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Quesito
Caro Padre Angelo,
in una Sua risposta Lei parla di confessione e dell’importanza di praticarla addirittura ogni 15 giorni. Questo è ben lontano da quello che ho sempre fatto nella mia vita: al massimo 1 volta l’anno, con grande, grande difficoltà.
Nel luogo in cui vivo (Olanda) la gente si comunica ogni domenica senza confessione, c’è chi si confessa come me 1-2 volte l’anno, ma gran parte della gente non si è MAI confessata. A mio figlio è stata somministrata la Prima Comunione senza confessione. È una pratica che avviene sempre, da generazioni.
Desidero tuttavia porle questo quesito: che male grave e imperdonabile può commettere una persona che vive rispettando le regole del vivere civile, lavorando onestamente e cercando di educare i figli e di non far del male al prossimo?
Certo, omicidi, tradimento del coniuge, rapine, rapimenti e atti terroristici sono di ben altro calibro.
Quello che non si arriva a capire è che, invece, basterebbe confessare uno di questi delitti, pentendosene, per essere purificati e degni di prendere la comunione… mentre i “piccoli” peccatori che non si confessano, magari per mancanza di tempo o per assenza di un sacerdote (cosa che si verifica in certe aree geografiche), o per difficoltà loro, sono destinati alla condanna divina.
Caro padre, mi scusi se Le sembro insolente, ma sono davvero spinta dal desiderio di capire fino in fondo quanto delle parole di Gesù sia stato interpretato a posteriori e forse non al meglio.
Saluti e stima
Paola
Risposta del sacerdote
Cara Paola,
1. come prima cosa ti devo dire che non è vero che da generazioni ai bambini non viene fatta fare la Confessione prima della Prima Comunione.
Questa prassi, se c’è, è invalsa abusivamente dal ‘‘68 in qua e sono certo che non tocca tutte le parrocchie dell’Olanda.
2. Dall’insieme della lettera emerge uno spirito di sopportazione della confessione, come se fosse una concessione dell’uomo… fatta a chi? A Gesù Cristo? Alla Chiesa?
Mentre la confessione è un dono inestimabile che Cristo ci ha dato la sera del giorno della sua risurrezione e che gli è costato caro prezzo. Perché è morto in espiazione i nostri peccati e per ottenerci la redenzione.
Questo sacramento è sempre stato considerato come un secondo battesimo. Insieme con la remissione dei peccati, viene data la grazia che è quella realtà soprannaturale che porta Dio nel nostro cuore.
E se uno confessa solo peccati veniali, questa stessa grazia viene aumentata, e con essa viene aumentato anche il merito per la vita eterna.
3. Ma c’è un errore di fondo abbastanza grave nella questione che poni.
Questo errore consiste nell’equiparare la vita buona civile e onesta alla vita cristiana.
Ora non basta essere una persona onesta per essere un buon cristiano.
Un buon cristiano deve essere senz’altro onesto, ma questo non è sufficiente.
Quanta gente non va a Messa la domenica oppure fa contraccezione all’interno del matrimonio. E si tratta di peccati oggettivamente gravi.
Ma nessuno si sogna di dire che per il fatto che uno non va a Messa la domenica o fa contraccezione nel matrimonio sia disonesto.
Quante persone buone, brave e oneste anche tra chi non va a Messa, fa contraccezione, ha rapporti sessuali fuori del matrimonio…
E lo dico con tutta sincerità e cognizione di causa
4. La misura del buon cristiano si desume da un altro criterio, che si trova su un altro piano, che non è semplicemente quello civile, ma è soprannaturale. È il piano della grazia.
La quale grazia è quella realtà che rende presente e operante Dio all’interno del nostro cuore.
Senza la grazia si può continuare a credere, ma questo credere diventa quasi solo un pensiero, un’ideologia, non è comunione viva.
5. Gesù ha detto: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21).
E poco dopo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 14,23-24).
La vita cristiana consiste dunque nell’osservare tutti i comandamenti del Signore (non soltanto il quinto e il settimo: non uccidere e non rubare), quelli dell’Antico Testamento e quello Nuovo: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 13,24).
6. Mi dici che in Olanda molti non si confessano mai, e l’hai scritto in maiuscolo.
Ma la prassi dei cristiani di Olanda non è criterio veritativo.
Sta solo a dire come vivono certuni e permette di vedere se il loro modo di vivere è conforme a quello insegnato da Cristo e dalla sua Chiesa.
Io non intendo attribuire delle colpe personali ai cristiani di Olanda. Può darsi che siano in buona fede.
Ma si può pensare che il sacramento della Confessione non serva a niente o che sia solo per i grandi delinquenti?
Gesù Cristo l’avrebbe istituito solo per qualcuno?
Penso invece a questo fatto: che più uno cresce nell’unione con Cristo, più sente il desiderio di confessarsi.
E questo spiega perché alcuni santi si confessassero addirittura tutti i giorni.
7. Giovanni Paolo II, al termine del grande giubileo del 2000, nella lettera Novo millennio ineunte, ha scritto sulla confessione che bisogna “compiere ogni sforzo per fronteggiare la crisi del senso del peccato che si registra nella cultura contemporanea”.
Ha detto anche che “Colui che ha istituto il sacramento della riconciliazione sa quali sono le vere esigenze del cuore dell’uomo”.
8. Il fatto che alcuni grandi peccatori si confessino e possano fare la santa Comunione non ha nulla da spartire con quelli che hanno commesso peccati meno gravi, ma pur sempre mortali, e che per questo non possono fare la Comunione.
Un esempio banale, tratto dalla vita civile: se uno ha rubato una certa cifra certamente compie un delitto. E chi ammazza una persona, ne compie uno più grave. Ma dal momento che il suo peccato è meno grave non si può dire che bisogna lasciar correre.
Ognuno deve fare la sua parte: chi nel più grave e chi nel meno grave. Questo arrivano a capirlo tutti e per questo non capisco come mai tu dica: “Quello che non si arriva a capire è che…”.
9. Anche per quelli che hanno compiuto peccati mortali, ma meno gravi di altri, vale quello che si legge nella Sacra Scrittura: “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato e che opera il male” (Sap 1,4).
Per accostarsi al Signore, soprattutto per la Santa Comunione è necessario essere mondi.
Per questo san Paolo dice: “Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti” (1 Cor 11,27-30).
10. Sarei molto contento se tu conoscessi la grazia e la forza che viene data nella Confessione.
Sentiresti che si tratta di un Sacramento di cui non potresti farne a meno.
Per me è così e lo è per tantissimi altri che, pur non commettendo peccati gravi, si confessano frequentemente: ogni quindici giorni o anche una volta la settimana.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica assicura che “in coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa, ne conseguono la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito” (n. 1468).
E ti posso assicurare che è perfettamente corrispondente al vero quanto scrive S. Francesco di Sales, e cioè che nella confessione il fedele “riceve non solo l’assoluzione dei peccati, ma anche una forza per evitarli nell’avvenire, una luce più viva a ben distinguerli e una grazia abbondante per rimediare ai danni causati. Inoltre fortifica le virtù dell’umiltà, dell’obbedienza, della semplicità e della carità; di modo che con una sola confessione si faranno più atti di virtù che in qualsiasi altro esercizio di pietà” (Filotea, cap. 19).
Ti ringrazio del quesito, ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo