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Quesito
Salve,
faccio posto in questa email ad un piccolo mio dubbio: ho sentito dire da una persona che la grazia non si può perdere perché altrimenti non è grazia. Io credo che la grazia si possa perdere con il peccato. Sto sbagliando io o ho capito male questo concetto.
La ringrazio e le auguro una buona giornata.
Matteo
Risposta del sacerdote
Caro Matteo,
1. Gesù ha detto: “Per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato” (Mt 24,12-13).
Basterebbero queste semplici parole del Signore per demolire affermazione che ti è capitato di sentire.
È vero che la grazia è grazia, vale a dire che si tratta di un dono gratuito da parte di Dio. Ma è altrettanto vero che la si può rifiutare e che, una volta accolta, può essere persa.
C’è di mezzo, infatti, la libertà dell’uomo.
2. I protestanti, che avevano un concetto sbagliato di grazia, negavano la libertà nell’uomo. Dopo il peccato originale, dicevano, della libertà rimasto soltanto il nome. Dicevano anche che di fatto l’uomo è sempre schiavo della concupiscenza e, anche quando fa quello che deve fare, pecca mortalmente.
È il cosiddetto pessimismo luterano.
3. Per grazia si intende la partecipazione alla vita soprannaturale di Dio che trasforma profondamente l’uomo rendendolo nuova creatura (cfr. 2 Cor 5,17).
Poiché questa partecipazione o comunione di vita soprannaturale con Dio viene donata, viene chiamata grazia. Grazia o dono è la stessa cosa.
La vita soprannaturale della grazia si esprime nel dinamismo delle virtù teologali, che sono la fede, la speranza e la carità.
3. La Sacra Scrittura parla della possibilità di perdere la grazia.
Già nell’Antico Testamento in Ezechiele si legge: “Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. Se io dico al giusto: «Vivrai», ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso” (Ez 33,12-13).
4. Gesù ammonisce di vegliare e di pregare per non cadere in tentazione (cfr. Mt 26,41) con il rischio di perdere la grazia.
E parla anche di peccati che rendono impuro il cuore dell’uomo, vale a dire lo privano della grazia di Dio. Dice infatti: “Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo” (Mt 15,19-20).
5. San Paolo parla di peccati che escludono dal regno di Dio e che pertanto fanno perdere la grazia. Dice: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio” (1 Cor 6,9-10).
Poi soggiunge: “State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi” (1 Cor 6,18-19).
E: “Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Cor 10,12).
6. Tra le virtù teologali la carità è la principale ed è la radice della vita di grazia tanto che San Giovanni dice: “Dio è amore (carità); chi rimane nell’amore (carità) rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16).
Perdendo la carità, si cessa di rimanere in Dio sotto il profilo soprannaturale.
7. La carità si esprime nell’amare Dio e nell’osservare i suoi comandamenti. Dice Gesù: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama” (Gv 14,21)
La trasgressione dei comandamenti di Dio in materia grave fa perdere la carità. San Giovanni dice fatti: “Chi dice: «Lo conosco» (vale a dire: lo amo), e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità” (1 Gv 2,4).
8. Il concilio di Trento in termini dogmatici ha definito: “Se qualcuno dice che l’uomo, una volta giustificato, non può più peccare, né perdere la grazia, e che di conseguenza chi cade e pecca non è mai stato veramente giustificato; o al contrario, che l’uomo può per tutta la vita evitare ogni peccato, anche veniale, senza uno speciale privilegio di Dio, come la Chiesa crede della Beata Vergine Maria: sia anatema”, cioè scomunicato (DS 1573).
9. A sua volta il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia.
Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal Regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili.
Tuttavia, anche se noi possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio” (CCC 1861).
Con l’augurio di rimanere sempre in questa chiarezza in materia di fede, ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo