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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi presento: mi chiamo Emilio ed ho un quesito da porre:
questa domenica al termine della Messa il diacono ha invitato i fedeli a non fare spesa di domenica in quanto si tratta di “peccato” e ci sono delle persone che sono costrette (anche contro la propria volontà) a lavorare sebbene sia un giorno dedicato al riposo.
Tale affermazione mi ha lasciato un po’ perplesso, sinceramente nei miei 40 anni di vita non avevo mai sentito questo tipo di invito sebbene sia stato educato in una famiglia cristiana e credente e ascoltato tante prediche durante la mia vita.
E’ vero anni addietro la Domenica non c’erano ipermercati aperti nè offerte da prendere al volo solo quel giorno, anzi non esistevano proprio e quindi la Domenica era dedicata essenzialmente alla vita familiare ma è anche vero che la società cambia e, nel bene e nel male, siamo comunque parte di questo mondo.
Premesso quanto sopra faccio una riflessione personale: la Domenica deve essere considerata giorno di riposo perchè Dio si riposò e su questo siamo tutti concordi, che ci siano delle persone “costrette” a lavorare probabilmente è vero, succede negli ipermercati ma è anche vero che in un lavoro ci sono anche delle regole a cui il lavoratore non può sottrarsi. Comunque il riposo viene recuperato.
Se dovessimo effettivamente riposarci tutti, la Domenica non ci sarebbero più medici e infermieri, non ci sarebbero forze di polizia, non ci sarebbero dei servizi essenziali per tutti, non ci sarebbero nemmeno sacerdoti a celebrare la Messa e non credo che chi è deputato a questi servizi possa essere considerato “peccatore”.
Anche chi lavora o è costretto a lavorare la Domenica perchè gli è imposto da un contratto o altro non credo possa essere considerato peccatore e non credo possa esserlo anche chi, trovandosi a trascorrere una Domenica in città in un centro commerciale con la propria famiglia, compri qualcosa.
Pensiamo ad una famiglia dove padre e madre lavorano tutta la settimana magari con turni diversi ed hanno solo la Domenica da trascorrere insieme ai propri figli e con essi vanno in un centro commerciale o in un negozio perchè solo in quel giorno tutti insieme possono comprare ciò che può servire ad una famiglia (scarpe per i propri bimbi o vestiti), unico giorno in cui entrambi i genitori possono scegliere e decidere insieme come una famiglia. Possiamo definirli peccatori?
Adesso il diacono mi ha detto che se io faccio la spesa di domenica commetto “peccato” adesso ne sono a conoscenza quindi dalla prossima Domenica sarò un cristiano “consapevole” che acquistare qualcosa significa commettere “peccato”, mentre prima poteva esserci l’esimente della non consapevolezza.
Giungo quindi alla mia domanda: è veramente “peccato” fare la spesa o acquistare di domenica? o dobbiamo soltanto riflettere sul fatto che potrebbe essere peccato solo se vogliamo fare uno “sgarbo” a Dio e di ciò esserne pienamente consapevoli?
Spero in un Suo autorevole parere.
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il riposo festivo in antico mirava a sottrarre gli schiavi dalle dure fatiche del lavoro.
Terminata la schiavitù, soprattutto nel primo periodo dell’era industriale, il riposo festivo ha tutelato almeno in parte i lavoratori dallo sfruttamento dei padroni.
Erano proibiti i lavori “servili”, e cioè i lavori pesanti nei campi, in miniera, nell’industria, nell’edilizia e anche nell’artigianato. Erano permessi invece i lavori domestici e intellettuali.
Anche oggi “per molti il lavoro è una dura servitù” (Dies Domini 66): sia per le miserevoli condizioni in cui si svolge o per gli orari che impone, specie nelle regioni più povere del mondo, sia perché sussistono, anche nelle società economicamente più evolute, troppi casi di ingiustizia e di asservimento.
2. Giovanni Paolo II nella lettera Dies Domini sottolinea la necessità di riposare insieme nel giorno di festa (DD 66). Anche questo è segno della comunione degli uomini.
Scopo primario del riposo festivo è di permettere di partecipare all’eucaristia e di conservarne lo spirito durante la giornata. Il Catechismo della Chiesa cattolica dice che “la domenica è un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana” (CCC 2186).
Da questo linguaggio emerge che il riposo festivo non è fine a se stesso, ma è ordinato principalmente al culto e alla carità.
E questo fa capire come vi siano dei lavori che richiedono di essere compiuti. Tali possono essere certi lavori in campagna (quando il tempo è limitato) oppure certi servizi di pubblica utilità (trasporti, alberghi, farmacie…) o anche quei lavori, nel settore industriale, che sono ritenuti necessari per il bene comune.
Come vedi, la legge di Dio e la legge della Chiesa non sono tiranni. Mirano a tutelare sempre dei beni.
3. Il Catechismo della Chiesa cattolica dice anche che “le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. I fedeli vigileranno affinché legittime giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute” (CCC 2185).
In queste necessità familiari e grande utilità sociale può rientrarci anche una volta tanto il fare la spesa tutti insieme, soprattutto se vi è uno sconto forte e si è santificata la festa con la partecipazione alla Messa e qualche altra preghiera o funzione.
Il CCC dice che in questi casi “ognuno si senta responsabile di riservarsi un tempo sufficiente di libertà… Nonostante le rigide esigenze dell’economia, i pubblici poteri vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo e al culto divino. I datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei confronti dei loro dipendenti” (CCC 2187).
Per la DD “è naturale che i cristiani si adoperino perché… la legislazione civile tenga conto del loro dovere di santificare la domenica” (DD 67).
4. Certamente sarebbe meglio se la società tutta, salvi i necessari servizi sociali, si fermasse nelle feste. E bisogna adoperarsi perché si incammini in questa direzione.
Ma stante questa situazione non direi che uno commette un peccato se, fatto tutto quello che doveva fare, per una volta fa di domenica degli acquisti convenienti. Mi pare (salvo un migliore giudizio) che possano rientrare nelle necessità familiari e nella grande utilità sociale di cui parla il CCC.
Ti ringrazio per la fiducia.
Ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo