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Caro Padre,
mi perdoni se sono troppo scrupoloso, mi piace capire bene, ci tengo alla “salute” dell’ anima e non voglio andare all’ inferno.
Noi siamo creature e dobbiamo riferirci al Creatore, ha ragione, concordo, giustissimo quindi che il peccato:
veniale = non “gradito a Dio”;
mortale = non “secondo il disegno di Dio”.
Considero la sacra scrittura il veicolo dove siamo sicuri di non sbagliare – mi corregga se dico cose errate – e lei mi può aiutare a trovare il punto di contatto.
Penso che sia facile stabilire cosa a Dio “piace” ma non riuscire ad afferrare il suo “disegno”. A tal riguardo San Paolo ci avverte (Rm 11,33-34) “O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore! O chi mai è stato suo consigliere?”.
Chiedo quindi cosa si possa intendere come disegno di Dio sulla famiglia in Humanae vitae di Paolo VI e su quali fondamenti biblici si basa.
Mettiamoci anche il fatto della contraccezione, affinché io possa districarmi tra i vari dubbi che mi attanagliano la mente.
La ringrazio in anticipo per la sua disponibilità.
Saluti,
Francesco


Caro Francesco,
1. il disegno di Dio si manifesta non solo nella Sacra Scrittura ma anche nella legge maturale.
I peccati contro i dieci comandamenti non sono peccati semplicemente perché vanno contro quello che si legge nella Sacra Scrittura, ma perché vanno contro la legge naturale, scritta nel cuore di ogni uomo.
Valgono per tutti, non solo per i cristiani.

2. Ora il disegno di Dio sugli atti coniugali si manifesta dalla natura di quegli atti: sono infatti intrinsecamente ordinati alla procreazione.
I contraccettivi infatti vengono usati proprio per contraddire la natura di quegli atti.
Inoltre il disegno di Dio si manifesta anche dal fatto che sono atti compiuti da una persona che in quel gesto impegna se stessa e dona tutta se stessa.
Ora nel dono totale di sé c’è anche quello di mettersi in gioco rimanendo aperti ad un’eventuale concepimento.

3. Paolo VI ha ricordato nell’Humanae vitae che il Magistero della Chiesa abbraccia anche la legge naturale, esposta nei 10 comandamenti.
Al giovane che aveva chiesto al Signore che cosa dovesse fare per ereditare la vita eterna, Nostro Signore rispose: “Osserva i comandamenti” (Mt 19,17) e cioè la legge naturale.

4. Ecco che cosa ha scritto Paolo VI nell’Humanae vitae: “Tali questioni esigevano dal magistero della chiesa una nuova approfondita riflessione sui principi della dottrina morale del matrimonio: dottrina fondata sulla legge naturale illuminata e arricchita dalla rivelazione divina.
Nessun fedele vorrà negare che al magistero della chiesa spetti di interpretare anche la legge morale naturale.
È infatti incontestabile, come hanno più volte dichiarato i nostri predecessori, che Gesù Cristo, comunicando a Pietro e agli apostoli la sua divina autorità e inviandoli a insegnare a tutte le genti i suoi comandamenti, li costituiva custodi e interpreti autentici di tutta la legge morale, non solo cioè della legge evangelica, ma anche di quella naturale.
Infatti anche la legge naturale è espressione della volontà di Dio, l’adempimento fedele di essa è parimenti necessario alla salvezza eterna degli uomini.
Conformemente a questa sua missione, la chiesa ha dato sempre, ma più ampiamente nel tempo recente, un adeguato insegnamento sia sulla natura del matrimonio sia sul retto uso dei diritti coniugali e sui doveri dei coniugi” (HV 4).

5. Giovanni Paolo II approfondisce il legame tra legge naturale e salvezza nell’enciclica Veritatis Splendor.
Ecco che cosa dice:
“Solo Dio può rispondere alla domanda sul bene, perché Egli è il Bene.
Ma Dio ha già dato risposta a questa domanda: lo ha fatto creando l’uomo e ordinandolo con sapienza e con amore al suo fine, mediante la legge inscritta nel suo cuore (cf Rm 2,15), la «legge naturale».
Questa «altro non è che la luce dell’intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce e questa legge Dio l’ha donata nella creazione».
Lo ha fatto poi nella storia di Israele, in particolare con le «dieci parole», ossia con i comandamenti del Sinai (…).
Per questo, dopo l’importante precisazione: «Uno solo è buono», Gesù risponde al giovane: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Mt 19,17).
Viene in tal modo enunciato uno stretto legame tra la vita eterna e l’obbedienza ai comandamenti di Dio: sono i comandamenti di Dio che indicano all’uomo la via della vita e ad essa conducono.
Dalla bocca stessa di Gesù, nuovo Mosè, vengono ridonati agli uomini i comandamenti del Decalogo; egli stesso li conferma definitivamente e li propone a noi come via e condizione di salvezza.
Il comandamento si lega a una promessa: nella Alleanza Antica oggetto della promessa era il possesso di una terra in cui il popolo avrebbe potuto condurre un’esistenza nella libertà e secondo giustizia (cf Dt 6,20-25); nella Alleanza Nuova oggetto della promessa è il «Regno dei cieli», come Gesù afferma all’inizio del «Discorso della Montagna» — discorso che contiene la formulazione più ampia e completa della Legge Nuova (cf Mt 5-7) —, in evidente connessione con il Decalogo affidato da Dio a Mosè sul monte Sinai” (VS 12).

6. E sottolinea anche che “i precetti negativi della legge naturale sono universalmente validi: essi obbligano tutti e ciascuno, sempre e in ogni circostanza.
Si tratta infatti di proibizioni che vietano una determinata azione semper et pro semper, senza eccezioni, perché la scelta di un tale comportamento non è in nessun caso compatibile con la bontà della volontà della persona che agisce, con la sua vocazione alla vita con Dio e alla comunione col prossimo.
È proibito ad ognuno e sempre di infrangere precetti che vincolano, tutti e a qualunque costo, a non offendere in alcuno e, prima di tutto, in se stessi la dignità personale e comune a tutti” (VS 52).

7. Tu accenni ai disegni di Dio di cui parla San Paolo, disegni che sono imperscrutabili.
Ma nel passo citato San Paolo parla dei disegni imperscrutabili a proposito dell’elezione del popolo d’Israele e del suo indurimento alla venuta di Cristo. Indurimento che sarà sciolto verso la fine del mondo tanto da preannunziarla come ormai prossima.
San Paolo non parla qui della legge naturale, che è facilmente leggibile da ogni persona semplice e di buona volontà.

8. Anzi, circa la conoscenza dei contenuti della legge naturale San Paolo dice parole molto chiare: “Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi.
Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono” (Rm 2,14-15).
È ben fondato dunque il Magistero della Chiesa anche in materia di legge naturale.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo