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Quesito

Caro Padre Angelo,
sono capitato sul suo sito per caso e ho avuto modo di leggere molte delle sue risposte, che ho trovato molto equilibrate ed esaurienti; vorrei quindi innanzitutto cogliere l’occasione per ringraziarla di questo servizio importante e lodevole che rende a molti fedeli.
Le scrivo in merito a una questione che e’ stata sollevata molte volte dai suoi lettori, ovvero la dottrina della Chiesa sull’immoralità del sesso all’infuori del matrimonio.
Tra i vari motivi per cui sono ritornato al Cattolicesimo dopo un lungo periodo di cristianesimo protestantizzante, fatto di preghiera e letture, e che mi rende fiero di far parte della Chiesa e’ l’insistenza sul fatto che la legge naturale dovrebbe essere convincente per tutte le creature razionali, senza necessariamente fare ricorso alla Rivelazione.
Ed e’ appunto l’argomento Tomista per cui la funzione affettiva e unitiva del sesso (che lei mi insegna, per Tommaso e’ importantissima; se non ricordo male considerava anche il sesso tra due sposati di cui uno sterile come positivo ed espressione d’amore) non si possa scindere da quella procreativa che secondo me e’ problematico.
Se l’uomo e’, per cosi’ dire, qualitativamente diverso dalle altre creature, perche’ la sessualita’ umana dovrebbe essere ridotta/definita solo o perlopiu’ da quello che ha in comune con le altre creature, ovvero la funzione riproduttiva?
Il fatto che in natura il sesso abbia una funzione riproduttiva e’ un dato di fatto e non un giudizio di valore; perche’ l’unica forma di sessualita’ degna di essere vissuta dovrebbe essere quella con finalita’ procreativa all’interno di un matrimonio?
Una volta riconosciuto il valore affettivo/unitivo della sessualita’ umana che la rende diversa da quella animale, il sesso ‘‘matrimoniale’ resta sempre importante, e tra le massime forme di espressione di amore; ma non capisco perche’ questo debba automaticamente rendere altre forme di sessualita’ sbagliate o immorali.
Il Catechismo chiarisce senza equivoci che i fidanzati che vivono «la castità nella continenza» risultano effettivamente messi «alla prova»‘‘; Dio lo sa di sicuro, la Chiesa dovrebbe saperlo, che di ‘‘prove’ in questo mondo ce ne sono già parecchie per due persone che si vogliono bene… Metterci pure questa, e non come via supererogatoria o scelta possibile ma come unica praticabile per il vero credente mi sembra, oltre che anti-storico, anche controproducente per il fine prefisso, ovvero la ‘‘scelta consapevole e ragionata di un impegno per la vita’.
Perche’ due persone si conoscono, anche, col sesso, crea legami etc, è anche tramite l’atto sessuale che si capisce se quella e soltanto quella e’ la persona con cui vuoi stare per la vita. Come ho scritto sopra Tommaso stesso riconosce il valore non meramente procreativo ma ‘‘unitivo’ del sesso; considerando che viviamo in una societa’ in cui il sesso prematrimoniale non comporta piu’ (ovviamente con le dovute precauzioni) stigma sociale/gravidanze indesiderate/malattie varie ed eventuali/faide interminabili per lavare l’onore della vergine disonorata etc, ma e’/dovrebbe essere una scelta tra due persone adulte e consenzienti che hanno tutto il diritto di esprimere ANCHE cosi’ il loro amore, perche’ ostinarsi a considerare la castita’ prematrimoniale come unica via praticabile per il vero credente?
Sopratutto considerando il grande valore che la sessualita’ (che non e’ SOLO orgasmica, ma ANCHE orgasmica) riveste per una coppia?
 In sintesi, per quanto riguarda la dottrina sessuale della Chiesa su questo e altri temi affini (contraccezione, omosessualita’) io sono purtroppo in disaccordo con la Chiesa; e questo non per seguire ciecamente i miei desideri, ma perche’ l’insegnamento della Chiesa a riguardo va contro la mia coscienza (che ho cercato di informare il piu’ possibile con la preghiera, la riflessione e la Tradizione).
Spesso vorrei confessarmi, per potermi accostare ai sacramenti: ma tra i peccati che vorrei confessare non riesco a provare pentimento per quello che faccio con la mia ragazza, che amo e che mi ama; un rapporto che considero un dono di Dio, e che esprimiamo non solo, ma anche, facendo l’amore e di cui in tutta coscienza non riesco a sentirmi in colpa.
Non solo, ma credo che confessare questo ‘‘peccato’, che appunto non riesco a considerare come tale, svuoterebbe di senso la stessa pratica della Confessione di cui sento il bisogno per chiedere perdono a Nostro Signore di tutti quei peccati che  hanno davvero incrinato il mio rapporto con Lui.
Come dovrei comportarmi?
Confessare i miei peccati a parte questo?
Parlarne col sacerdote in confessione, spiegandogli i miei dubbi?
Oppure (e questa mi creda, sarebbe la scelta piu’ sofferta) dovrei non considerarmi piu’ Cattolico, solo perche’ non condivido una regola che non e’ comunque un Dogma (e che a mio avviso allontana o colpevolizza spesso inutilmente molti fedeli).
La ringrazio per la sua attenzione e spero di non averla insultata/offesa/ in alcun modo con la mia lettera che, mi creda, non nasce dalla volonta’ di polemica ma dal rispetto che ho per lei e dal mio desiderio di amare il Signore non ‘‘solo quando mi conviene’, ma al tempo stesso senza ipocrisie.
Grazie ancora della sua attenzione
Claudio


Risposta del sacerdote

Caro Claudio,
ti dico subito che non mi sento offeso dalla tua email nella quale hai espresso il tuo dissenso per il magistero della Chiesa in tema di sessualità.
Sono invece contento di essere qui sulla scrivania a risponderti.

1. Innanzitutto devo dire che è proprio perché la sessualità umana è meravigliosamente superiore a quella animale che non ha soltanto una finalità procreativa.
La sessualità è radicata nella persona e veicola i valori della persona.
Toccando l’intimo nucleo della persona, l’esercizio della sessualità per una persona umana esprime la donazione totale di sé ad un’altra persona che accoglie questo dono solo facendo la stessa cosa: e cioè donandosi totalmente.
Questa è la prospettiva della Chiesa e in questo senso il Concilio Vaticano II dice che l’atto coniugale “proprio perché eminentemente umano, essendo diretto da persona a persona con una disposizione della volontà, quell’amore abbraccia il bene di tutta la persona, e perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità le espressioni del corpo e dell’animo e di nobilitarle come elementi e segni speciali dell’amicizia coniugale” (GS 49).

2. Avrai notato che il Concilio dice che l’amore coniugale, proprio perché da persona a persona (e non semplicemente da materia a materia, o da corpo a corpo) “arricchisce di particolare dignità le espressioni del corpo”, quindi anche il rapporto sessuale stesso.

3. Nota bene però che il Concilio ricorda che “quell’amore abbraccia il bene di tutta la persona”.
Quell’aggettivo “tutta” dice tutto!
Infatti se nel gesto sessuale si esclude di donare all’altro qualcosa, allora non c’è donazione totale. Si simula la donazione totale, ma questa non viene effettuata.
È per questo che Giovanni Paolo II dice che “la donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente” (Familiaris Consortio 11).

4. Per questo Giovanni Paolo II dice ancora: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).

5. Ecco le motivazioni razionali, senza scomodare la Divina Rivelazione. Quelle motivazioni razionali che giustamente ti rendono fiero di far parte della Chiesa cattolica.
E fai bene.

6. Come avrai notato, la Chiesa giunge a queste conclusioni senza partire dalla natura procreativa dell’atto, che pure c’è e della quale tu sei arciconvinto dal momento che ricorri alla contraccezione per evitare gravidanze indesiderate!
La Chiesa parte dalla natura personalistica dell’atto, attraverso il quale ci si vuole donare in totalità.
Ma nella contraccezione questa totalità non c’è: si rifiuta di donare all’altro la capacità di diventare padre o madre e proprio mentre si suscitano quelle potenzialità.
Così come questa donazione totale non c’è prima del matrimonio  non  solo per via della contraccezione, ma anche perché in senso temporale non si è ancora definitivamente l’uno dell’altro. E lo si sa molto bene.
E si sa bene anche che non ci si appartiene ancora definitivamente ed esclusivamente.

7. Quando sarai sposato ti accorgerai della diversità profonda tra un atto coniugale compiuto senza contraccezione e i rapporti prematrimoniali.
È tutta un’altra cosa.
Dici che la sessualità è anche orgasmica. Sì, è vero, ma quest’aspetto della sessualità non è forse intimamente legato ai suoi valori propri?
Cercare solo questo aspetto, separandolo dagli altri obiettavi che gli sono indissolubilmente congiunti, significa ridurre l’altro a oggetto di piacere, a una sua strumentalizzazione ordinata a soddisfare la propria libidine.
In una parola quell’atto cessa di essere un atto di vero amore.
Bisogna avere il coraggioso di dirlo!

8. Mi osservi che la dottrina della Chiesa in materia di contraccezione e di rapporti prematrimoniale non è un dogma. È vero, non è stata definita dogmaticamente, ma neanche l’esistenza di Dio è definita dogmaticamente.
Questo non significa che la Chiesa non sia certa dell’esistenza di Dio. Ci mancherebbe altro.
I motivi per cui determinate verità non sono dogmatizzate possono essere diversi.
Alcune verità per i credenti sono date per scontate e la loro acquisizione è pacifica, come ad esempio l’esistenza di Dio.
Altre verità – soprattutto di carattere morale – sono ugualmente certe per la Chiesa, ma la Chiesa non le dogmatizza perché il dogma mette di fronte all’aut aut: o dentro o fuori la Chiesa.
Ora la Chiesa non ha fretta di mettere i fedeli al di fuori del suo seno.
Anzi ha il desiderio contrario, li vuole tutti con sé, perché solo così possono nutrirsi dei Sacramenti e della Parola di Dio senza alterazioni.

9. La Chiesa permette con dispiacere il dissenso, nella speranza che queste persone col tempo possano conoscere meglio e convincersi di aver sbagliato.
Ne ho conosciute tante che hanno fatto questo percorso e alla fine hanno capito.

10. Ma va ricordato anche che l’infallibilità della Chiesa non c’è solo per i pronunciamenti dogmatici.
Vi è un’infallibilità legata anche al Magistero ordinario, soprattutto quando è espresso dal papa con i vescovi sparsi sulla terra o convenuti col papa in sinodo.
Per questo il Vademecum per i confessori del Pontificio Consiglio per la famiglia (12.2.1997) scrive: “La Chiesa ha sempre insegnato l’intrinseca malizia della contraccezione, cioè di ogni atto coniugale intenzionalmente infecondo. Questo insegnamento è da ritenere come dottrina definitiva ed irreformabile. La contraccezione si oppone gravemente alla castità matrimoniale, è contraria al bene della trasmissione della vita (aspetto procreativo del matrimonio), e alla donazione reciproca dei coniugi (aspetto unitivo del matrimonio), ferisce il vero amore e nega il ruolo sovrano di Dio nella trasmissione della vita umana” (n. 2.4).
L’espressione “Questo insegnamento è da ritenere come dottrina definitiva ed irreformabile” sta a dire che si tratta di un insegnamento infallibile.
Per Giovanni Paolo II ha detto: “Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile tra i teologi. Insegnare il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale degli sposi” (5.5.1987).

11. Mi dici che questo insegnamento della Chiesa a tuo avviso “allontana o colpevolizza spesso inutilmente molti fedeli”.
Ho detto più volte che è vero il contrario. E su questo non sto a ripetermi. Ricordo solo che le impurità offuscano la mente. San Tommaso dice apertamente che accecano, e soprattutto fanno perdere il gusto delle cose di Dio.
Tieni pure per certo che molti si allontanano dalla Chiesa non per le verità che essa insegna, ma per il loro disordinato comportamento morale.
Se ci si allontana da Dio con il peccato e si continua in questa direzione, come ci si potrà avvicinare a Lui?
Come non ricordare le parole di Gesù: “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19)?
Solo nella purezza di vita c’è vero ritorno a Dio.

12. Per quanto riguarda la confessione: non è possibile confessare solo alcuni peccati gravi, tralasciando altri.
Se la confessione è segno del nostro ritorno a Dio e alla Chiesa, capisci che si tratterebbe anche qui di una finzione.
Mi dici che la tua coscienza ti dice che non si tratta di peccato.
Non dubito, ma la tua coscienza, come la mia e quella di tutti gli altri, si può sbagliare.
In questo caso per un cristiano vale il criterio datoci da Gesù Cristo: “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10,16).

13. Dal momento che non senti pentimento, se ti vuoi confessare, domanda questo pentimento a Dio attraverso l’intercessione di Maria.
Anche il pentimento dei peccati è un dono singolare del Signore e va domandato.
Se glielo chiedi sinceramente sono certo che te lo darà perché da te e da tutti noi il Signore non aspetta altro che gli domandiamo di usarci misericordia.

14. Dobbiamo mettere nel conto anche questo: che nei nostri ragionamenti possiamo sbagliare, e che possiamo essere vittime di un fatto: che ad un certo punto abbiamo deciso di deviare dai comandamenti del Signore e fare di testa nostra, come se i suoi comandamenti volessero toglierci qualcosa o renderci infelici!

15. Hai concluso la tua email dicendo: “la mia lettera, mi creda, non nasce dalla volonta’ di polemica ma dal rispetto che ho per lei e dal mio desiderio di amare il Signore non ‘‘solo quando mi conviene’, ma al tempo stesso senza ipocrisie”.
Il mio è un tentativo di aiutarti ad amare il Signore senza essere vittima dei condizionamenti che la tua condotta può averti provocato.
Desidererei che tu andassi a confessarti e che dicessi al sacerdote: “so qual è la legge di Dio, so qual è la legge insegnata dalla Chiesa in materia sessuale.
Purtroppo non la seguo e sono qui ad accusare quelli che secondo Dio sono peccati, anche se non provo vero pentimento.
Chiedo a Dio di darmelo anche attraverso l’intercessione della Chiesa alla quale, come a Dio, domando misericordia”.

Ti assicuro la mia preghiera perché al più presto tu possa sentirti abbracciato da Dio e godere della sua presenza personale dentro di te mediante la grazia santificante.
Ti ricorderò questa sera nella Messa che celebrerò.
Intanto ti benedico e ti saluto.
Padre Angelo