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Quesito

Gentile p. Angelo,
ho molta difficoltà a capire e a fare nella vita di tutti i giorni, nelle azioni, nei pensieri, nel parlare la volontà di Dio. Dove finisce la mia e inizia quella di Dio?
Come faccio a capire se in una discussione sto facendo la sua o sto parlando così come mi viene! E nelle azioni? Per esempio: oggi non voglio andare a lavorare perché non so, non mi fa voglia o ho timore di incontrare il mio titolare che da un pò di giorni è teso e in qualche modo riversa su di me la sua rabbia… è una mia volontà e una mia scelta o quella di Dio?
Mi scusi ma non so se sono riuscito a farmi capire…avevo in mente dei discorsi più chiari e ora che devo scriverli non riesco più ad esporli…però in pratica la domanda è sul chiarimento di che cosa significa “la volontà di Dio”…..”Padre sia fatta la tua e non la mia!”.
Grazie e scusi per la confusione di espressione e letteraria
Luca


Risposta del sacerdote

Caro Luca,
1. sono cinque i segni attraverso i quali si manifesta la volontà di Dio.
Il primo è indicato dai suoi precetti, e cioè da quanto comanda. Tra questi campeggiano il precetto di amare Dio con tutto il cuore e il precetto di amare il prossimo come noi stessi, anzi di amarlo come Gesù lo ama.
Il secondo è indicato dalle sue proibizioni. Esse hanno come oggetto i peccati. Le proibizioni di Dio, contenute nei dieci comandamenti, valgono sempre e in ogni momento e non conoscono eccezioni o privilegi.
Il terzo segno è dato dai suoi consigli o ispirazioni. Qui è sempre necessario il discernimento per non dire che è volontà di Dio ciò che passa per l’anticamera del nostro cervello. Tra i consigli, primeggiano quelli che hanno a che fare con lo stato di vita (sacerdotale, consacrata, matrimoniale).
Il quarto è dato dagli avvenimenti voluti da Dio. Possiamo dire che è voluto da Dio tutto il bene che accade e il compimento del bene.
Infine si fa rientrare benché indirettamente nella volontà di Dio anche quello che da Dio è permesso. Ciò che Dio permette, ma non vuole, è il peccato, il male. Se lo permette, significa che rientra tra i suoi disegni. E sappiamo già con precisione che il male è permesso da Dio solo per essere condannato a servire un bene più grande.
Questi sono i cinque segni attraverso i quali si può diagnosticare la volontà di Dio secondo quel grande teologo e maestro di vita spirituale, qual è stato il padre Reginaldo Garrigou-Lagrange, in La provvidenza e la confidenza in Dio, vol. 2, cap. 7.

2. Venendo adesso ad applicare questi criteri alle domande che hai fatto, potrei dire:
Nelle discussioni non devi offendere il prossimo e devi proporre la verità secondo quanto ti pare giusto in coscienza.
Proporrai il tuo parere con umiltà, cercando di prendere tutto quello che di buono e di vero vi è nelle posizioni altrui.
Se si tratta della legge di Dio devi proporla con tutta franchezza.
Nelle azioni: ciò che è chiaramente peccato non va mai fatto.
Il bene va fatto, ma non sempre è doveroso farlo, perché potrebbe essere controproducente.
Inoltre va detto che il compimento del bene non obbliga se comporta un grande disagio. Qui è necessario soppesare in coscienza ciò che è meglio. Ad esempio: se uno è malato non deve andare a Messa né deve andare a lavorare. Il bene preminente per lui in quel momento consiste nel ricuperare la salute.
Diverso invece è il caso in cui uno non abbia voglia di andare a lavorare. Qui deve andare ugualmente perché non deve cedere alla pigrizia, che è sempre un male, mentre l’andare a lavorare è un bene che è necessario realizzare per se stessi e per la collettività.
E se andando a lavorare incontra il suo titolare che scaricherà su di lui la sua rabbia, prenderai questa croce come permissione di Dio per un bene più grande, quale è quello dell’espiazione dei peccati e della conversione dei peccatori.

3. Spero di essere stato chiaro.
L’argomento che hai toccato è molto importante, tanto che il Signore ha voluto metterlo tra i contenuti della preghiera del Padre nostro, che è la preghiera tipica del cristiano.
Siamo chiamati a fare la volontà Dio qui sulla terra come viene fatta in cielo, e cioè con sollecitudine e con amore.

Ti prometto un Pater.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo