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Quesito

Caro Padre Angelo,
innanzitutto bentornato dal suo pellegrinaggio a Lourdes, e la ringrazio di avermi portato con sé spiritualmente davanti alla Madre di Nostro Signore… come immaginerà, la mia possibile vocazione, supportata dal fervore religioso che mi anima, mi ha portato alla lettura di opere scritte dai Padri della Chiesa, alla riscoperta del Rosario come preghiera utile a vivere la mia fede ogni giorno, della forza che ha nel combattere le tentazioni del demonio, altrimenti così difficili da respingere…ma mi sono accorto che, non solo adesso, ma in tutta la mia vita, sono stato sempre carente in una pratica fondamentale del buon cristiano: la lettura della Sacra Scrittura. Certo non è che essa mi sia del tutto sconosciuta, ma ho imparato che la Bibbia è una compagna fondamentale del credente, poichè da essa si sviluppa la nostra fede, e non soltanto a livello, come dire, ecclesiale ma anche individuale, poichè la Parola è frutto dell’ ispirazione derivata dalla Rivelazione Divina, è Dio che ci parla, ma io ho  una conoscenza della Sacra Scrittura a mio modo di vedere troppo superficiale, quindi le chiederei un consiglio su come avvicinarmi alla Bibbia, ovvero quale può essere un buon metodo per una lettura personale, magari quotidiana della Sacra Bibbia, e non saltuaria , come invece faccio adesso.
Ultimamente, anche a grazie all’amore per le lingue classiche, ho riscoperto la preghiera in latino. Le vorrei chiedere se può essere una buona pratica pregare in latino, oppure c’è il rischio che diventi una preghiera troppo macchinosa e artificiale, attenta solo alle forme e poco ai contenuti?

La ringrazio in anticipo e le prometto un ricordo nella preghiera.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sono contento della riscoperta del Rosario nella tua vita. È una preghiera particolarmente preziosa e te ne dico subito il motivo.
Lo è per la preziosità delle preghiere che lo compongono.
Il Pater è la preghiera insegnataci da Gesù. San Tommaso dice che non lo si recita mai senza ottenerne qualche beneficio.
Ugualmente anche l’Ave Maria è preziosa. Santa Teresa d’Avila, comparendo dal cielo ad una sua consorella, disse che avrebbe desiderato tornare sulla terra solo per poter guadagnarsi di nuovo il merito legato ad un’Ave Maria.
Il Gloria al Padre, oltre ad esprimere un atto puro di adorazione e di lode a Dio, ha il potere di allontanare da noi molti demoni.

2. Ma il Rosario è prezioso anche per quello che si deve fare nel proprio interno mentre le nostre labbra si sciolgono nella recita materiale delle preghiere.
Le cose da fare sono tre:
primo: ripresentare la scena. Il Signore in quel momento ci rende contemporanei e protagonisti dell’evento da lui compiuto. Certo per ricomporre la scena è necessario conoscere bene il vangelo. E sotto quest’aspetto vedi bene che il Rosario non ti porta lontano dal Vangelo. Anzi ti mette dentro il vangelo e porta il Vangelo dentro la tua vita.
Secondo: è necessario ringraziare il Signore per l’evento che ha compiuto e che adesso ci fa rivivere come protagonisti.
È bello ringraziare il Signore per tutti gli eventi e le parole della sua vita, per quello che ha compiuto per noi e per tutti. Ringraziare è come aprire il nostro cuore al dono che si sta ricevendo.
Terzo: bisogna supplicare Dio per le nostre necessità, per quelle della Chiesa e del mondo interponendo i meriti che Cristo ci ha acquistato con l’evento di cui ci rende partecipi e che vuole mettere nelle nostre mani perché siano il nostro prezzo davanti a Dio.
Se è così, non mi meraviglio che Giovanni Paolo II abbia detto che il Rosario era la sua preghiera preferita.
Il Rosario è sempre un incontro con Cristo che si rende vivo e operante nella nostra vita attraverso la mediazione di Maria.
Ti esorto pertanto a continuare così.

3. Circa la sacra Scrittura: anche questa va letta sapendo che in quel momento si realizza un incontro.
È un incontro con Dio che ci parla, ci intrattiene, ci plasma e ci converte.
A questo proposito mi piace presentare a te e ai nostri visitatori il modo il cui il nostro Santo Padre Domenico leggeva le Sacre Scritture.
Eccolo:
“Il Santo Padre Domenico aveva anche un altro modo di pregare, assai bello, devoto e simpatico. Se ne serviva dopo le ore canoniche e dopo le preghiere di ringraziamento che si fanno in comune dopo i pasti.
Questo buon padre, ammirevole per la sua sobrietà e per lo spirito di devozione attinto nelle divine parole che si erano cantate in coro e nel refettorio, subito si ritirava in un luogo solitario, in cella o altrove, per leggere o pregare, raccolto in sé stesso e fissato in Dio. Si sedeva tranquillamente e, dopo essersi fatto il segno della croce, apriva un libro e leggeva. La sua anima provava allora una dolce emozione come se il Signore stesso gli avesse parlato, secondo quanto si legge in quel Salmo: Ascolterò quello che mi dice il Signore Dio (Sal 84,9), ecc.
E quasi stesse discutendo con un compagno, ora sembrava che non riuscisse a trattenere le parole e i pensieri, ora invece sembrava che ascoltasse in silenzio, ora disputasse o discutesse. Alternava il riso al pianto, ora alzava lo sguardo, ora lo abbassava, parlava di nuovo sottovoce e si batteva il petto.
Se qualche curioso lo avesse osservato di nascosto, il Santo Padre Domenico gli sarebbe apparso simile a Mosé quando, inoltratosi nel deserto e giunto al monte di Dio Oreb, contemplava il roveto ardente e, prostrato a terra, udiva il Signore che gli parlava (Es 3,1-6) Questo monte di Dio non era forse la figura profetica del subito passare dalla lettura all’orazione, dall’orazione alla meditazione, dalla meditazione alla contemplazione?
E mentre leggeva così in solitudine, faceva atti di riverenza verso il suo libro, chinandosi spesso a baciarlo, soprattutto se si trattava del Vangelo o vi leggeva riportate le parole proferite da Cristo.
Qualche volta nascondeva il volto, coprendolo con la cappa, oppure si chiudeva il viso tra le mani, lo ricopriva un pò col cappuccio e piangeva, come tutto preso dai singulti e da profonda passione. Poi, quasi come se stesse ringraziando un alto personaggio per i benefici ricevuti, si alzava alquanto, con riverenza, e inclinava il capo. Quindi, di nuovo calmo e tranquillo, riprendeva a leggere” (Cfr. I nove modi di pregare di san Domenico, 8).

4. Questo testo sarebbe da commentare frase per frase.
Il minimo che si possa dire è che per san Domenico leggere le Scritture consisteva nel realizzare un incontro con Dio: viveva della sua compagnia, si compiaceva delle sue opere, di quello che gli narrava. Soprattutto si nutriva delle sue parole e del suo insegnamento e subito si metteva a praticarlo. Sentiva che Dio lo purificava, lo santificava, lo trasformava.
Prova a fare anche tu lo stesso!

5. Circa le preghiere in latino: la lingua è essenzialmente un mezzo. E allora tutto va misurato dalla devozione suscitata e dai valori vissuti.
Puoi trovare preghiere che ti toccano di più se sono proferite in latino, soprattutto se sono state scritte in questa lingua, oppure preghiere scritte in italiano o in altra lingua…

Ti ringrazio molto per la preghiera promessa. Ti esorto a continuarla!
Da parte mia te l’assicuro volentieri, in particolare durante la celebrazione della S. Messa e la recita del S. Rosario.
A proposito: ieri è iniziata la novena in onore della Madonna del Rosario, che solitamente si celebra la prima domenica di ottobre. 
Desidero ricordarti che la Madonna del Rosario è stata proclamata Regina delle vittorie.
Abbiamo tutti bisogno di tante vittorie. Per ottenerle è necessario impugnare il più possibile quest’arma benedetta.
Ti saluto cordialmente e ti benedico.
Padre Angelo