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Quesito
Buongiorno padre Angelo,
le scrivo da Porto Recanati (MC) dove purtroppo la vigilia della festa della Trasfigurazione, in una Chiesina delle suore del Preziosissimo Sangue, è stato scassinato il Tabernacolo, e rubata la pisside con le Ostie. La pisside poi è stata ritrovata per terra in una via vicino. Il nostro amato Vescovo è subito intervenuto con un comunicato e oggi celebrerà una Messa in riparazione, in Comunione con tutta la diocesi di Macerata.
Molti purtroppo, tra cui sacerdoti, stanno dicendo però che in realtà la riparazione non serve perché Gesù è in cielo e non soffre assolutamente da queste profanazioni!!! Ma noi cattolici per fede a cosa siamo chiamati a credere?? Se per un cattolico Gesù è quell’ Ostia (non solo è presente, ma è quel Pane) possibile che non si possa separare la Verità rivelata a cui siamo chiamati a credere da successive interpretazioni che ognuno liberamente può fare.
A me sembra un’affermazione da protestanti affermare che Gesù non soffra in questo sacrilego, un’affermazione che può dire solo chi non crede che Gesù è quel Pane.
La ringrazio per l’attenzione e prego sempre per lei perché il Signore la custodisca sempre nella sua missione.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. Nell’Antico Testamento si legge: “Chi pecca, danneggia se stesso” (Sir 19,4). Per questo il santo Papa Giovanni Paolo II ha detto che il peccato grave è un atto suicida (RP 15).
San Tommaso dice che “il peccato non offende Dio se non per il fatto che noi agiamo contro il nostro proprio bene” (Contra Gentes III, 122, 2).
Sant’Agostino: “Il peccato è una maledizione e che per conseguenza dal peccato ne deriva morte e mortalità” (Contra Faustum, 14,4). È una maledizione o un maleficio che l’uomo fa a se stesso.
2. Dal momento che Dio è l’immutabile e l’eterno, “non vi è in lui ombra di variazione né ombra di cambiamento”, come dice l’apostolo San Giacomo (Gc 1,17).
Non possiamo ammettere in Dio l’alternarsi di stati emotivi come avviene per noi pellegrini sulla terra.
La stessa cosa va detta anche di Cristo e di quelli che vivono eternamente con lui.
Che cosa dobbiamo concludere allora: che Dio è impassibile nei confronti del male?
Neanche questo è corretto.
Per comprendere ciò che avviene in Dio nei confronti dei mali compiuti dall’umanità è necessario fare riferimento a Cristo.
Tutti i patimenti sopportati da Cristo sono patimenti sopportati da Dio, non certo nella sua natura divina, ma nella natura umana assunta dalla Beata Vergine Maria.
3. Tutti i mali compiuti nel corso della storia sono stati ben presenti a Gesù Cristo nella sua intelligenza umana fin dal primo istante della sua esistenza in forza della perfettissima conoscenza di Dio e delle cose umane in cui fruiva nella sua anima fin dall’inizio.
Di questi mali Cristo ha sofferto in maniera per noi è inimmaginabile. San Tommaso dice che il dolore di Cristo è più grande dei dolori di tutti gli uomini messi insieme (qui dolor excessit omnem dolorem cuiuslibet contriti). E non solo per quello che hanno prodotto in se stessi, ma anche per l’ingiuria fatta a Dio.
Quando dalla croce ha detto: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34) l’ha detto perché quelli che lo crocifiggevano non sapevano chi crocifiggevano. Gesù invece conosceva i loro peccati e ne domandava perdono.
4. Tra tutti i mali che Gesù ha conosciuto fin dal primo istante della sua esistenza c’è anche la profanazione del suo Corpo e del suo Sangue presente nel Santissimo Sacramento compiuto dalle vostre parti. È stato un dolore particolarmente acuto perché in quel momento poteva dire: “Quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa nella tomba?” (Sal 29,10).
Quale vantaggio dalla mia passione se proprio a motivo di essa si peggiora la loro situazione?
Pertanto va detto con chiarezza che Cristo ha già sofferto per quello che è successo dalle vostre parti.
5. E poiché Cristo vive per sempre e le sue opere lo accompagnano, dobbiamo dire che Cristo tanto in cielo quanto nel Santissimo Sacramento dell’altare perpetua la sofferenza patita sulla terra.
Non soffre mutando i sentimenti. Ciò nondimeno, la sua sofferenza permane in stato glorioso e a vantaggio di tutti noi.
La sua sofferenza è lì, nella particola consacrata, perché Cristo è lì.
È presente anche con quella ingiuria che ha visto 2000 anni fa, per la quale ha sofferto e che permane continuamente davanti suoi occhi.
6. Infatti nella Santissima Eucarestia Gesù è presente non soltanto in corpo, sangue, anima e divinità, ma anche nella totalità delle sue azioni e dei suoi patimenti. C’è tutto Gesù Cristo, il Christus totus, anche nell’interezza di tutti i suoi patimenti.
Questi patimenti non appartengono al passato perché Cristo è risorto e li porta eternamente con sé.
E, sebbene con linguaggio non totalmente appropriato, si dice che nella Messa si rinnova la passione del Signore, così nella Messa si rinnovano i patimenti e gli oltraggi subiti nell’eucaristia.
Più che rinnovarsi, a dire il vero, vengono resi presenti.
Pertanto giustamente si dice che quella profanazione addolora il cuore di Gesù perché l’ha addolorato per tutti i 33 anni della sua vita. Per quella profanazione ha patito e per quella ha espiato. Quel dolore, sebbene in stato glorioso, permane in eterno.
7. Perciò è doveroso unirsi al richiamo del vostro vescovo per domandare perdono e per riparare con atti di amore all’oltraggio subito da Gesù, quell’oltraggio che è ben presente tuttora al suo cuore.
È doveroso anche perché quell’oltraggio, pur non toccando minimamente lo stato glorioso di Nostro Signore, danneggia l’umanità che l’ha compiuto.
Quel peccato, secondo il linguaggio di Sant’Agostino sopra riportato, è stato una maledizione che gli uomini si sono attirati su se stessi, spalancando le porte dell’inferno a loro sfavore. E, quando i demoni vengono, vengono per rubare, per uccidere e per distruggere (cfr. Gv 10,10).
Quella profanazione non è un fatto innocuo per la vostra terra, per la vostra popolazione.
Per questo è doveroso ed è urgente riparare.
Con l’augurio che là dove è stato compiuto questo peccato si moltiplichi la grazia per i meriti di Nostro Signore, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo