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Quesito

Caro Padre,
sono rimasto sconcertato di una intervista di una persona che stimavo molto (Vittorio Messori) su un tema discusso: l’astrologia.
La legga e poi mi faccia un commento. Il link era su totus tuus. A volte secondo me bisogna anche discernere all’interno di siti cattolici
Luca


Risposta del sacerdote

Caro Luca,

1. Il Catechismo della Chiesa Cattolica non distingue tra astrologia seria o meno seria e insegna: “Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che «svelino» l’avvenire (Cf Dt 18,10; Ger 29,8). La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo” (CCC 2116).

2. Nelle mie dispense scolastiche, a proposito dell’astrologia, scrivo:
“È un metodo molto antico di divinazione. Una sua forma popolare è l’oro­scopo. Per molti è una moda, un gioco. Ma per altri è realtà. Per costoro è triste osservare come facciano dipendere le loro decisioni dalla lettura del segno zo­diacale. È praticato soprattutto da gente secolarizzata e che si crede intelli­gente per il fatto di non credere in Dio o di non praticare la religione. Vale in modo particolare per essi quanto dice S. Paolo: “Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti” (Rm 1,22).
La Chiesa fin dai tempi antichi condannò l’astrologia. Il Concilio di Toledo così si espresse: “Se qualcuno pensa che si deve credere all’astrologia, sia ana­tema” (DS 205). Il Concilio si riferiva alla mentalità abbastanza diffusa se­condo la quale le azioni umane si dovevano imputare agli astri e in definitiva a Dio. Con questo si veniva a ne­gare la libertà dell’uomo. Osservò in proposito S. Agostino: “Gli astrologi pretendono che vi sia nel cielo la causa inevitabile del peccato: sono Venere o Saturno o Marte che ci hanno fatto compiere questa o quella azione, volendo che sia senza colpa l’uomo, che è carne e sangue e ver­minosa superbia, e la colpa ricada su colui che ha creato e regge il cielo e le stelle” (Confessioni, IV, 3).
E ancora. “Bisogna riconoscere che quando gli astrologi dicono il vero, ciò avviene sotto una ispirazione occultissima che le anime umane subiscono senza saperlo. E siccome ciò avviene allo scopo d’ingannare gli uomini, è opera di spiriti immondi e se­duttori, ai quali è permesso di conoscere alcuni dati veri sulle cose temporali. Per que­sto il buon cristiano deve guardarsi dagli astrologi e da tutti coloro che eser­citano l’arte divinatoria, specialmente se predicono il vero; affinché la sua anima non venga irretita da essi mediante il commercio con i demoni, in un’intesa con questi” (Super Gen. ad litt., 11, 17).
È vero che i corpi celesti, in modo particolare la luna, esercitano un in­flusso sulla natura (si pensi semplicemente come ne tengano conto i contadini per la semina o per il travaso di vino). Possono influire insieme con altri fattori metereologici anche sull’umore delle persone e su eventi come il parto. Ma “non possono esercitare un influsso diretto sull’intelletto e la volontà” (s. tommaso, Somma teologica, I-II, 9, 5). Tutt’ al più: “inclinant astra, sed non necessi­tant”.
Osserva giustamente il Peschke: “L’astrologia scientifica con le sue grosso­lane classificazioni secondo le costellazioni non è mai in grado di dare un oro­scopo vera­mente individuale per ogni singola persona. Le posizioni delle stelle, per tutti coloro che sono nati approssimativa­mente nello steso tempo, sono le stesse, il che dovrebbe condurre allo stesso oroscopo e di conseguenza allo stesso destino per tutti. Decine di persone hanno lo steso oroscopo di Napoleone, Goethe o Gandhi. Ma chi di loro ha avuto gli stessi talenti o lo stesso destino? Questo non è vero neppure per i gemelli” (k.h. peschke, Etica cristiana, p. 145).

3. Messori cita la vicenda dei Magi che hanno visto sorgere una stella che secondo l’interpretazione di alcuni avrebbe indicato in Israele la nascita del Re degli ultimi tempi.
La stella che ha guidato i Magi è stata una stella miracolosa.
Che poi Dio si sia servito delle credenze dei magi sta a significare che egli sa trarre da tutto, anche dall’errore, qualche espediente per portare alla salvezza.
La Chiesa da sempre ha riconosciuto che i pagani che seguono la loro buona fede e si comportano secondo retta coscienza si possono salvare.

4. Messori fa riferimento a due astrologi che gli hanno detto cose che convergono. Non mi stupisce affatto, dal momento che gli astrologi hanno i loro principi, i loro criteri. Conoscendo questi principi e questi criteri e applicandoli al singolo caso, ne viene fuori la medesima soluzione. Tutto qui. Non si tratta di preveggenza.

5. Messori dice che i teologi devono essere più attenti e distinguere tra astrologia e astrologia.
Ma non sono solo i teologi che parlano, è il Magistero.
Non so poi quali siano stati i Papi che accanto ad un teologo avevano anche un astrologo. In ogni caso la condotta personale dei Papi non rientra nella Regola della fede. Possono sbagliarsi anche loro. Nei Papi del rinascimento ne abbiamo viste delle belle!

6. Infine Messori fa un miscuglio tra l’astrologia e le profezie di Nostradamus o della B.V. Maria.
Le profezie della B.V. Maria non c’entrano niente con l’astrologia.
Inoltre sono tutte profezie che non pregiudicano il futuro, come ha ricordato il card. Ratzinger nella presentazione della terza parte del segreto di Fatima. Possono anche non realizzarsi se gli uomini si convertono e agiscono secondo Dio.

7. Il sito cattolico totus tuus ha pubblicato l’intervista di Vittorio Messori.
Ma questo non significa che il sito sponsorizzi il pensiero di Vittorio Messori, che su questo punto ha preso una autentica cantonata.
Mi dispiace anche l’atteggiamento di Messori, il quale dà l’impressione di voler insegnare ai teologi il loro mestiere.

8. V. Messori dice che San Tommaso accetta l’astrologia. Questo è falso.
Ti porto per intero il pensiero di san Tommaso che puoi trovare nella Somma teologica, II-II, 95,5.
Dopo aver citato Sant’Agostino «Non cessavo di consultare quel genere di impostori che chiamano astrologi; poiché costoro non facevano in certo qual modo uso di alcun sacrificio, né indirizzavano preghiere a spirito alcuno per la divinazione. Il che tuttavia la vera e cristiana pietà logicamente respinge e condanna» (Confessioni, 4, 3), afferma:
 “Bisogna stabilire quali siano le cose future che è possibile prevedere in base all’osservazione dei corpi celesti. Ora, è evidente che è possibile prevedere in questo modo certi fenomeni che avvengono per necessità causale: come gli astronomi prevedono in questo modo le eclissi future.
(…) Ora la posizione e i moti dei corpi celesti … possono risalire a quell’unica causa comune che è la provvidenza divina; ma quest’ultima dispone i moti e la posizione dei corpi celesti in modo diverso da come dispone gli eventi futuri contingenti. Poiché gli astri sono disposti con criteri di necessità in modo che si comportino sempre allo stesso modo, mentre questi ultimi seguono criteri di contingenza, in modo da verificarsi in svariate modi.
Per cui dall’osservazione degli astri non è possibile desumere altra previsione degli eventi futuri all’infuori di quella che consiste nel prevedere gli effetti dalle loro cause.
Ma alla causalità dei corpi celesti sfuggono due serie di effetti.
Primo, tutti i fatti che avvengono per accidens, sia negli avvenimenti umani che nei fenomeni naturali. Poiché, come spiega Aristotele [Metafisica 6,3], ciò che è per accidens non ha causa: specialmente se si intende una causa naturale, qual è appunto la virtù dei corpi celesti. Infatti ciò che avviene per accidens propriamente non ha né entità né unità: p. es. che mentre cade una pietra capiti un terremoto, oppure che un uomo nello scavare un sepolcro trovi un tesoro, e altre cose del genere, sono fatti che non hanno connessione o unità, ma per natura loro rimangono sconnessi e molteplici. Invece la natura termina sempre a un’unità: come anche ha inizio da un principio unitario, che è la forma dell’essere fisico che agisce.
Secondo, alla causalità dei corpi celesti sfuggono gli atti del libero arbitrio, che è «una facoltà della volontà e della ragione». Infatti l’intelletto, o ragione, non è un corpo, né l’atto di un organo corporeo, e quindi neppure è tale la volontà, che è insita nella ragione, come dichiara il Filosofo. Ora, nessun corpo può agire su una realtà incorporea. Perciò è impossibile che i corpi celesti agiscano direttamente sull’intelletto e sulla volontà: ciò infatti equivarrebbe a negare la differenza fra l’intelletto e i sensi; cosa che Aristotele [De anima 3, 3] rimprovera a quanti affermavano che «tale è negli uomini il volere quale ogni giorno lo dà il Padre degli uomini e degli dèi», cioè il sole o il cielo [Cf. Omero, Odyssea, 18,135 s.].
Quindi i corpi celesti non possono essere la causa diretta degli atti del libero arbitrio.
Tuttavia essi possono inclinare ad agire in un dato senso come predisposizioni: poiché influiscono sul corpo umano, e quindi sulle facoltà sensitive le quali, attuandosi in organi corporei, influiscono come inclinazioni sugli atti umani.
Siccome però le potenze sensitive ubbidiscono alla ragione, questa inclinazione non impone alcuna necessità al libero arbitrio, ma l’uomo può agire contro l’inclinazione dei corpi celesti.
Se quindi uno si serve dell’osservazione degli astri per prevedere il futuro casuale o fortuito, o anche per predire con certezza gli avvenimenti umani, ciò è dovuto a un’opinione falsa e menzognera. E allora interviene l’opera del demonio. Perciò tale divinazione è superstiziosa e illecita.
Se invece uno si serve dell’osservazione degli astri per prevedere fenomeni che sono causati dai corpi celesti, quali la siccità, la pioggia e simili, allora la sua divinazione non è né illecita né superstiziosa”.

San Tommaso nelle risposte alle obiezioni scrive:
Il fatto che gli astrologi spesso predicono il vero può essere spiegato in due modi.
Primo, perché la massa degli uomini segue le passioni corporali, e quindi i loro atti per lo più seguono l’inclinazione dei corpi celesti; mentre sono pochi, cioè i saggi soltanto, che pensano a governare con la ragione queste inclinazioni. Perciò gli astrologi in molti casi predicono il vero; e specialmente a proposito degli avvenimenti pubblici, che dipendono dalla moltitudine.
Secondo, per un intervento diabolico. Dice infatti S. Agostino [De Genesi ad litt. 2,17]: «Bisogna riconoscere che quando gli astrologi dicono il vero, ciò avviene sotto un’ispirazione occultissima, che le anime umane subiscono senza saperlo. E siccome ciò avviene allo scopo di ingannare gli uomini, è opera di spiriti immondi e seduttori, ai quali è permesso di conoscere alcuni dati veri sulle realtà temporali». Quindi conclude: «Per questo il buon cristiano deve guardarsi dagli astrologi e da tutti coloro che da empi esercitano l’arte divinatoria, specialmente se predicono il vero: affinché la sua anima, ingannata dal commercio con i demoni, non venga irretita in un patto con essi».

Mi auguro che anche Vittorio Messori, dopo aver letto quanto insegnano teologi del calibro di Sant’Agostino e San Tommaso, non venga ingannato dal commercio con i demoni e non venga irretito in un patto con essi».

Ti ringrazio, caro Luca.
Mi auguro che con questo chiarimento molti possano ritrarsi dal pericolo di essere ingannati.
Ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo.