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Quesito
Caro Padre Angelo,
Ave Maria.
Le scrivo perché volevo da Lei un chiarimento.
Sono un Cattolico praticante ed ovviamente sto facendo un cammino di Fede.
Mi capita spesso di sentire fedeli che di fronte a delle improvvise morti, magari in modo tragico, di parlare di destino.
Io Le volevo chiedere, ma noi Cattolici dobbiamo credere al fatto che ognuno di noi ha il suo destino, oppure dobbiamo credere che non esiste il destino ma solo il progetto di Dio padre su ognuno di noi?
Mi spiego. Io ho perso un mio vicinissimo parente, un ragazzo di 17 anni, nella tragedia dello scontro tra due treni tra Corato ed Andria.
Io sono di Corato. Questo ragazzo, Francesco di 17 Anni, era tornato la domenica prima dal Giappone dove era stato un anno. Tornato dal Giappone, era andato a salutare i suoi professori a scuola ad Andria, e nel ritornare a Corato ha trovato la morte. La domanda è: era il suo destino?
Ave Maria
Grazie
Antonio
Risposta del sacerdote
Caro Antonio,
1. la gente, e purtroppo anche alcuni fedeli, quando non sanno che cosa dire, dicono: si vede che era il suo destino.
Se per destino s’intende dire che doveva finire i suoi giorni a quel punto della sua vita e in modo così tragico non è affatto vero.
Parlare in questo modo è un insulto al Creatore.
2. Quando il Signore, attraverso la collaborazione dei nostri genitori, ci proietta nell’esistenza, ha dei disegni grandi di bene per noi stessi e per l’umanità.
Ci dona talenti di natura e di grazia perché possiamo esprimerci al meglio ed essere per sempre un dono per tutti.
3. Una morte tragica, dovuta all’incuria degli uomini, interrompe questo progetto di Dio e impedisce ad una persona di trafficare al meglio i propri talenti.
Per questo una morte prematura non è né vista né sentita come un dono, ma come un furto.
È proprio il caso di scrivere che Francesco “è stato strappato all’affetto dei suoi cari….”.
4. Pertanto un cristiano deve dire che una morte come quella di Francesco è un male.
Anzi, che è un male particolarmente grave perché ha interrotto violentemente il progetto di Dio su di lui.
Quando saremo di là vedremo tutto il bene che Francesco avrebbe potuto compiere stando di qua ancora per tanti anni.
Vedremo tutte le grazie che il Signore aveva preparato per lui e che ad un certo momento – per invidia del diavolo – non hanno potuto raggiungere il suo destinatario.
5. “Per invidia del diavolo”.
Queste parole le ha dette Dio stesso quando attraverso la Sacra Scrittura ci ha rivelato come mai la morte è entrata nel mondo: “Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo” (Sap 2,24).
6. L’unico conforto ci è dato solo dalla fede espressa con queste parole da San Tommaso d’Aquino: “Come dice S. Agostino, Dio, essendo sommamente buono, non permetterebbe in nessun modo che nelle sue opere ci fosse del male, se non fosse tanto potente e tanto buono da saper trarre il bene anche dal male". Sicché appartiene all’infinita bontà di Dio il permettere che vi siano dei mali per trarne dei beni” (Somma teologica, I, 2, 3, ad 1).
7. Questo bene per ora non lo vediamo, nel medesimo modo in cui non l’hanno visto gli Apostoli nella tragedia del venerdì santo. Ma dopo qualche giorno hanno capito tutto.
Per noi talvolta quel “qualche giorno dopo” può durare l’intera vita presente.
Ma di là vedremo tutto e vedremo che anche in questo dramma vissuto da tutti voi Dio è stato così buono e così onnipotente da trarre del bene per molti.
Ti sono vicino in questo dolore, vi ricordo al Signore e vi benedico.
Padre Angelo