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Quesito
Caro padre
la ringrazio per la sua risposta che ho riportato sottostante.
Mi ha risposto in maniera molto comprensiva ed esaustiva nei miei bisogni, per crescere come cristiano.
Se ero un omosessuale felice che viveva nell’amore con se stesso e con gli altri la sua condizione, mi sarei detto sono contento di vivere cosi. Con il libero arbitrio penso che Dio ti lascia scegliere se mettere Lui al primo posto oppure una vita lussuriosa da un partner all’altro.
Dopo piu’ di 10 anni di frequentazione dell’ambiente gay ne ho viste di tutti i colori, dalle perversioni di tutti i generi sempre con persone adulte, dalla ricerca ostentante del piacere sessuale come atto egoistico, dalle famose coppie di fatto che dopo poco diventato copie aperte e cercano altri partner per rallegrare il tutto.
Alla fine diventa come un vortice che ti spinge a cercare sempre cose nuove sessuali e non sei mai appagato nei sensi (e’ come una droga). Di sicuro non si tratta di amore. Cerca e ricerca non trovi mai l’amore nella persona del tuo stesso sesso.
Infine mi sono detto non posso più andare avanti cosi. Buttare la mia esistenza tra un locale e l’altro, tra un rapporto e l’altro. Nel mio cuore, mi sono reso conto che cercavo l’amore di Dio, che e’ quello che ti da pace e ti fa capire la vita e la sofferenza.
Mi sono detto, metto la ricerca dell’amore di Dio al primo posto nella mia vita, perché senza di quello la vita non ha senso. Ho trovato un’interpretazione della misericordia Divina nel diario suor Kowalska che mi ha fatto capire fino a che punto Dio può amare l’uomo. Va detto che ognuno la vive a proprio modo, come dice lei nelle sue risposte. Io forse l’ho vissuta in maniera solo genitale e lussuriosa. Non mi aspetto nessuna guarigione da Dio (come dicono in certe chiese evangeliche), anche perché uno chiede a Dio la guarigione da patologie gravi, come il cancro.
Forse le terapie riparative funzionano quando uno è adolescente, quando la psiche può essere manipolata ancora, quando sei ancora vergine. Come dice la Bibbia una volta che il peccato e’ fatto produce concupiscenza. Ma a 40 ormai la tendenza è radicata e uno se la deve tenere sotto controllo come il diabete o l’ipertensione. Per l’omosessualità la cura è la castità, quindi il non viverla in maniera genitale, e la confessione quando si ricade e mettere Dio al primo posto.
Se mi svegliassi un mattino e mi sentissi eterosessuale, certo sarebbe una grazia, ma questa non mi libererebbe dalla lussuria. Non avrei la stessa felicità nel cuore di una persona che è stata guarita da un tumore o da un’altra malattia grave.
La chiesa e Dio non obbligano nessuno a sposarsi, nella Bibbia Gesù dice che il matrimonio è fatto solo per le persone che possono comprenderlo. Ho letto il libro Ero gay, di Luca di Tolve, non so se lo ha letto padre? Certo una storia di dolore e poi l’hiv, non ho mai capito perché Luca non ha chiesto a Dio la guarigione dal hiv. E comunque anche se facessi sesso con una donna mi sentirei comunque omosessuale, perché per 15 anni ho avuto rapporti con lo stesso sesso e non so come potrei renderla felice. Quello che è scritto nella tua persona non si cancella cosi’ facilmente e rappresenta quello che sei.
Devo dire che avevo vergogna quando ho confessato questo peccato, ma ho trovato preti molto comprensivi, che mi hanno fatto pesare questo peccato come altri che avevo commesso.
La ringrazio per il tempo che ha dedicato a leggere queste righe (non facendo caso a come scrivo), spero di avere una sua nuova risposta che mi possa essere di sostegno nel mio cammino cristiano.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. anche questa volta ti ringrazio di cuore per quello che hai scritto.
Soprattutto oggi, con il bombardamento di una cultura che vuole far passare l’omosessualità come un fatto normale e come un modo come un altro di vivere la propria sessualità, la tua testimonianza è preziosissima.
2. Questa tua testimonianza ci mette davanti un mondo infelice che rende ragione delle parole forti con cui la Sacra Scrittura condanna la pratica omosessuale.
La pratica omosessuale è un’oggettiva perversione del disegno di Dio.
Il continuo passare da un partner all’altro fa capire come non si tratti affatto di donazione di sé.
La donazione del proprio io è una donazione irrevocabile, proprio perché di io ne abbiamo solo uno.
Un volta donato il proprio io, ci si espropria di se stessi e si appartiene all’altro definitivamente, irrevocabilmente, come avviene nel momento del consenso nuziale.
3. Quello che la Chiesa dice della contraccezione, e cioè che infine non si tratta di autentico amore (perché ci si rifiuta di donarsi in totalità e di mettersi in gioco), vale ancor di più per la pratica omosessuale.
Non si tratta di autentico amore.
4. Ti ringrazio anche per aver ricordato che l’unico autentico rimedio per gli omosessuali è la castità.
Solo la castità custodisce la purezza dell’amore.
E si può essere felici solo quando ci si dona in maniera pura.
5. La castità per un omosessuale può essere difficile.
Ma da quanto tu dici, è ben opprimente la pratica omosessuale.
Il peso della castità (se può essere considerata un peso) non è niente in confronto con la frustrazione e la desolazione interiore lasciata dalla pratica omosessuale.
6. Desidero riportare uno stralcio della lettera della Congregazione per la dottrina della fede sulla cura pastorale delle persone omosessuali.
La distinzione tra inclinazione e pratica omo sessuale è ben netta.
Questo stralcio non mette in discussione la bontà e la generosità delle persone con inclinazione omosessuale.
Parla della pratica, e cioè dei peccati di omosessualità:
“Scegliere un’attività sessuale con una persona dello stesso sesso equivale ad annullare il ricco simbolismo e il significato, per non parlare dei fini, del disegno del Creatore a riguardo della realtà sessuale.
L’attività omosessuale non esprime un’unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione a un’esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l’essenza stessa della vita cristiana.
Ciò non significa che le persone omosessuali non siano spesso generose e non facciano dono di se stesse, ma quando si impegnano in un’attività omosessuale esse rafforzano al loro interno una inclinazione sessuale disordinata, per se stessa caratterizzata dall’autocompiacimento.
Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio.
Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico” (Homosexualitatis problema, 7).
8. Continua dunque la tua vita stando aderente al piano salvifico di Dio.
È il piano che ti porta alla santità, all’unione perfetta con Signore.
Ti ringrazio ancora vivamente per la tua testimonianza, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo