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Quesito
Caro padre Angelo,
La disturbo ancora con una domanda.
Ho letto un testo molto discusso e criticato: Inchiesta su Gesù, di Pesce ed Augias, se non sbaglio. In seguito ho letto il testo di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Si tratta di due testi enormemente differenti. Emerge, a mio giudizio, la grande capacità del pontefice di presentare in maniera esaustiva la figura di Gesù.
Il dubbio più grande che mi è sorto invece dalla lettura del testo di Pesce (che non mi è parso un gran testo, a dir la verità), riguarda l’attendibilità dei Vangeli. Secondo questo storico, i Vangeli che comunemente sono attribuiti ai quattro evangelisti sarebbero databili molti anni dopo Cristo (III o IV secolo). Si dice, se non vado errando, che la Chiesa delle origini non sia fondata sui Vangeli, bensì che si sia sviluppata per conto suo e solo in seguito abbia scelto tali testi come modello di riferimento. Una Chiesa che si forma e poi sceglie i suoi testi sacri e non il contrario. Nel complesso, insomma, si sostiene che i vangeli non riportino storicamente le vicende di Gesù, ma che siano stati scritti molto dopo da chi voleva cercare una legittimazione ed una codificazione ben precisa.
Tutto ciò mi ha lasciato molto perplesso. Le discussioni in merito alla datazione ed all’attendibilità dei vangeli sono molte. Come districarsi? Come mettere un punto fermo tra le mille interpretazioni?
Grazie e scusi il disturbo
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. dire che i testi più antichi (detti anche codici) che ci trasmettono il vangelo sono del III-IV secolo non significa che i Vangeli siano stati scritti in epoca così tardiva.
Diversamente dovremmo dire che anche le opere degli antichi scrittori greci e romani sono state scritte nel IX secolo dopo Cristo, perché non abbiamo codici anteriori a quell’epoca.
2. Ma non vi sono solo i codici.
Abbiamo anche gli scritti degli antichi santi Padri, quelli dei primi due secoli.
In questi scritti troviamo tantissime citazioni dei Vangeli.
Nell’Introduzione alla Bibbia di Perrella-Vagaggini leggo:
“Le citazioni degli antichi scrittori ecclesiastici sono così frequenti che,unendole insieme, si potrebbe ricostruire con esse tutto il Nuovo Testamento greco.
Un primo spoglio parziale di solo sette scrittori ha dato per risultato un totale di ben 26.487 citazioni” (p.133).
Tuttavia i Padri più antichi citano quasi sempre a memoria e a senso (raramente alla lettera); anche gli scrittori successivi qualche volta citano a memoria o a senso, oppure da fonte non sempre sicura.
Come mai Pesce e Augias tacciono quest’informazione?
Una simile omissione pregiudica gravemente la serietà della loro opera.
3. Vi sono poi le versioni antiche, che sono una copia del testo originale di quella data epoca.
Sotto tale aspetto le versioni antiche sono molto preziose per ricostruire il testo originale; alcune di esse poi sono anteriori ai codici più antichi, i quali non vanno oltre il sec. IV.
4. Infine vi sono i codici, che costituiscono la categoria più importante dei testimoni del testo, essendo testimoni diretti e anche la categoria più numerosa.
Tra onciali (210), minuscoli (circa 2.400), papiri (67), lezionari (1.610) assommano a circa 4.290 dei quali 53 contengono il Nuovo Testamento per intero.
5. Ti riporto infine un’affermazione dell’illustre esegeta gesuita Alberto Vaccari:
“Il testo del Nuovo Testamento è in condizioni assai migliori di quello dell’Antico Testamento, anzi così favorevoli che nessun libro dell’antichità può essergli neanche lontanamente messo a paragone.
Quasi tutti i classici non ci sono giunti che in pochi manoscritti e di età piuttosto bassa, pochissimi più antichi del sec. IX d. C.
Il Nuovo Testamento invece ci si presenta in 17 fra codici e frammenti del sec. IV, 27 del V, 37 del VI e così via: si aggiungano le versioni antiche (alcune del sec. II o III), e le citazioni di scrittori (dal sec. II in poi), che ci conducono a meno di 100 anni dagli originali; del che non si ha quasi traccia nelle letterature classiche.
La critica del Nuovo Testamento è un campo senza pari per l’abbondanza dei materiali e per la sicurezza dei risultati” (Bibbia, in EIT VI, 1930, 888).
6. Sulla precisa datazione dei Vangeli gli esegeti non sono concordi.
Tutti però sono d’accordo nel dire che sono stati scritti entro il primo secolo.
Lo storico Eusebio di Cesarea dice che Marco sarebbe stato scritto nel 40 circa. Un frammento di papiro, scoperto qualche anno lo, confermerebbe la tesi di Eusebio.
Penso che potrai essere soddisfatto di tutta questa documentazione.
Ti ringrazio del quesito, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo