega ci sposammo e accostammo al sacramento dell’Eucaristia, all’insaputa del sacerdote che officiava le nozze, ma non del Signore, per poi, il giorno dopo, ritornare come se nulla fosse alle nostre pratiche atee e idolatriche.
Nel 2022, dopo il mio ritorno alla fede in occasione di lutti famigliari e di una vita segnata da gravi peccati e molti castighi divini (che solo ora ho riconosciuto quali giusti e amorevoli avvertimenti), ho sentito una forte chiamata al pentimento e alla preghiera, sfociata con grande senso di colpa, lacrime di sofferenza e gioia nel mio primo pellegrinaggio a Lourdes con F.: il mio cuore di pietra si stava crepando.
Le scrivo perché io e mia moglie abbiamo dei dubbi relativi a questo percorso che stiamo compiendo molto seriamente, e, nell’ultimo incontro, orientato fortemente verso la riparazione al Cuore Divino di Gesù per averlo ferito a causa del divorzio di entrambi, e non solo per quello, come avrà potuto evincere dal mio scarno resoconto.
I dubbi per cui le scrivo, sono relativi alla morale sessuale e alla validità di tale cammino penitenziale.  
Io e mia moglie cerchiamo di mantenerci il più possibile continenti – preghiamo sempre, in particolare il Santo Rosario, medicina del cuore, del corpo e dell’anima donataci dalla Beata Vergine Maria attraverso San Domenico e ci confessiamo spesso – così come ci è stato detto dal confessore e dal Padre che ci accompagna, soprattutto in particolari periodi della liturgia annuale, come abbiamo fatto durante quaresima e Pasqua.
Non è facile, ma ci è stato anche detto che, se dovessimo accostarci l’uno all’altra, possiamo, previa confessione, ricevere l’Eucaristia.  
Inoltre, a maggio del 2024, a completamento del cammino intrapreso, saremo pienamente riammessi alla vita sacramentale, dopo colloquio finale con il Vescovo.  
Quanto ci è stato detto è veramente conforme al Magistero della Chiesa?
Ho letto tanti testi relativi alla pastorale in questione, che si faceva strada già negli anni ’70 con l’introduzione della legge sul divorzio, ma i dubbi restano.
Noi non vogliamo essere complici di qualcosa che distorce il deposito della fede, ma non vogliamo né presumere, né essere orgogliosi, visto che i sacerdoti ci assicurano che quanto stiamo affrontando è, per così dire, legale e giusto secondo dottrina.
I pastori guidano le pecore, non il contrario, e non è facile, di questi tempi burrascosi, comprendere tutto quello che accade in seno alla Chiesa. Non vorremmo mai trovarci a sprofondare ancor di più in una condizione di peccato che ci allontani dalla Divina Grazia.

Attendo con trepidazione una sua risposta, ringraziandola, pregando per lei e salutandola fraternamente.
M.


Risposta del sacerdote

Caro M.,
1. molto probabilmente il tuo matrimonio celebrato in forma sacramentale è nullo.
Quello di colei che in forma civile è tua moglie non è stato perfettamente consumato. È presumibile che escludendo i figli, abbiano escluso di donarsi in pienezza anche nella propria capacità procreativa.
Sarebbe, a detta di alcuni canonisti, un matrimonio rato ma non perfettamente consumato.
Potrebbe dunque ricevere benissimo una dispensa.

2. Sono rimasto molto colpito dalla serietà del cammino che state compiendo con un padre Filippino.
Questo cammino, insieme con la grazia del Signore e l’intervento della Beata Vergine, vi ha portato a un vero pentimento per il matrimonio sacramentale celebrato superficialmente.
Soprattutto vi ha introdotto in un itinerario di vita santa.

3. Posso dire che la grazia santificante ha già raggiunto la vostra anima e indubbiamente state crescendo nella vita spirituale.
Sono convinto che sia proprio questo cammino di santificazione che fate in maniera così seria ad illuminarvi sempre più e a porvi seri interrogativi su quanto mi viene prospettato: la piena riammissione alla vita sacramentale.
Si sta realizzando in voi, proprio per esperienza personale, quanto ha detto San Giovanni: “Quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito” (1 Gv 2, 27).

4. Ma per la risposta procediamo per gradi.
Come principio generale va ricordato che l’intimità sessuale è lecita solo all’interno del matrimonio.
Questo è chiaramente affermato il Catechismo della Chiesa Cattolica: “L’atto sessuale deve aver posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla Comunione sacramentale” (CCC 2390).
Anche Papa Francesco l’ha scritta di suo pugno qualche tempo fa.

5. Pertanto rimane sempre valida la normativa di Giovanni Paolo II espressa in Familiaris consortio n. 84: “La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi”.


6. Questo corrisponde al vostro attuale intendimento.
In questo senso il vostro accompagnatore vi dice che qualora vi fosse qualche cedimento dovete accostarvi al sacramento della confessione ribadendo il proposito di vivere secondo le vie di Dio.

7. La piena riammissione alla vita sacramentale richiede il matrimonio Sacramento.
In questo momento voi siete sposi davanti allo stato, ma non lo siete davanti a Dio e davanti alla Chiesa.

8. Se il vescovo giunge alla sicurezza che il vostro matrimonio precedente è nullo, non dovrebbe avere alcun problema nel proporvi di sposarvi segretamente in forma sacramentale.
Se non vi dà la possibilità di sposarvi segretamente in forma sacramentale vuol dire che è certo che non siete coniugi davanti a Dio.
E non essendo all’interno del matrimonio, non può concedervi l’intimità sessuale.
In questo campo nessuno può sostituirsi a Dio, ma deve essere ministro fedele della sua legge di santificazione e di misericordia.

9. Il santo Papa Giovanni Paolo II sempre in quel medesimo numero 84 di Familiaris consortio scrive: “Agendo in tal modo, la Chiesa professa la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità; nello stesso tempo si comporta con animo materno verso questi suoi figli, specialmente verso coloro che, senza loro colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge legittimo.
Con ferma fiducia essa crede che, anche quanti si sono allontanati dal comandamento del Signore ed in tale stato tuttora vivono, potranno ottenere da Dio la grazia della conversione e della salvezza, se avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza e nella carità” (FC 84).

10. Anch’io, se mi trovassi al tuo posto, nutrirei dei dubbi sulla piena riammissione ai sacramenti senza essere sposato almeno segretamente in forma sacramentale.
Questo perché “l’atto sessuale deve aver posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla Comunione sacramentale” (CCC 2390).
Conviene pertanto percorrere la via del tribunale ecclesiastico.
Nell’impossibilità di questo percorso, il vostro vescovo dichiari la nullità del vostro precedente matrimonio, come ha previsto Papa Francesco, con la condizione di potervi sposare almeno segretamente in forma sacramentale o con la sanatio in radice del nostro attuale matrimonio civile.
Questo è il mio pensiero, salvo meliori iudicio.

Vi ringrazio per la preghiera che mi avete assicurato, vi auguro ogni bene, vi benedico e vi ricordo nella preghiera.
Padre Angelo