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Quesito

Buongiorno
i detrattori della Comunione sulla mano dicono che gli apostoli riuniti nel cenacolo ricevettero la Santa particola sulle mani in quanto erano già sacerdoti.
(Noi laici non essendo sacerdoti non possiamo sulla mano).
Lei cosa ne pensa?
Grazie della sua risposta e Arrivederci! 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1.il mio pensiero conta poco. In questo caso contano i fatti.
Sono andato allora a vedere che cosa si legge in proposito nell’Enciclopedia liturgica pubblicata nella lingua originale francese nel 1947 e in italiano nel 1957.
Si tratta di due date in cui non si poneva alcuna discussione sulla comunione in mano o sulla comunione in bocca.
La riforma liturgica voluta dal concilio, come del resto anche il concilio stesso, erano ancora soltanto nella mente di Dio.
Pertanto quanto viene riportato non sa in alcun modo di partigianeria. Viene riferito ciò che si è fatto nella storia.
Quando nel testo riportato viene detto che oggi si fa così, ci si riferisce al 1947. Frattempo la disciplina liturgica è mutata.
Riporto alcune affermazioni sul rito della comunione, sulla postura dei fedeli e sulla recezione dell’eucarestia.

2. “Il rito della comunione. Fino al VII secolo all’incirca, tanto in oriente che in Occidente, la comunione si distribuiva alla messa nel modo seguente.
Il vescovo o il sacerdote celebrante, diceva ad alta voce ai Santi le cose Sante (Sancta Sanctis). Si dava in questo modo l’avviso che dovevano accostarsi soltanto coloro che avevano la coscienza pura. La frazione del pane, operazione necessaria in vista della comunione, aveva luogo a questo punto. Quindi il vescovo si comunicava; dopo di lui i sacerdoti, i diaconi, i suddiaconi, i chierici. Poi le diaconesse, le vergini consacrate a Dio, i bambini e infine il popolo: prima gli uomini, poi le donne.
Esisteva così un certo ordine di precedenza, basato sulla santità inerente a ciascun ciascuno stato di vita. A parte i sacerdoti, che si comunicavano da loro, tutti gli altri ricevevano il pane consacrato dalle mani del celebrante. Questi ad ognuno diceva con semplice frase: Il corpo di Cristo. Il fedele rispondeva Amen, manifestando con ciò stesso la sua fede nella presenza reale.
Subito dopo, il diacono gli accostava il calice dicendo: Il sangue di Cristo, calice di vita; e il fedele rispondeva: Amen, e beveva un poco ciel prezioso sangue.
Verso il VII od VIII secolo, la formula mutò, per ridursi poco a poco a quella che noi conosciamo: Il corpo del Nostro Signor Gesù Cristo custodisca la tua anima per la vita eterna. Amen. Questa formula d’altronde è riferita quasi testualmente dal biografo di San Gregorio Magno.
Durante la distribuzione della comunione fu usanza generale, almeno a
partire dal IV secolo, di cantare il salmo 38, Benedicam Dominum in omni tem-
pore
, perfettamente intonato all’eucarestia, con il suo versetto che si ripeteva in forma d’antifona: Gustate et videte quoniam suavis est Dominus. Molto a lungo si mantenne quest’uso, ma arrivò il giorno in cui si sentì il bisogno di variare i salmi della comunione. Poi, come avvenne per l’introito, e più completamente ancora, il salmo scomparve, e venne conservata soltanto la sua antifona, quando venne a diminuire il numero delle comunioni.

3. Il luogo e l’atteggiamento. – Dove si andava a ricevere la comunione? Su questo punto, pochissima uniformità. Nella Chiesa di Roma, il celebrante (il vescovo) ed i sacerdoti si comunicavano allo stesso altare, gli altri chierici nel presbiterio, i fedeli fuori del presbiterio, salvo i sovrani, che erano ammessi a comunicarsi, come anche a fare l’offerta, nello stesso presbiterio. Ma nella Chiesa li Roma si seguiva pure un’altra usanza: i fedeli rimanevano al loro posto e il sacerdote e il diacono si recavano presso di loro per amministrare la comunione. Altrove, in Africa per esempio, si accostavano alla balaustra, che separava il presbiterio dal resto della chiesa. In Francia si era meno riservati: i laici, uomini donne, penetravano nel presbiterio per comunicarsi.

 4. In quale posizione si riceveva la comunione? Non in ginocchio, come s’usa attualmente nella Chiesa latina, ma in piedi, come hanno continuato a fare i Greci, più fedeli, su questo punto, come in molti altri, all’antica disciplina. D’altronde questa posizione era considerata come quella del rispetto ed anche
della gioia, posizione che si manteneva durante le preghiere alla domenica e nel tempo pasquale.
Gli uomini ricevevano l’ostia nella palma della mano destra, sostenuta dalla sinistra, postavi sotto e se la recavano essi stessi alla bocca.
Così pure facevano le donne, ma esse avevano la mano coperta d’un pannolino detto dominicale, che esse portavano con sé a questo scopo.
Così si fece tanto in Oriente che in Occidente durante i sei o sette primi secoli. Essendosi introdotti degli abusi, si giunse alla pratica attuale: il sacerdote deponeva egli stesso il pane consacrato in bocca ai comunicandi. Tuttavia i Greci hanno conservato qualcosa dell’antico rito: il diacono, che assiste il sacerdote all’altare, riceve ancora sulla mano, per comunicarsi, il corpo del Signore.

5. La comunione sotto le due specie. – Applicando alla lettera il precetto di Nostro Signore, che aveva detto di mangiare la sua carne e di bere il suo sangue, i fedeli dei primi secoli si comunicavano sotto le due specie. Dopo aver ricevuto l’ostia, come si è detto, si presentavano davanti al diacono, il quale presentava loro il calice, ed essi vi bevevano uno dopo l’altro. Questa maniera, la più semplice, di bere il prezioso sangue, offriva evidentemente degli inconvenienti e soprattutto il pericolo di lasciar cadere qualche goccia del vino consacrato. Per evitare ciò, in certi luoghi, per esempio a Roma, si succhiava il vino dal calice, servendosi di una cannuccia. Il rito si è tuttora conservato nella messa papale. Venne pure usato un altro metodo: il sacerdote intingeva il pane nel prezioso sangue, e lo poneva così nella bocca del comunicando. È questo il rito in uso, ancora ai nostri giorni, nella Chiesa d’Oriente, dove il sacerdote, intinta l’ostia nel sangue, la pone sulle labbra del fedele, oppure, dopo di averla interamente inzuppata, si serve d’un cucchiaino ad hoc per amministrarla.
Verso l’inizio del secolo XII andò gradualmente cessando in Occidente l’uso di comunicarsi sotto le due specie. Diversi motivi hanno suggerito questo nuovo cambiamento: la difficoltà di procurare il vino in sufficiente quantità in certi paesi e il pericolo di profanazione. A questi motivi pratici bisogna aggiungerne un altro: i fedeli avevano sempre più coscienza di ricevere pienamente Gesù Cristo, tanto sotto una sola, come sotto tutt’e due le specie, avendo la Chiesa, anche nei secoli precedenti, ammesso in certi casi (comunione degli assenti, dei malati, dei bambini, come diremo in seguito) la comunione sotto una sola specie.
Onde eliminare ogni incertezza al riguardo, il concilio di Costanza (1455) ordinò che i sacerdoti solamente si comunicassero sotto le due specie, e i laici sotto le specie del pane soltanto. A quest’ordine la Chiesa latina è restata da allora fedele. Tuttavia è permesso ora ai cattolici di rito latino di ricevere per devozione l’eucarestia secondo il rito greco, però sotto le due specie, e viceversa.

6. La comunione degli assenti e dei malati. – L’uso ammesso per molti secoli, per cui i laici ricevevano il pane eucaristico nelle loro mani, non derivava solo dal desiderio di riprodurre ciò che Cristo aveva dovuto fare con gli apostoli. Il vero motivo era questo: che ai fedeli fu per molto tempo permesso di portarsi a casa una frazione di pane consacrato e di comunicarsene nei giorni seguenti. Tale usanza si giustificava in pieno nei tempi di persecuzione, od anche quando si abitava lontano da una città e non ci si poteva recare alla messa, la quale veniva celebrata solo nelle domeniche o nei giorni di festa. Scomparve ognor più, dopo le persecuzioni. In seguito non la si trova più che nella storia dei monaci del deserto, i quali vivendo solitari e non riunendosi che raramente per la messa, serbavano nel loro eremitaggio il pane consacrato per la comunione.
Se era lecito portare con sé le sacre specie per la propria devozione privata, tanto più era permesso recarle agli altri, e in particolare agli ammalati. La comunione degli ammalati a domicilio fu sempre considerata come un caso normale. Ma la Chiesa considerò un abuso, che fossero i laici, ed a maggior ragione le donne, a portare l’eucarestia ai malati.
Per molto tempo essa permise tale ministero agli accoliti (ricordiamo per esempio il caso del giovane Tarcisio) o meglio ancora ai diaconi. Finì però col riservarlo ai soli sacerdoti.
Allorché la comunione veniva portata e data ad un malato lo si faceva d’ordinario sotto una sola specie, e per lo più sotto la specie del pane, essendo più agevole a trasportarsi. In certi casi, però, se il malato non poteva prendere
alcun nutrimento solido, gli si portava solo il sangue prezioso. E infine, a volte
la comunione veniva recata sotto le due specie. Questa indifferenza riconosciuta da tutti nell’uso d’una sola o delle due specie, per la comunione a domicilio, contribuì a far adottare definitivamente nella Chiesa latina la comunione sotto la sola specie del pane” (Enciclopedia liturgica, pp. 660-662).

Ecco dunque che cosa la storia riferisce.
L’affermazione che tu hai riportato non ha alcun fondamento, sebbene sia vero che in quel momento quando Gesù ha detto “Fate questi memoria di me” abbia dato agli apostoli il potere di consacrare.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo