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Quesito
Reverendo Padre,
vorrei rivolgerle alcune domande che hanno ad oggetto la salvezza dell’anima.
Tra i più grandi dubbi che angosciano i credenti vi è certamente quello legato alla salvezza dell’anima ed al timore di essere dannati dopo che compariranno davanti al tribunale di Cristo.
Le domando tuttavia il motivo di questa incertezza considerato che un fedele che crede nell’esistenza di Dio e nella sua bontà, vive onestamente, rispetta il prossimo, prega quotidianamente, cerca di non commettere (non sempre riuscendoci) gravi peccati, frequenta la Santa Messa, si confessa più volte al mese e muore quindi (si spera) in stato di grazia, mi sembra sia destinato alla salvezza.
Il dubbio del tipo di credente (piuttosto comune) che le ho descritto mi sembra quindi che possa avere ad oggetto non tanto il “se” si salverà quanto il “quanto” purgatorio dovrà scontare per riparare le cattive azioni della sua vita.
(…).
Ma anche ammesso che pure in cielo si misuri il tempo con l’orologio perché questo tempo di pena (che però dovrebbe anche essere di gioia per la raggiunta certezza della salvezza) può essere accorciato dai suffragi di chi è rimasto in terra, familiari e amici? Chi non ha la fortuna di aver lasciato sulla terra persone disposte a pregare per lui e fargli dedicare delle messe avrà un trattamento deteriore davanti a Dio? Chi muore senza parenti credenti può avere l’accortezza di commissionare a degli ordini religiosi dei suffragi per la propria anima dopo la morte? Questi suffragi, fatti in esecuzione di una “commissione” terrena e che spesso sottende aspetti economici, davanti a Dio hanno lo stesso valore di quelli fatti spontaneamente, per amore, dai parenti del defunto?
La ringrazio e mi affido alle sue preghiere.
Michael
Risposta del sacerdote
Caro Michael,
1. prima di giungere alla domanda finale vorrei dire una parola sul purgatorio, che non è essenzialmente un luogo di pena, ma un luogo in cui ci si purifica e ci si rende degni di amare Dio come Dio è degno di essere amato.
Questa purificazione passa attraverso la sofferenza, ma è la sofferenza di non poter amare Dio come Dio è degno di essere amato e come si desidera perché ci si vede incrostati di tante scorie e di inclinazioni non perfettamente ordinate secondo Dio.
2. Precisato questo, vado subito alla domanda finale.
Parli delle anime per le quali nessuno fa dei suffragi perché sono del tutto abbandonate.
A questo proposito vanno fatte alcune precisazioni.
Sebbene si parli di anime abbandonate o più abbandonate del Purgatorio, a dire il vero nessuna è perfettamente abbandonata.
Perché il sacrificio eucaristico che ogni giorno viene offerto a Dio da una parte all’altra della terra comporta un frutto generale di espiazione dei peccati.
Ne beneficiano tutti, vivi e defunti, compresi coloro che noi definiamo abbandonati.
3. Ugualmente vi sono molte persone che per un atto di autentica carità fanno celebrare delle Messe per le anime abbandonate o più abbandonate del Purgatorio.
Così per un secondo motivo non vi sono anime del tutto abbandonate: sono abbandonate dai loro cari, dalle persone che le hanno conosciute e che magari hanno dei debiti di riconoscenza nei loro confronti. Ma non sono abbandonate né da Dio né dalla Chiesa.
4. Tu parli delle persone che, a motivo della loro disponibilità economica, hanno la possibilità di far celebrare molte Messe in proprio suffragio, per cui queste sarebbero più avvantaggiate rispetto ad altre.
Non è proprio così per due motivi.
Il primo, perché l’offerta che si dà per la celebrazione di una Messa in suffragio non obbliga Dio, ma lo supplica.
Dio tiene conto della supplica perché ci ama e siamo suoi figli carissimi, ma può destinare il frutto cosiddetto speciale a persone per le quali nessuno prega, mentre colui che intendiamo suffragare si trova già in paradiso oppure all’inferno oppure in purgatorio, ma in una condizione tutta particolare per cui – come qualcuno ha asserito – si purificherebbe vedendo che i suffragi per lui vengono dati ad altri riconoscendo e adorando i giusti giudizi di Dio.
5. Vanno ricordate, inoltre, alcune cose.
La prima, proprio per coloro che ottimamente fanno celebrare molte Messe per se stessi: di fatto, mentre provvedono a santamente alla loro anima, cooperano a beneficio di tutti, compresi coloro che sono dimenticati dai loro cari. Proprio perché ogni Messa ha un’efficacia generale a beneficio di tutti vivi e defunti.
6. La seconda, l’offerta consegnata per la celebrazione della Messa per un defunto non è un tot che si paga per esentarlo dal purgatorio, ma è un sacrificio materiale e personale con il quale ci si unisce in maniera più stringente al sacrificio di Cristo.
Ciò significa che l’offerta, magari esigua, per la celebrazione della Messa data da una persona meno abbiente può avere davanti a Dio un’efficacia più grande di chi ha disposto per se stesso tanti suffragi comandando molte celebrazione a vari istituti religiosi.
La povera vedova che aveva messo nel tesoro del tempio due spiccioli, tutto quanto aveva per vivere e che fu lodata dal Signore, non va mai dimenticata (cfr. Lc 18,1 ss).
7. La terza, l’ipotesi che i ricchi siano più avvantaggiati perché fanno ordinare più celebrazione di Messe non corrisponde sempre al vero perché molto spesso i ricchi non vi pensano affatto.
Non per nulla il Signore ha detto: “In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile” (Mt 19,23-26).
8. Certo, vi sono persone ricche che sanno amministrare bene le loro ricchezze e mettono in pratica quanto il Signore ha detto: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12,33-34).
E: “Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,19,21).
Vi sono santi anche tra i ricchi.
Per costoro non si tratta di un’astuzia escogitata per accorciare il purgatorio, ma della volontà di essere perfettamente conformi al cuore di Gesù, fornace ardente di carità.
Il criterio allora non sta nei soldi, ma nel grado di amore con il quale ci si unisce al sacrificio della redenzione di Cristo per distribuire maggiormente i meriti della sua passione e morte.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo