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Quesito
Caro Padre Angelo,
in questo periodo di grave crisi morale, spirituale e identitaria dell’Europa, alla cui origine c’è indubbiamente un allontanamento dell’uomo da Dio originatosi con l’Illuminismo (mi corregga se sbaglio), ho avuto modo di riflettere e discutere con alcuni amici, studenti universitari come me, dei concetti di patria, di nazione e di popolo. Questi concetti sembrano persi o comunque abbondantemente dimenticati, sia nella politica che nel quotidiano vivere delle persone.
Sostituendo la solidarietà con la competizione, la comunità con l’individuo (ricordo spesso, ad esempio, l’intenzione manifestamente dichiarata del Partito Socialdemocratico Svedese di Olof Palme negli anni ‘70 di costituire "una società di individui indipendenti”).
Di questo sono molto addolorato, per l’esperienza di bellezza dei rapporti umani che grazie a Dio sperimento ogni giorno.
È vero che questi concetti sono, alla fine, prettamente cristiani? Si può considerare Santa Giovanna d’Arco la donna che più ha incarnato questi ideali, in senso cristiano? Volevo sapere cosa ne pensasse Lei a riguardo sulla base della Sua conoscenza di storia della Chiesa.
La ringrazio e La ricordo nelle mie preghiere.
Le auguro un Santo Natale del Signore.
Gabriele
Risposta del sacerdote
Caro Gabriele,
1. sì, si può dire che Giovanna d’Arco è simbolo di un giusto amore per la patria.
Anzi, di quell’amore per la patria che non si oppone per nulla all’unità, anzi alla comunità tra i popoli.
Ma porta ad essa la propria storia e la propria ricchezza spirituale.
Contro ogni nazionalismo esasperato Pio XII, in un celebre discorso ai giuristi cattolici sulla comunità degli stati e dei popoli, disse: “In questa Comunità dei popoli ogni Stato è dunque inserito nell’ordinamento del diritto internazionale, e con ciò nell’ordine del diritto naturale, che sostiene e corona tutto. In tal modo esso non è più sovrano nel senso di una totale assenza di limiti…
Ogni Stato è immediatamente soggetto al diritto internazionale…
Nessuno Stato potrebbe muover lagnanze come di una limitazione della sua sovranità, se gli si negasse la facoltà di agire arbitrariamente e senza riguardo verso gli altri Stati. La sovranità non è la divinizzazione o la onnipotenza dello stato, quasi nel senso di Hegel o a modo di un positivismo giuridico assoluto. (…).
Il cammino verso la comunità dei popoli e la sua costituzione non ha come norma unica e ultima la volontà degli Stati, ma piuttosto la natura, ossia il Creatore” (Pio XII, 6.12.1953).
2. Ma vediamo adesso chi sia stata Giovanna d’Arco.
Si potrebbe dire che si tratta di una ragzza suscitata dalla Divina Provvidenza o dallo Spirito Santo per salvare la Francia e la sua unità nazionale dall’occupazione nemica (a quel tempo erano gli inglesi).
Le vicende della sua patria in quel tempo erano legate a questi fatti: nel 1415 Enrico V d’Inghilterra invade la Francia e contende il trono a Carlo VI.
Ne sposa una figlia e per questo gli succederà al posto del delfino Carlo perché sospettato di essere figlio illegittimo. Questi si trova a Bourges con poche forze ed è chiamato per derisione il re di Bourges col nome di Carlo VII.
Nel 1428 gli Inglesi assediano Orléans; la caduta della città può decidere del conflitto.
In questo momento disperato la Francia che sta per scomparire come potenza indipendente. Ma ecco la figura di Giovanna d’Arco.
Era una ragazza, una contadina di Domrémy, nata il 6 gennaio 1412.
Aveva fratelli e sorelle. Analfabeta, si firmerà in seguito con un segno di croce. Aveva però profondo sentimento religioso.
Nel 1425, a 13 anni, nell’orto paterno, sentì la prima voce soprannaturale, una locuzione.
Poi a diverse riprese ebbe visioni luminose. Le apparvero San Michele, Santa Margherita, Santa Caterina d’Alessandria (Egitto).
Le voci la incoraggiavano ad andare a soccorrere la Francia.
A 16 anni, nel 1428 e sotto l’impressione di avvenimenti terribili (gli inglesi assediavano Orleans e la caduta della città poteva segnare la caduta della Francia intera) decise di obbedire alle voci.
Uno zio l’accompagnò da un capitano regio e viene derisa.
Condottavi una seconda volta un altro capitano rimane impressionato dal tono energico della pastorella e comunica la cosa a Carlo VII che ordina di inviargli la ragazza.
Giovanna, vestita da uomo, a 17 anni parte il 23 febbraio 1429 con una piccola scorta.
Introdotta dal Re, lo riconosce subito tra i cortigiani e fuga i suoi dubbi sulla legittimità dei natali. Era veramente il figlio di Carlo VI.
Dopo l’esame religioso da parte di una commissione di prelati, alcune matrone accertano la sua verginità, che essa aveva già offerto a Dio.
Giovanna annunzia di avere aveva una missione divina da compiere.
Molti esitano su quel che potesse fare una ragazza, ma moltissimi si fanno suoi zelanti collaboratori.
Il momento è grave.
Solo un intervento divino può salvare il paese.
La Pulzella (così viene chiamata) ordina la spedizione su Orléans dopo aver scritto ai generali inglesi di ritirarsi e abbandonare l’impresa..
Vestita da guerriero, con uno stendardo bianco su cui aveva fatto dipingere il Cristo in trono tra gli Angeli, il 27 aprile parte da Blois con una schiera di armati che scortano una colonna di carri con viveri.
Il 28 il convoglio entra in Oléans, il 29 vi appare la Pulzella accolta come liberatrice.
Nei giorni successivi si combatte per cacciare gli inglesi.
Giovanna è ferita al petto, ma l’8 maggio gli inglesi abbandonano definitivamente l’assedio. Si dirige verso Reims per l’incoronazione del Re.
La Pulzella sarà al suo fianco durante la cerimonia con il suo stendardo.
Dopo l’incoronazione dice: “Gentil Re, ora è fatta la volontà di Dio”.
A questo fatto seguiranno varie peripezie e combattimenti.
Consegnata come prigioniera agli inglesi, sarà processata, condannata come strega e arsa viva. Ha 19 anni. È il 30 maggio del 1431.
Dopo 25 anni, Papa Callisto III ordina la revisione del processo. Interrogati 120 testimoni, il precedente processo viene dichiarato nullo e Giovanna nel 1456 viene riabilitata e riconosciuta innocente.
Quattro secoli dopo, nel 1869 il vescovo di Orléans presenta al Papa una petizione per la canonizzazione di Giovanna.
È San Pio X che la proclama Beata il 18 aprile 1909.
Benedetto XV il 16 maggio 1920 la proclama Santa e patrona della Francia.
3. Benedetto XVI il 26 gennaio 2011 dedicherà un’intera e bellissima catechesi a Santa Giovanna d’Arco.
Eccone alcune stralci:
“Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di Giovanna d’Arco, una giovane santa della fine del Medioevo, morta a 19 anni, nel 1431. Questa santa francese, citata più volte nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è particolarmente vicina a santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa. Sono infatti due giovani donne del popolo, laiche e consacrate nella verginità; due mistiche impegnate, non nel chiostro, ma in mezzo alle realtà più drammatiche della Chiesa e del mondo del loro tempo. Sono forse le figure più caratteristiche di quelle “donne forti” che, alla fine del Medioevo, portarono senza paura la grande luce del Vangelo nelle complesse vicende della storia. Potremmo accostarle alle sante donne che rimasero sul Calvario, vicino a Gesù crocifisso e a Maria sua Madre, mentre gli Apostoli erano fuggiti e lo stesso Pietro lo aveva rinnegato tre volte. La Chiesa, in quel periodo, viveva la profonda crisi del grande scisma d’Occidente, durato quasi 40 anni. Quando Caterina da Siena muore, nel 1380, ci sono un Papa e un Antipapa; quando Giovanna nasce, nel 1412, ci sono un Papa e due Antipapi. (…).
Giovanna d’Arco non sapeva né leggere né scrivere, ma può essere conosciuta nel più profondo della sua anima grazie a due fonti di eccezionale valore storico: i due Processi che la riguardano. Il primo, il Processo di Condanna, contiene la trascrizione dei lunghi e numerosi interrogatori di Giovanna durante gli ultimi mesi della sua vita (febbraio-maggio 1431), e riporta le parole stesse della Santa. Il secondo, il Processo di Nullità della Condanna, o di “riabilitazione”, contiene le deposizioni di circa 120 testimoni oculari di tutti i periodi della sua vita.
Giovanna nasce a Domremy, un piccolo villaggio situato alla frontiera tra Francia e Lorena. I suoi genitori sono dei contadini agiati, conosciuti da tutti come ottimi cristiani. Da loro riceve una buona educazione religiosa, con un notevole influsso della spiritualità del Nome di Gesù, insegnata da san Bernardino da Siena e diffusa in Europa dai francescani. Al Nome di Gesù viene sempre unito il Nome di Maria e così, sullo sfondo della religiosità popolare, la spiritualità di Giovanna è profondamente cristocentrica e mariana. Fin dall’infanzia, ella dimostra una grande carità e compassione verso i più poveri, gli ammalati e tutti i sofferenti, nel contesto drammatico della guerra.
Dalle sue stesse parole, sappiamo che la vita religiosa di Giovanna matura come esperienza mistica a partire dall’età di 13 anni. Attraverso la “voce” dell’arcangelo san Michele, Giovanna si sente chiamata dal Signore ad intensificare la sua vita cristiana e anche ad impegnarsi in prima persona per la liberazione del suo popolo. La sua immediata risposta, il suo “sì”, è il voto di verginità, con un nuovo impegno nella vita sacramentale e nella preghiera: partecipazione quotidiana alla Messa, Confessione e Comunione frequenti, lunghi momenti di preghiera silenziosa davanti al Crocifisso o all’immagine della Madonna. La compassione e l’impegno della giovane contadina francese di fronte alla sofferenza del suo popolo sono resi più intensi dal suo rapporto mistico con Dio. Uno degli aspetti più originali della santità di questa giovane è proprio questo legame tra esperienza mistica e missione politica. Dopo gli anni di vita nascosta e di maturazione interiore segue il biennio breve, ma intenso, della sua vita pubblica: un anno di azione e un anno di passione.
All’inizio dell’anno 1429, Giovanna inizia la sua opera di liberazione. Le numerose testimonianze ci mostrano questa giovane donna di soli 17 anni come una persona molto forte e decisa, capace di convincere uomini insicuri e scoraggiati. Superando tutti gli ostacoli, incontra il Delfino di Francia, il futuro Re Carlo VII, che a Poitiers la sottopone a un esame da parte di alcuni teologi dell’Università. Il loro giudizio è positivo: in lei non vedono niente di male, solo una buona cristiana.
Il 22 marzo 1429, Giovanna detta un’importante lettera al Re d’Inghilterra e ai suoi uomini che assediano la città di Orléans. La sua è una proposta di vera pace nella giustizia tra i due popoli cristiani, alla luce dei nomi di Gesù e di Maria, ma è respinta, e Giovanna deve impegnarsi nella lotta per la liberazione della città, che avviene l’8 maggio. L’altro momento culminante della sua azione politica è l’incoronazione del Re Carlo VII a Reims, il 17 luglio 1429. Per un anno intero, Giovanna vive con i soldati, compiendo in mezzo a loro una vera missione di evangelizzazione. Numerose sono le loro testimonianze riguardo alla sua bontà, al suo coraggio e alla sua straordinaria purezza. E’ chiamata da tutti ed ella stessa si definisce “la pulzella”, cioè la vergine.
La passione di Giovanna inizia il 23 maggio 1430, quando cade prigioniera nelle mani dei suoi nemici. Il 23 dicembre viene condotta nella città di Rouen. Lì si svolge il lungo e drammatico Processo di Condanna, che inizia nel febbraio 1431 e finisce il 30 maggio con il rogo. E’ un grande e solenne processo, presieduto da due giudici ecclesiastici, il vescovo Pierre Cauchon e l’inquisitore Jean le Maistre, ma in realtà interamente guidato da un folto gruppo di teologi della celebre Università di Parigi, che partecipano al processo come assessori. Sono ecclesiastici francesi, che avendo fatto la scelta politica opposta a quella di Giovanna, hanno a priori un giudizio negativo sulla sua persona e sulla sua missione. Questo processo è una pagina sconvolgente della storia della santità e anche una pagina illuminante sul mistero della Chiesa, che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è “allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione” (LG, 8). È l’incontro drammatico tra questa Santa e i suoi giudici, che sono ecclesiastici. Da costoro Giovanna viene accusata e giudicata, fino ad essere condannata come eretica e mandata alla morte terribile del rogo.
A differenza dei santi teologi che avevano illuminato l’Università di Parigi, come san Bonaventura, san Tommaso d’Aquino e il beato Duns Scoto, dei quali ho parlato in alcune catechesi, questi giudici sono teologi ai quali mancano la carità e l’umiltà di vedere in questa giovane l’azione di Dio.
Vengono alla mente le parole di Gesù secondo le quali i misteri di Dio sono rivelati a chi ha il cuore dei piccoli, mentre rimangono nascosti ai dotti e sapienti che non hanno l’umiltà (cfr Lc 10,21). Così, i giudici di Giovanna sono radicalmente incapaci di comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una Santa.
L’appello di Giovanna al giudizio del Papa, il 24 maggio, è respinto dal tribunale. La mattina del 30 maggio, riceve per l’ultima volta la santa Comunione in carcere, e viene subito condotta al supplizio nella piazza del vecchio mercato. Chiede a uno dei sacerdoti di tenere davanti al rogo una croce di processione. Così muore guardando Gesù Crocifisso e pronunciando più volte e ad alta voce il Nome di Gesù”.
4. Ti ringrazio di avermi dato l’occasione di mettere in luce questa ragazza eccezionale.
Sì, in Giovanna d’arco ci viene ricordato non solo il diritto, ma anche il dovere di difendere i propri beni, tra cui anche quello della propria nazione.
Benedetto XVI in quella catechesi dirà che “la liberazione del suo popolo è un’opera di giustizia umana, che Giovanna compie nella carità, per amore di Gesù.
Il suo è un bell’esempio di santità per i laici impegnati nella vita politica, soprattutto nelle situazioni più difficili”.
6. Ma in lei di straordinario c’è anche il suo rapporto soprannaturale con Gesù al quale dice: “Dolcissimo Dio, in onore della vostra santa Passione, vi chiedo, se voi mi amate, di rivelarmi come devo rispondere a questi uomini di Chiesa”.
E di notevole vi è la consapevolezza della sua vocazione.
Per realizzarla diventa ardita sotto l’azione dello Spirito Santo che la chiama a donarsi fino al martirio.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo