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Quesito

Gentilissimo Padre Angelo,
la saluto con cordialità e anticipatamente la ringrazio se, tra i vari impegni del Suo ministero, troverà tempo anche per rispondere al mio quesito.
Approfitto per esprimere quanto ritenga che la Sua rubrica “un sacerdote risponde” sia, nella sua apparente semplicità (come strumento) un mezzo efficacissimo di catechesi e informazione chiara, precisa ed efficace.
La domanda che vorrei porle riguarda la possibilità della sofferenza di Dio. So che nella rubrica ha già dato una risposta a una domanda analoga e quindi cercherò di essere più preciso.
1) Le chiedo, con riferimento ad Origene che ha parlato di una passione del Padre e di una kenosis del Verbo prima della Incarnazione (Ezechielem Hom. VI, 6) cosa pensa del fatto che a volte egli affermi il contrario (ad es. Contra Celsum, I, 21dove parlando dei cristiani in contrasto agli stoici afferma che i primi come gli ebrei affermano la immutabilità di Dio e in VI, 62 che Dio resta sempre lo stesso, come afferma tutto l’A.T.)
2) Coma può aggiungere alla risposta che Lei diede a suo tempo, ovvero che Dio non può soffrire, raffrontandola con la teologia della sofferenza elaborata da Ratzinger, che si può condensare nella frase “Dio è un sofferente perché è un innamorato, la tematica del Dio che soffre deriva dalla tematica del Dio che ama e rimanda ad essa: il vero superamento del concetto antico di Dio da parte di quello cristiano sta nella conoscenza che Dio è Amore” (cfr Ratzinger, guardare al crocifisso, Jaca Book, 52)
Nuovamente la ringrazio, e la ricordo nella preghiera chiedendole se le è possibile di fare altrettanto per me e per i miei cari.
Daniele


Risposta del sacerdote

Caro Daniele,
1. Circa il primo quesito riguardante Origene va riconosciuto che è stato uno scrittore fecondissimo e per molti versi originali. Durante la sua vita ha ricevuto un credito vastissimo di stima per la sua cultura.
Alcuni gli attribuiscono addirittura 1000 titoli.
Ma il suo pensiero non sempre è risultato ortodosso. Per questo non è catalogato tra i santi padri e viene considerato semplicemente come “scrittore ecclesiastico”.
Il concilio di Costantinopoli II (è il quinto il concilio ecumenico) nel 553 ha condannato diversi suoi errori.
Origene a quei tempi era morto da 300 anni. Ma il suo pensiero su diversi punti era ancora influente.
Nelle sentenze di questo concilio si legge: “Chi non scomunica Ario, Eunomio, Macedonio, Apollinare, Nestorio, Eutiche, e Origene, insieme ai loro empi scritti e tutti gli altri eretici condannati e scomunicati dalla santa chiesa cattolica e apostolica e dai quattro predetti concili, e chi ha professato o professa dottrine simili a quelle degli eretici che abbiamo nominato e persiste nella propria empietà fino alla morte sia anatema” (DS 433).

2. Sotto il profilo teologico è insostenibile sia la tesi della sofferenza del Padre sia quella della kenosis, e cioè dell’umiliazione del Figlio, prima dell’incarnazione.
Che la kenosis del Verbo sia nella mente di Dio da tutta l’eternità siamo d’accordo.
Ma questo evento avvenne solo con l’incarnazione.

3. Circa il secondo quesito mi pare che quanto ha detto Ratzinger sia espresso in termini antropomorfici e non rigorosamente teologici.
Una cosa però è certa: che la persona divina del Verbo ha sofferto, sì, ma non nella sua natura divina.
Ha sofferto nella natura umana che ha assunto.
E poiché il Verbo è una cosa sola con il Padre e con lo Spirito Santo, si può dire, sì, che Dio ha sofferto, ma sempre sottinteso nella natura umana che ha assunto.

4. Se la sofferenza è dovuta alla mancanza di qualche bene, per quale mancanza di beni Dio soffre? Perché è Lui che dà a tutti la vita, il respiro, e ogni cosa.
Dio è pienezza di vita. È la vita.

5. Egli ci ha assicurato nell’Apocalisse che agli eletti nella vita è perfetta Egli stesso “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4).
La sofferenza pertanto appartiene alle “cose di prima”, al mondo presente.
Nella vita eterna è riservata solo per i dannati.

6. Il Catechismo della Chiesa Cattolica di cui il cardinale Ratzinger è stato indubbiamente uno dei principali autori scrive: “Lungo i secoli, la fede d’Israele ha potuto sviluppare ed approfondire le ricchezze contenute nella rivelazione del nome divino. Dio è unico, fuori di lui non ci sono dei. Egli trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra: «Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste […] ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine» (Sal 102,27-28). 
In lui «non c’è variazione né ombra di cambiamento» (Gc 1,17).
Egli è «colui che è» da sempre e per sempre, e perciò resta sempre fedele a se stesso ed alle sue promesse” (CCC 212).

Ti ringrazio vivamente per la preghiera che mi hai promesso.
Volentieri contraccambio per te e per i tuoi cari, come richiesto, e tutti vi benedico.
Padre Angelo