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Quesito
caro padre
mi chiedevo come va intesa la sofferenza di Gesù e Maria? A volte anche nelle apparizioni la Madonna dice che Gesù soffre a causa del peccato ecc…, ma questo è incompatibile con la beatitudine. Allora mi chiedo: questo va inteso nel senso di Cristo totale con le sue membra che siamo noi?
Quindi Gesù soffrirebbe negli uomini per il male fatto loro da altri uomini, guerre ecc… anche perchè lui stesso disse ciò che farete a loro e come se viene fatto a me.
Qualcuno ipotizza che il soffrire è stato temporaneo ma l’aver sofferto è eterno.
In conclusione come va intesa quindi la sofferenza di Dio?
come sempre la ringrazio.
Luca
Risposta del sacerdote
Caro Luca,
la soluzione da te data è esatta. Il linguaggio usato è antropomorfico.
Come ha detto Pascal: “L’agonia di Cristo dura fino alla fine del mondo”. E continua nelle membra del suo corpo mistico.
Questa agonia è una continuazione della sofferenza che ha sopportato fin dal primo istante del suo concepimento fino al momento della sua morte.
Ogni peccato si rivolta su colui che lo compie, ma ha anche una ricaduta sociale, fa male a tutti.
Giovanni Paolo II ha scritto in Reconciliatio et poenitentia: “Parlare di peccato sociale vuol dire, anzitutto, riconoscere che, in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri. È, questa, l’altra faccia di quella solidarietà che, a livello religioso, si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi, grazie alla quale si è potuto dire che "ogni anima che si eleva, eleva il mondo". A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una comunione del peccato, per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la Chiesa e, in qualche modo, il mondo intero. In altri termini, non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette.
Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana. Secondo questa prima accezione, a ciascun peccato si può attribuire indiscutibilmente il carattere di peccato sociale” (n. 16).
Gesù, però, con la sua risurrezione ha vinto la morte e ha ricevuto il premio della sofferenza. È entrato definitivamente in quel mondo in cui ha preparato e promesso per noi. Di là farà con i suoi quello che si legge nell’Apocalisse: “Egli tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4).
Allora: morte, lutto, lamento, affanno, sono cose di questo mondo, non del paradiso. Quando saremo di là queste cose saranno “passate”.
Ti ringrazio della assiduità con cui ci segui e mi complimento per l’impegno che metti per comprendere sempre meglio ciò in cui credi.
Ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo