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Quesito

Caro Padre Angelo,
ho visto un video su YouTube dove il Prof. Barbero spiega che il matrimonio cristiano non è sempre stato un sacramento ma lo è diventato solo nel Medioevo.
Nello stesso video afferma anche che ad esempio ancora all’epoca di Lorenzo il Magnifico il matrimonio veniva celebrato davanti al notaio dove si scambiavano le fedi e poi “se si voleva, si andava in Chiesa a farsi dare una benedizione”.
A un certo punto della storia in base a quello che lui dice la Chiesa decide che il matrimonio è un sacramento.
Mi potrebbe dare delle lucidazioni su questo? 
La ringrazio anticipatamente e la saluto
Giuseppe


Risposta del sacerdote

Caro Giuseppe, 
1. la dottrina sulla sacramentalità del matrimonio ha avuto una sua evoluzione.
Va ricordato che durante il I° millennio la parola sacramento, che precisamente significa segno sacro, veniva applicata a molte realtà.
Anche il cosmo è un sacramento, un segno sacro, della sapienza e della bontà del Creatore.
Questo rimane vero anche oggi.
Nel I° millennio il matrimonio era considerato sacramento almeno in questo senso.

2. Sant’Alberto Magno nel XIII secolo presenta le varie tesi che circolavano ai suoi tempi e le ridusse a tre:
la prima affermava che il matrimonio era semplicemente il segno di una realtà salvifica. Era dunque un sacramento, ma non conferiva la grazia.
La seconda ammetteva un certo dono di grazia in quanto allontana dal peccato e da esperienze disordinate.
La terza invece diceva che il matrimonio comunica un certo bene, una certa grazia per compiere ordinatamente e santamente i propri doveri.
E. Schillebeeckx dice che Sant’Alberto “non dimostra una preferenza particolare per una delle tre opinioni suddette, sebbene da tutto il complesso della sua opera risulti evidente che per parte sua egli sosteneva la terza (cfr. Il matrimonio, realtà terrena e mistero di salvezza, p. 308).
Ed è la tesi anche sostenuta da San Tommaso secondo il quale il matrimonio è un autentico sacramento che non è semplicemente segno di una realtà salvifica ma produce anche effetti salvifici (cfr. Somma contro i Gentili, IV, 78).

3. Va detto che nei primi secoli la celebrazione del matrimonio non ha subito differenze rispetto alle tradizioni greco romane. 
Il matrimonio si celebrava in casa. Il momento centrale era quello della consegna della sposa (la traditio puellae).
Si discuteva se era essenziale la presenza del sacerdote per l’imposizione del velo. A quei tempi il velo veniva imposto su tutti e due gli sposi, come a ricordare che siamo già tutti sposi di Cristo con il battesimo. Tuttavia la velazione della sposa copriva tutto il capo, mentre non così per la velazione dello sposo).

4. Chi diede grande impulso alla dottrina cristiana sul matrimonio è stato San Roberto Bellarmino (1542-1621). Egli spiega che Cristo non istituì questo sacramento stabilendo un nuovo segno sacramentale, ma elevando il contratto matrimoniale in uso tra gli uomini alla dignità di sacramento attribuendo ad esso un nuovo significato e la promessa di grazia.
Perciò le parole degli sposi cristiani che manifestano il consenso hanno una forza diversa rispetto a quelle degli sposi pagani perché il loro significato viene ampliato: non toccano soltanto l’unione dei corpi, ma anche il rapporto tra le anime che è un rapporto di vicendevole santificazione sul modello di Cristo Sposo in relazione alla chiesa sua Sposa.

5. Pertanto il matrimonio è sempre stato considerato un sacramento, ma non nel significato pieno dei sette sacramenti, i quali non sono semplicemente dei segni della grazia, ma causano la grazia, causano la santificazione.
Il professore di cui tu parli gioca su questa ambiguità senza spiegarla. C’è da sperare che conosca il duplice significato di sacramento.
Non c’è poi da meravigliarsi che la dottrina dogmatica sul matrimonio si sia perfezionata e si sia stata anche determinata nella sua espressione canonica.
In ogni caso è falso affermare che il matrimonio non sia sempre stato considerato un sacramento, perché era sacramento almeno secondo la sua prima accezione.

6. La Chiesa, nel frattempo, ha cominciato a dare regole sulla celebrazione canonica del sacramento: doveva essere celebrato davanti al proprio parroco con la presenza di testimoni.
Solo successivamente si determinò che il parroco doveva essere consenziente mentre prima dell’intervento di Pio X (decreto Ne temere, 2 agosto 1907) era considerato lecito il cosiddetto matrimonio di sorpresa, senza l’assenso del parroco, come quello di Renzo e Lucia nei Promessi sposi.

7. Pio IX in una lettera scritta il 9 settembre 1852 al re Vittorio Emanuele affronta il tema dell’inseparabilità del matrimonio contratto col matrimonio sacramento. E scrive: “È dogma di fede essere stato elevato il matrimonio da Nostro Signore Gesù Cristo a dignità di sacramento, ed è dottrina della chiesa cattolica che il sacramento non è una qualità accidentale aggiunta al contratto, ma è di essenza al matrimonio stesso, cosicché l’unione coniugale tra i cristiani non è legittima se non nel matrimonio sacramento, fuori del quale non vi è che è un pretto concubinato”.

Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di correggere un’affermazione erronea.
Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera, 
padre Angelo