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Quesito

caro padre Angelo,
sono Michele, ormai sono un abitué del suo sito e dei suoi consigli illuminanti di cui la ringrazio di cuore.
Oggi vorrei porle un’altra questione: ho un carissimo amico d’infanzia cattolico che convive da 18 mesi con una donna divorziata di religione protestante. Lei ha una bambina di 12 anni avuto con l’ex marito e ora vive con loro e convivendo hanno avuto una bambina che fra poco farà un anno e alla quale io ho fatto il compare di battesimo.
A questo proposito vorrei sapere se ho fatto bene.
Il punto è questo: premettendo che io non accetto né il divorzio e neppure la convivenza, non ho il coraggio di dire al mio amico di lasciare la compagna perché c’è di mezzo la bambina, e anche perché potrei perdere l’amicizia.
In questo caso vorrei sapere se il mio amico vive in grazia di Dio e cosa dovrebbe fare per rimettersi a posto.
E poi un’altra cosa vorrei sapere: se è vero che la compagna divorziata protestante se si converte al cattolicesimo si può anche risposare in chiesa con il mio amico.
Questo è quanto ha detto il parroco che ha battezzato la bambina e infine 1’ultima cosa se capitasse qualcosa al mio amico e le cose non cambiano riuscirebbe a salvarsi l’anima o morirebbe nel peccato?
La saluto e la ricordo sempre nelle mie preghiere.
Michele


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. sono contento che tu sia diventato quasi un abitué del nostro sito.
Gli amici domenicani formano una bella amicizia, che non è soltanto virtuale, perché è poggiata sulla comune fede e sulla vita di grazia.
Ci doniamo a vicenda tempo, preghiere, meriti, affetto, ecc…
E di tutto questo Dio ne tiene conto perché anche in questa maniera noi siamo Chiesa, edifichiamo la Chiesa e la costruiamo per la vita eterna.

2. Vengo ora alle tue domande.
Il tuo carissimo amico d’infanzia cattolico ha sbagliato a mettersi in convivenza.
Ma tu hai fatto bene a fare da compare e cioè da padrino alla sua bambina per il Battesimo.
Perché non avresti dovuto farlo? L’ha chiesto a te perché gli sei carissimo amico, ma anche perché sa che tu ci credi e puoi essere un punto di riferimento per l’educazione cristiana di questa bambina.
La bambina aveva diritto al Battesimo e aveva diritto anche ad un compare “degno”.

3. Sebbene davanti a Dio il tuo carissimo amico non sia sposato con la sua compagna, tuttavia è padre della bambina alla quale tu hai fatto da compare.
E proprio la presenza di questa bambina in qualche modo reclama la presenza simultanea dei suoi genitori, anche se di fatto davanti a Dio non sono marito e moglie.
Dunque in questo caso faresti male a dire loro di separarsi, perché causeresti un danno grave alla bambina.

4. Mi chiedi se il tuo amico viva in grazia di Dio.
A questa domanda può rispondere in maniera adeguata solo Dio, perché solo Dio scruta fino in fondo le coscienze.
Noi però non possiamo astenerci dal vedere le cose e anche dal chiamarle col loro nome.
Il tuo carissimo amico vive in una convivenza e ci vive da marito e moglie, cosa che non corrisponde alla realtà.
Ma se osservasse tutti i comandamenti di Dio, compresa la castità, potrebbe confessarsi e anche fare la S. Comunione (la S. Comunione potrebbe farla solo dove non è conosciuto come convivente, perché non ha scritto sulla fronte che con la sua compagna vive solo in amicizia. Questo perché gli altri fedeli potrebbe avere motivo di confusione e di scandalo).

5. Mi chiedi anche se sia vero che la compagna divorziata protestante, qualora si convertisse al cattolicesimo, possa risposarsi in chiesa con il tuo amico.
Presumo che la donna protestante divorziata non sia reduce da un matrimonio misto e cioè celebrato nella Chiesa cattolica.
Se passa alla fede cattolica, in forza del privilegio paolino (cfr 1 Cor 7,15), può sciogliere il matrimonio precedente e può sposarsi col tuo carissimo amico nella Chiesa cattolica.

6. La salvezza eterna del tuo amico dipende – come del resto per ognuno di noi – dal suo stato di grazia al momento della morte.
Ridotto all’estremo della sua vita, ognuno può ricuperare lo stato di grazia attraverso un atto di contrizione perfetta, e cioè con un sincero dolore dei propri peccati.
Questo dolore è sincero se nasce dalla consapevolezza di aver offeso Dio, di essere stato la causa della morte di Gesù Cristo e se c’è il desiderio della confessione.

Ti ringrazio, caro Michele, di queste tue domande, che manifestano la sincerità e la bellezza della tua amicizia.
Ti assicuro il mio ricordo al Signore, ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo