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Quesito
Vorrei da lei un chiarimento: in che misura le indicazioni che il sacerdote ci dà in confessione sono per noi moralmente vincolanti?
Ad esempio, se un sacerdote ci dice che è assolutamente necessario fare od omettere una determinata azione per evitare il peccato, ma, dopo una prudente valutazione, quell’azione/omissione ci risulta essere inefficace al fine di evitare il peccato, siamo comunque moralmente obbligati a seguire l’indicazione del confessore sotto pena di peccato grave? Qua non intendo parlare di qualcosa di generico (es.: il sacerdote dice di prendere i mezzi necessari per fuggire le occasioni) ma di azioni particolari (es.: il sacerdote dice che per fuggire le occasioni di peccato non devo andare a dormire troppo tardi, ma in coscienza so che ciò ha in realtà un influsso nullo o minimo).
So che San Francesco di Sales diceva, trattando degli scrupolosi, che un penitente veramente obbediente al proprio confessore non si è mai dannato. Mi chiedo però fino a che punto ciò obblighi ordinariamente.
La ringrazio per l’attenzione e la saluto cordialmente.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è necessario distinguere tra ciò che appartiene alla natura del sacramento e ciò che ha valore indicativo o esemplificativo.
2. Appartiene alla natura del sacramento la penitenza che il sacerdote impone. Questa obbliga in coscienza.
Tuttavia, poiché la penitenza è elemento integrante ma non essenziale del sacramento della confessione, il suo mancato adempimento, se non procede da leggerezza di comportamento, non supera il peccato veniale.
Se il sacerdote vuole imporre la penitenza sotto pena di peccato grave lo deve dire.
E se la penitenza fosse particolarmente gravosa deve chiedere al penitente se sia in grado di compierla perché ad impossibilia nemo tenetur (al compimento delle cose impossibili nessuno è tenuto).
3. Appartiene ancora alla natura del sacramento la valutazione dei peccati accusati.
Se il sacerdote, ad esempio, dice che il precetto di santificare le feste attraverso la partecipazione della Messa è un obbligo grave e che se viene disatteso senza una motivazione seria si commette colpa grave e non si può fare la Santa Comunione senza essere precedentemente confessati, il penitente è tenuto a fare propria questa valutazione.
Diversamente manifesterebbe di non voler essere riconciliato con Dio perché non accetta quanto la Chiesa in nome di Dio gli chiede di compiere in ordine alla sua personale conversione e santificazione.
4. Vi sono poi gli ammonimenti e le indicazioni pratiche che il sacerdote presenta al penitente.
Talvolta può succedere che il sacerdote fraintenda o non abbia capito bene per cui propone misure che non sono adatte o non sono praticabili.
A volte il sacerdote propone alcuni avvertimenti senza avere la pretesa che debbano essere osservati pedissequamente dal penitente.
Proporre è diverso da imporre.
5. Se il sacerdote impone, bisogna distinguere tra quello che proibisce e quello che comanda.
Quello che proibisce non va fatto perché evidentemente si tratta di peccato o di situazione che porta inevitabilmente al peccato, e cioè a crocifiggere di nuovo il Signore come dice la Lettera agli Ebrei (cfr. Ebr 6,6).
Quello che comanda, va fatto e tuttavia tenendo presente che il sacerdote sa già in partenza che in alcuni casi non potrà essere compiuto.
Il penitente, pur consapevole che deve obbedire al sacerdote, non può rinunciare alla valutazione delle circostanze e potrebbe addirittura giungere alla conclusione di non doverla mettere in pratica perché in quel caso sarebbe controproducente.
6. A volte il sacerdote fa delle esortazioni, non intende imporre nulla, ma presenta alcune indicazioni a modo di esempio.
Anche in questo caso il penitente deve valutare se questo sia praticabile nella sua vita.
7. Un paio di maniche diverso invece è il caso degli scrupolosi. Questi, purtroppo, rimangono sempre ansiosi e timorosi di peccare mortalmente.
Per il loro bene è necessario che si affidino alla valutazione del confessore che in quel momento parla a nome di Dio.
Se il sacerdote li rassicura e dice loro che sono in grazia di Dio e che pertanto possono fare la Santa Comunione e non devono inquietarsi sono tenuti ad obbedire al sacerdote.
Tuttavia questo obbligo qualora venisse disatteso non costituisce peccato grave perché per molti lo scrupolo è una autentica malattia E la malattia scusa..
Ma se vogliono progredire nelle vie di Dio, è tutto nel loro interesse stare alle indicazioni del confessore persuasi che in quelle precise indicazioni parla Dio stesso.
Ti ricordo nella preghiera, ti auguro ogni bene (soprattutto di non essere in preda agli scrupoli!) e ti benedico.
Padre Angelo