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Quesito

Gentile padre Angelo,
purtroppo non poche volte ho a che fare con il peccato mortale. Quando succede subito mi vado a confessare. Mi domando, potrò mai diventare santo?
Anzi, ci sono stati santi che, di tanto in tanto, nel loro periodo virtuoso, hanno commesso peccato mortale, ma si sono confessati e hanno recuperato le virtù?
Oppure per essere santi bisogna aver sconfitto definitivamente il peccato mortale, anche se può capitare di compiere colpe veniali?
La ringrazio anticipatamente per la risposta, Dio la benedica.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. San Paolo ha detto: “Chi è in piedi, badi di non cadere” (1 Cor 10,12). 
Questa norma vale per tutti, anche per i grandi santi. 

2. San Tommaso dice che il demonio tenta tutti, ma in modo particolare i santi perché se riesce a farli cadere trae molti guadagni (Somma teologica, III, 41, 1).
Non c’è nessuna età nella quale il demonio non tenti e cessi di essere il leone affamato che gira attorno a noi cercando di divorare, come ricorda San Pietro (cfr 1 Pt 5,8).
Sant’Agostino dice: “Credi a me, sono vescovo, dico la verità in Cristo, non mento: ho visto cadere i cedri del Libano e gli arieti delle greggi, dei quali non pensavo che Gregorio Nazianzeno e Ambrogio fossero più avanti”.
E San Girolamo: “Non confidare nella castità della vita passata; non puoi essere più sapiente di Davide, di Sansone, di Salomone.
Ho visto cadere molti uomini sanissimi a motivo della loro sicurezza”.

3. La caduta dei santi però è un’eccezione perché normalmente c’è un progresso nella via della santità per cui ad un certo momento ci si rende quasi immuni dal peccato grave.
Per questo già Sant’Agostino, seguito poi da San Tommaso, hanno descritto il cammino della vita cristiana in tre tappe.
Dice Sant’Agostino: “Quando la carità è nata, si nutre (quella dei principianti); dopo che è stata nutrita, si irrobustisce (quella dei proficienti); e dopo che è stata irrobustita, si perfeziona (quella dei perfetti)” (Super Prim. Canonic. Ioan., tract.5).

4. San Tommaso: “In un primo tempo l’uomo ha principalmente il dovere di allontanarsi dal peccato e di resistere alle sue conseguenze che lo muovono contro la carità. Questa è l’occupazione dei principianti, nei quali la carità deve essere nutrita e fortificata perché non si perda.
In un secondo tempo viene il dovere di lavorare principalmente per avanzare nel bene. È l’occupazione dei proficienti o dei progredenti, che devono badare specialmente a irrobustire la carità e a farla crescere.
In terzo luogo sopravviene la cura di unirsi a Dio e di godere di lui. È il lavoro riservato ai perfetti che desiderano morire per essere con Cristo (Fil l,23)” (Somma teologica, II-II, 24, 9).

5. Stando a ciò che afferma a San Tommaso si può dire che se all’inizio della vita spirituale vi può essere la presenza del peccato grave, nella seconda tappa si ci si stabilizza. Ordinariamente non vi sono cadute e si progredisce. La preoccupazione di coloro che si trovano in questo stadio non è quella di evitare il peccato, ma di crescere sempre più.
Nella terza tappa, che è quella dei perfetti non di rado si può riscontrare la confermazione in grazia che consiste in una certa incapacità di commettere dei peccati gravi a motivo della grandezza della vita di grazia e anche per una particolare assistenza divina.
La confermazione in grazia è il vertice della vita cristiana. Avviene quando uno può dire con tutta verità ciò che ha detto San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me” (Gal 2,20).

6. Nella seconda e nella terza tappa la crescita diventa sempre più intensa man mano che ci si avvicina alla perfezione. San Tommaso osserva che ogni moto naturale, come quello della caduta dei corpi, è più rapido alla fine, cosa che non succede invece per i moti violenti o contrari alla inclinazione naturale, dove il moto alla fine diventa più lento. Per questo “coloro che sono in grazia, quanto più si avvicinano al fine, tanto più devono crescere” (In Ep. ad Hebraeos, X, 25).

7. Scrive R. Garrigou-Lagrange: “Questa accelerazione nell’aumento della carità si è verificata in modo particolare nella vita terrena della Beata Vergine Maria e in modo meno perfetto nella vita dei Santi che negli ultimi anni di vita, nonostante la vecchiaia, sono progrediti più in fretta (“citius”) nella carità che nei primi anni, secondo ciò che dice il Salmo: “E tu rinnovi come aquila la tua giovinezza”(Sal 103,5).
Ad esempio, San Tommaso negli ultimi anni della sua vita, quando non poteva più dettare la somma teologica, progrediva più velocemente che negli anni dell’adolescenza; e forse è più progredito nell’ultimo anno che nei precedenti venti. Così nei Santi la vecchiaia è, sotto l’aspetto spirituale, l’età più bella di tutta la vita terrena, quasi come inizio della giovinezza eterna” (De virtutibus theologicis, p. 411).
Pertanto, ricordando che la libertà non viene mai tolta e si potrebbe cedere, tuttavia negli stadi più elevati della vita spirituale non si riscontra il peccato grave. E talvolta neanche quello veniale, ma solo imperfezioni.

Mentre ti auguro di crescere progressivamente nella vita spirituale al punto da essere confermato in grazia, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo