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Quesito
Caro Padre Angelo,
1) ho letto con interesse il quesito posto da Giulia sull’indulgenza plenaria (pubblicato il 22 aprile) e ad esso mi ricollego, in particolare al punto n.3 del suddetto. Anch’io, infatti, non ho ben chiaro come debba concretamente intendersi il “non manifestare alcun attaccamento al peccato” e le chiedo: questa condizione non dovrebbe essere già inclusa nel Sacramento della Confessione (che unito alla suddetta condizione, alla Santa Eucaristia, alla preghiera secondo le intenzioni del Papa e allo specifico atto indulgenziale costituisce una delle condizioni indispensabili per lucrare l’indulgenza plenaria)?
In altre parole, è possibile che, nonostante una Confessione sincera e valida – con la dovuta contrizione ed il sincero proposito di non peccare più – una persona mantenga un certo “attaccamento al peccato”? Se sì in quale modo? Potrebbe farmi un esempio concreto che mi aiuti a capire tale condizione?
2) Su un vecchio libro di preghiere e spiritualità ho trovato un elenco di opere cui è legato (ferme restando la Confessione, la Comunione, la preghiera secondo l’intenzione del Santo Padre e l’animo distaccato dal peccato) l’acquisto della Santa Indulgenza plenaria. Tra esse figuravano anche la recita pubblica del S. Rosario meditato, la lettura in privato della Bibbia per almeno mezz’ora e l’Adorazione Eucaristica per almeno mezz’ora. La mia domanda è: queste condizioni sono ancora valide e non sono per caso dipendenti da altre sotto-condizioni (per es. il compiere questi atti in particolari giorni o circostanze)? Le confesso che la cosa mi ha un po’ stupito perchè, pur avendo partecipato tante volte a momenti di preghiera comune (Rosario e Adorazione Eucaristica) guidati da sacerdoti, non ho mai sentito da parte loro nessun accenno a questa grazia straordinaria collegata ad essi.
Confidando in una sua risposta e ringraziandola per il prezioso servizio che svolge attraverso il sito, le porgo i miei più cordiali saluti
Pietro Demattei
Risposta del sacerdote
Caro Pietro,
1. rispondo anzitutto alla prima delle tue domande.
Tu dici: se una persona si è confessata, si presume che non abbia alcun attaccamento al peccato.
Questo in teoria è vero.
Posso anche pensare che il distacco totale ci sia per il peccato mortale. Ma ti assicuro che non sempre è così. Talvolta il penitente dice al confessore: “cercherò o mi sforzerò di fare come Lei ha detto”. E in tanto in cuor proprio ha la volontà di continuare più o meno come prima.
Vi sono però, e grazie a Dio, molte confessioni hanno per materia solo l’accusa di peccati veniali. Dal momento che non si richiede di esplicitare un proposito per tutti i peccati veniali, ma almeno solo su uno, può succedere che una persona abbia la volontà di continuare a comportarsi su tanti punti come si comportava prima.
Inoltre la confessione necessaria per prendere l’indulgenza può essere stata fatta qualche giorno prima e nel frattempo si è già caduti in qualche peccato veniale; oppure ci si propone di farla entro un determinato numeri di giorni, e intanto vi possono essere nella coscienza peccati mortali e peccato veniali. Ebbene in questi casi, mentre si compie l’opera necessaria per l’indulgenza è necessario esprimere un atto di distacco assoluto da ogni tipo di peccato.
2. Circa la seconda domanda: sono ancora tutte in vigore le indulgenze legate alle pratiche da te menzionate.
Non si richiede alcun altra opera se non la confessione frequente e la Santa Comunione entro qualche giorno (prima o dopo).
Inoltre si richiede di rinnovare almeno implicitamente il distacco dal peccato.
3. Mi chiedi infine perché alcuni sacerdoti parlino così poco delle indulgenze. È difficile rispondere a questo lamento.
Per quanto riguarda il mio operato, di tanto in tanto io ricordo il valore delle indulgenze, soprattutto quando si recita il santo Rosario per un defunto. È un grande aiuto quello che gli si può dare.
E tuttavia ti devo dire che non trovo molta rispondenza nella gente. Sono molte poche le persone che apprezzano questo grande atto di carità che possiamo compiere.
Invece Santa Teresa d’Avila amava tantissimo le opere indulgenziate, e le preferiva a tutte le altre. Così pure San Giuseppe Cafasso, definito “la perla del clero italiano” e confessore e direttore spirituale di san Giovanni Bosco.
Ti saluto, ti seguo con al preghiera e ti benedico.
Padre Angelo