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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono una ragazza di 25 anni. Ho ricevuto un’educazione cristiana, ma da qualche anno quella che era solo una sorta di “identità culturale” è diventata qualcosa di profondo, di intimo con Dio. Un rapporto che è sempre esistito perché il dono della fede non è mai venuto meno, e che adesso mi ha messo su un cammino che talora procede attraverso non poche difficoltà. Forse sembra esagerato, ma un “problema” che accuso molto, in questo cammino, è il fatto di sentirmi totalmente estranea dal contesto in cui vivo. Un contesto fatto di amici, nella stragrande maggioranza, atei, e in pochi casi pur “credenti”, poco disposti a seguire il messaggio di Gesù o, ancora, di persone praticanti che tuttavia nei gesti concreti ne sono molto distanti (ma chi non lo è, compresa me?). Siccome proprio Gesù ci ha insegnato che qualsiasi gesto ha valore solo se fatto nella più totale libertà, io rispetto la loro posizione di rifiuto (pur non nascondendo la mia anche se non di rado mi capita di non esprimermi su certi temi per -le sembrerà, forse, paradossale- evitare che disprezzino ancor più Dio e le cose “del Cielo”). D’altronde ritengo che la fede sia un dono di Dio, e non un merito personale. Certo, la mia situazione è piuttosto estrema, ma per vari motivi mi trovo a condividere la mia quotidianità con persone che, come ho detto poc’anzi, a Dio non ci pensano proprio e pur sapendo che forse dovrei cercare altre “vie”, ritengo che vivere la propria fede in una situazione dove tutti, bene o male, seguono i precetti cristiani (ad esempio, la parrocchia, o le associazioni cattoliche), sarebbe anche una scelta di comodo. Posso fare ben poco per questi miei amici, certo, ma ho fiducia che anche una sola parola buona, che magari sembra solo “buttata lì” per caso, è come l’acqua che a lungo scava la roccia.
Ma veniamo al punto “cruciale”: da qualche mese sto con un ragazzo che abita molto distante. Vedersi è difficile e quelle poche volte che ci vediamo lui pensa non sia possibile stare solo come “fratello e sorella”. Prima di lui ho avuto solo un ragazzo in quanto non amo il “supermercato dei sentimenti” né frequenterei qualcuno solo per “divertirmi”…purtroppo ho commesso l’errore di sostituirmi a Dio pensando che fossimo già sposati, sotto ogni aspetto, tanto grande era il sentimento che provavo per lui e che pensavo non sarebbe finito mai. D’altronde stare con una persona, secondo me, implica un atto di fedeltà e di costruzione del futuro, mai un “adesso pensiamo al presente, poi si vedrà”. Ora so che una simile disposizione non sempre è seguita dall’immortalità dell’amore. Amore che, in quel caso, non ho comunque deciso io di far finire anche se ringrazio Dio di avermi liberata da una relazione che era solo l’imitazione di un amore vero e soprattutto maturo, che è invece fatto di purezza, di gesti, di attenzioni e di uno sguardo continuamente rivolto verso Dio. Adesso che sto con questo ragazzo mi sono trovata nuovamente piena di dubbi. Ritengo che il fidanzamento sia un periodo di conoscenza dell’anima dell’altro, ma credevo che quando questo fosse avvenuto anche il corpo diventasse un mezzo attraverso la cui unione accrescere un sentimento d’amore. Tuttavia, complice anche il fatto che non ci vediamo spesso e soprattutto che ho chiesto allo Spirito di darmi una luce (ma anche leggendo le risposte su questo sito a tal proposito!) sto capendo che questa concorporeità è conseguente a una reale e profonda conoscenza dell’anima dell’altra persona, una conoscenza che molto raramente si acquista dopo qualche mese e che, anzi, talora non è ancora perfetta nemmeno dopo il “sì” pronunziato davanti all’altare. Purtroppo questo ragazzo con cui sto, che è una persona molto buona e sensibile e gentile, non ha interesse a conoscere Dio, né tanto meno a comprendere quanto sia alto l’amore a cui Dio ha destinato l’uomo e la donna, riflesso del suo amore per il creato. E mi ha turbato scoprire che anche lui, come purtroppo tanti, ha spesso e ripetutamente distinto l’amore dal semplice atto fisico con ragazze che lui definisce “frequentazioni”. A me sembra molto avvilente sminuire così la bellezza dell’amore, sia sul piano fisico che spirituale. Anche perchè ritengo che, seguendo una simile visione della nostra corporeità, il congiungersi con una persona -pur amata- diventi solo mero atto di godimento e non gesto d’amore. E mi domando che futuro possiamo avere come coppia, nell’educazione dei figli, cose che lui per primo vorrebbe si realizzassero. Non metto limiti alla Provvidenza, sto pregando tanto il Signore di aprirgli il cuore, ma so anche che questo deve implicare un suo sincero atto di adesione, un “sì”, a Dio. Ma nel frattempo cosa devo fare? Come spiegarli che non voglio negargli baci, abbracci e tenerezze, ma che siano animati dalla purezza dei nostri sentimenti e non da concupiscenza? Forse ho poca fiducia nell’Onnipotenza divina, ma temo vivamente che lui non capirà (spesso infatti mi dice che se non mi desiderasse, anche fisicamente, dovrei preoccuparmi)…Con due possibili inevitabili conseguenze: o che io ceda nuovamente ad adattarmi alla visione del “tanto tutti fanno così” per cercare poi di parlargli di Dio (ma so che il male non è lecito nemmeno per realizzare il bene) e perchè in fondo mi sembrerebbe di non avere rispetto del suo modo di pensare; o che ci lasciamo. Cosa che davvero non voglio…anche perchè quando ho incontrato questa persona, mi è sembrata una risposta a una preghiera che da tempo rivolgevo al Signore.
Cosa devo fare se non cambia idea? Lasciarlo? Pur parlandone in toni molto più smorzati con le mie amiche, mi dicono che mi faccio troppi problemi. E la luce che chiedo allo Spirito Santo, non arriva. Può capire quale sia il mio stato d’animo.
La ringrazio e mi scuso per la lungaggine, ma è davvero un dubbio che mi assilla e mi fa vivere molto male.
R.
Risposta del sacerdote
Cara R.,
1. mi dici che ti senti un pò sola a credere in determinati valori: accanto a te hai atei, indifferenti, oppure gente che va in Chiesa ma non conforma la vita al credo che professa.
Che dire?
Mi è venuta in mente la parabola del buon seminatore: parte del seme cade lungo la strada, parte sui sassi, parte sulle spine, e infine parte sul terreno fertile. E anche qui ha prodotto ove il trenta, ove il sessanta ove il cento per uno.
Io non voglio dire che tu sia il terreno dove la semente ha prodotto il cento per uno. Tuttavia avverti una sensibilità di fede che non riscontri in altri. E anche questa sensibilità è un dono prezioso che il Signore ti ha fatto.
Credimi, le persone che ti stanno accanto hanno bisogno di te. Anche se non ti seguono, si sentirebbero più povere senza la tua presenza.
2. Vengo adesso al problema che ti angustia: il rapporto col tuo fidanzato, per ora alquanto “libertino” (permettimi la parola).
Certamente la sua vita attuale non costituisce la migliore premessa per guardare insieme ad un futuro sereno.
C’è innanzitutto l’immaturità dei suoi gesti sessuali, immaturità di cui non è consapevole e che anzi scambia per maturità e addirittura se ne vanta.
Ne parla con te, vantandosene, non riuscendo neanche lontanamente a comprendere come per te il gesto sessuale abbia un significato molto profondo, e che un gesto simile è segno della perpetuità, anzi dell’eternità della donazione vicendevole.
Mi dici che quando nella precedente esperienza ti consegnavi al tuo ragazzo pensavi che quell’amore fosse eterno. E pensavi giusto, perché dovrebbe essere così.
Ma il gesto con cui esprimevi quell’amore che volevi eterno, non era vero, era un gesto falsificato (a motivo della contraccezione e del fatto che sapevate di essere liberi non avendo ancora espresso il consenso eterno del sì matrimoniale) e ha finito per distruggere tutto.
3. Che fare adesso, soprattutto dal momento che il tuo ragazzo chiede esperienze sessuali?
Per me tu hai in questo momento una grande possibilità: quella di guadagnare il cuore di un giovane a Dio.
Penso che questo incontro il Signore lo abbia permesso infine proprio per questo motivo.
Tu sai che il tuo ragazzo ha bisogno di Dio, anche se magari dice che di Dio non sa che farsene.
Ha bisogno di Dio per essere un giovane che vive in pienezza questo tempo di fidanzamento. Ha bisogno di Dio per essere un buon sposo e un buon padre di famiglia. Ha bisogno di Dio sopratutto per salvarsi l’anima.
4. Allora le conclusioni sono le seguenti:
1. Devi pregare e offrire sacrifici a Dio e alla Beata Vergine per la conversione di questo ragazzo.
2. Devi presentarti sempre con tutta la ricchezza interiore che hai, come ti sei presentata a me con tua e-mail. Questa ricchezza non devi disperderla, non fartela derubare. Anzi devi accrescerla sempre di più.
3. Le manifestazioni affettive che sono segno della vicinanza e dell’interesse per la sua persona puoi dargliele a condizione che le capisca e le riceva nella purezza, proprio come dici tu: “siano animati dalla purezza dei nostri sentimenti e non da concupiscenza”.
Diversamente sarà facile per te cominciare con buoni propositi e finire con l’essere dominata dalla concupiscenza.
4. Devi parlare molto con lui di tutte queste cose. Devi convincerlo a capire la ricchezza dei valori che stanno sotto i segni. Devi parlare della loro importanza per porre le fondamenta di un amore che duri per sempre, che lo impegni a donarsi fino in fondo a vivere per te e per i figli che il Signore gli vorrà fare.
Devi convincerlo che i trasporti della concupiscenza sono effimeri e non costruiscono nulla di valido e che deve imparare ad amare.
Già: imparare ad amare. È la lezione che lui pensa di possedere a sufficienza. Mentre in realtà è posseduto dalla concupiscenza.
Madre Teresa di Calcutta diceva: Solo da Dio ho imparato ad amare.
Dio ci insegna ad amare attraverso Gesù Cristo, attraverso la sua vita, i suoi sentimenti, i suoi insegnamenti e soprattutto attraverso la sua passione e morte.
5. Dovrai anche dirgli chiaramente e senza mezzi termini che tu credi nel significato di certi gesti e che il rapporto sessuale per te è segno della donazione completa, che ci sarà solo a partire dal consenso matrimoniale. Su questo punto non devi dargli alcuna illusione.
E anzi, gli dirai che nel matrimonio vorrai che il tuo amore sia sempre vero, cioè puro. E per questo vorrai attenerti alla legge di Dio che è l’unica vera amica dell’amore degli sposi.
Anche su questo punto non devi fare sconti. Sarebbe come fare uno sconto alla bellezza e alla solidità del tuo matrimonio.
6. E se lui non accettasse queste condizioni devi lasciarlo?
Io sono convinto di una cosa: se lui ti vuole davvero bene, sarà pronto ad accettarle tutte. D’altra parte come si fa a dire che sono senza significato? Se lui non le accetta, la scelta la farà lui. Sarà onesto e ti dirà: con te non posso iniziare questo cammino.
Se succederà così, e mi auguro di no, sono convinto che avvertirà sempre per te un fascino di purezza, di amore vero, di felicità durevole. E tu avrai la consolazione di aver fatto la parte che il Signore ti assegnava incontrando questo ragazzo.
Ma io spero ancora, con l’aiuto di Dio e della Madonna, che il suo cuore possa essere toccato dalla grazia.
Intanto ti assicuro la mia povera preghiera e ti prometto un ricordo nella Messa.
Benedico te e anche lui.
Padre Angelo